“Aggredito da Depardieu”: in ospedale il fotoreporter Rino Barillari preso a cazzotti all’Harry’s Bar di Via Veneto a Roma

Rissa in perfetto stile Dolce vita. Dopo i pugni, il "re dei paparazzi" è stato portato al pronto soccorso dell'Umberto I mentre l'attore francese si sarebbe allontanato a bordo di una macchina con conducente

Di THR ROMA

Preso a cazzotti dall’attore Gerard Depardieu perché infastidito delle foto che gli stava scattando mentre si trovava ai tavolini dell’Harry’s bar di via Veneto. È quanto accaduto, secondo una prima ricostruzione degli investigatori, al fotoreporter Rino Barillari. Soccorso dai sanitari del 118, Barillari è stato trasportato in ospedale in codice verde per una ferita all’altezza del sopracciglio.

È stato centrato al volto da due o tre pugni. L’attore 79enne aveva pranzato con alcune persone nel locale e poi lo avrebbe aggredito all’altezza di largo Fellini. Infine è salito su un’auto Ncc ed è andato via.

Chi è Rino Barillari

Se Secchiaroli è il maestro, Rino Barillari è l’allievo, un ragazzo calabrese di talento che arriva a Roma, ossia al posto giusto nel momento giusto. Fellini lo adotta, lo chiama the King of Paparazzi e il nome resterà sempre nel suo biglietto da visita. Al celebre fotoreporter si devono immagini simbolo della storia italiana: non solo di quella di Liz Taylor e Richard Burton, della principessa Beatrice di Savoia e Maurizio Arena nei dintorni di una Via Veneto, centro del jet set, ma anche successivi scatti storici del ’68, dell’omicidio Pasolini, del rapimento Getty, dell’attentato a Papa Wojtyla, l’arresto in manette di Enzo Tortora, la lunga stagione delle Brigate Rosse, le stragi di mafia.

La storia di Saverio Barillari (detto Rino), nato a Limbadi, in provincia di Vibo Valentia, 79 anni fa, è epica. Comincia giovanissimo: a 14 anni emigra a Roma in cerca di fortuna. Con i primi soldi che guadagna compra una macchina fotografica usata: una Comet Bencini. Comincia vendendo le foto scattate, anche a costo di pugni in faccia, ai protagonisti della Dolce Vita ad agenzie giornalistiche come Ansa, Associated Press ed UPI. Dopo il 1968, inizia ad occuparsi di manifestazioni di protesta, cronaca nera, terrorismo e attentati di mafia; prima per il quotidiano Il Tempo e successivamente per Il Messaggero.

Nel bilancio degli oltre 60 anni di carriera anche effetti collaterali di tutto riguardo: quasi 200 cure mediche al pronto soccorso, 11 costole rotte, 1 coltellata, 76 macchine fotografiche fracassate. Gli ”scontri” – con loro o con i loro body guard – con nomi celebri come Frank Sinatra o Mickey Rourke, Bruce Willis, Marlon Brando e Charles Aznavour e infine con Gerard Depardieu sempre lì, nella sua Via Veneto.

(Ansa)