La stella nascente di Ayo Edebiri: dalla cucina di The Bear alla conquista del mondo. Passando per la Marvel

Si è fatta conoscere al grande pubblico grazie al ruolo di Sydney nella serie con Jeremy White Allen. Ma ora la comica, attrice, sceneggiatrice e produttrice è pronta ad ampliare il suo raggio d'azione grazie a Thunderbolts dove reciterà al fianco di Florence Pugh

Ayo Edebiri è una delle protagoniste di The Bear, la commedia drammatica disponibile su Disney+ ambientata in un ristorante. Una serie che è stata un successo strepitoso l’estate scorsa ed è ora tornata per la seconda stagione.

Edebiri è stata anche tra i volti di Theater Camp, Bottoms e Tartaruge ninja: caos mutante. Appare anche nell’episodio Joan Is Awful dell’ultima stagione di Black Mirror, e si unirà al Marvel Cinematic Universe con i Thunderbolts, accanto a Florence Pugh, David Harbour e Steven Yeun. È aperta, calorosa e incline alle battute, ha parlato in passato di avere poco in comune con Sydney Adamu, il suo personaggio in The Bear. Ma è subito chiaro che condividono un’attenzione scrupolosa per i dettagli, il bisogno di fare le cose nel modo giusto.

“A volte, quando faccio queste interviste, posso dire di essere una scrittrice perché quando parlo è solo una prima bozza”, racconta della sua tendenza a correggersi o a cercare continuamente le parole migliori. “Cancello e modifico in tempo reale”, dice. L’attrice è membro sia della Writers Guild of America che della SAG-AFTRA, e ha parlato con la redazione di The Hollywood Reporter prima che il sindacato degli attori proclamasse uno sciopero del 13 luglio.

Ayo Edebiri, prologo

Edebiri, 27 anni, è cresciuta in quello che descrive nel suo spettacolo di stand-up come lo “splendido paradiso caucasico di Boston, Massachusetts”. Figlia unica di genitori immigrati (il padre è nigeriano, la madre delle Barbados) con una grande famiglia allargata e un altrettanto grande circolo ecclesiale. Ricorda di essere stata socievole al liceo, di essere andata bene a scuola, di essere stata molto coinvolta nei club e nell’improvvisazione. “Avevo sicuramente a che fare con un sacco di ormoni e di cose non diagnosticate che mi giravano intorno, ma ero anche molto concentrata sulla mia vita da adulta”, dice. “Sono una persona futuribile, che si chiede sempre quale sarà la prossima mossa. Molto raramente rimango ferma”.

Quel futuro era la New York University, dove si è iscritta per studiare educazione prima di passare alla Tisch School for the Arts (e al programma di scrittura drammatica) quando ha deciso di dedicarsi completamente alle sue aspirazioni nel mondo dello spettacolo. Oltre ai corsi e ai suoi spettacoli di stand-up serali, ha svolto molteplici lavori, facendo la tata, la barista e (come è ormai consuetudine di The Bear) anche la cameriera in alcuni ristoranti, tra cui l’ABC Kitchen di Jean-George Vongerichten. La scuola l’ha introdotta in un gruppo di compagni di lavoro all’interno di un ambiente che lei descrive come simile a un conservatorio: “La scrittura era l’unica cosa a cui riuscivo a pensare”.

Edebiri aveva un piano per entrare nel mondo del lavoro. Si sarebbe concessa tre o quattro anni per ottenere un posto di assistente alla scrittura e poi altri quattro anni per entrare a far parte del personale. Le mail ai rappresentanti non portarono a nulla. Invece, il suo manager l’ha trovata dopo aver letto un pezzo umoristico che aveva scritto per il New Yorker (“So You Want to Date a New York Museum”) e alla fine è venuto a vederla recitare.

Ayo Edebiri

Ayo Edebiri. (Foto di Lou Escobar)

Le prime prove

Il primo lavoro nel mondo dello spettacolo di Edebiri è stato quello di aiutare nel team di scrittura del pilot di Comedy Central di Franchesca Ramsey (che non è mai andato in onda). In seguito è volata a Los Angeles e ha ottenuto lavori di punching-up su vari copioni. Continuava a esibirsi in tutti gli spettacoli di stand-up che riusciva a fare e le persone giuste hanno iniziato a notarla. “Non avevo le idee chiare su questo tipo di carriera”, dice. “Ma credo che un po’ di illusione sia salutare. Perché stiamo facendo una cosa delirante. Una carriera nelle arti? È un’illusione”. Nel 2019 viveva a Los Angeles e scriveva per Sunnyside, la commedia di una sola stagione della NBC creata da Kal Penn, e poco dopo è entrata nel team di Dickinson e Big Mouth: tutto secondo i suoi piani, ma molto, molto più velocemente.

Edebiri ha scritto per Big Mouth e in seguito ha doppiato l’adolescente secchiona Missy, dopo che Jenny Slate si è dimessa nell’estate del 2020 a causa delle polemiche per aver doppiato un personaggio BIPOC (black, indigenous and people of color – neri, indigeni e persone di colore, ndr) in quanto donna bianca. In Dickinson, la serie di Apple TV+ che reimmagina gli esordi di Emily Dickinson, è stata assunta come scrittrice e in seguito è stata scritturata per il personaggio secondario di Hattie, cameriera e amica della poetessa Hailee Steinfeld. Ha sempre avuto un occhio di riguardo per lo spettacolo e dice di aver adattato il suo piano di carriera di conseguenza. “Ora mi confronto sempre con me stessa e mi do spazio per far sì che i miei obiettivi cambino in base ai mutamenti della mia vita”, afferma, notando anche che può essere schiva nel modo in cui articola i suoi desideri creativi. “Anche se dico cose come “non so cosa voglio”, è perché lo so”.

Durante la lavorazione di Dickinson, Edebiri ha incontrato Christopher Storer, che ha diretto due degli episodi interpretati dall’attrice. All’epoca stava ancora sviluppando lo show che sarebbe diventato The Bear. Quando arrivò il momento di scegliere il cast, pensò subito a Edebiri per Sydney.

Inizia The Bear

The Bear ha cambiato tutto. La serie, che racconta di uno chef pluripremiato che torna a Chicago per salvare il ristorante di famiglia dopo il suicidio del fratello, è stata un successo straordinario l’anno scorso e ha ottenuto il plauso quasi universale della critica.

Ha dato anche vita a diversi fandom: il primo, e spesso il più rumoroso, è quello che ruota attorno all’ossessione e alla baby-girlificazione di Internet per White nel ruolo di Carmy, il ragazzaccio tormentato e tatuato dal cuore d’oro (più o meno). Ma il secondo è stato l’interpretazione di Edebiri nel ruolo di Sydney, un personaggio estremamente ambizioso. All’inizio di quest’anno, White ha vinto il Golden Globe e Edebiri si è aggiudicata lo Spirit Award per la migliore interpretazione non protagonista in una nuova serie sceneggiata. A luglio, entrambi hanno ricevuto una nomination agli Emmy (oltre a quella per l’eccezionale serie comica).

La seconda stagione segue la crew della paninoteca di culto The Beef mentre lotta per trasformare il ristorante in un locale raffinato, un percorso che sprigiona le storyline di tutto l’ensemble e complica la relazione carica di emozioni tra Carmy e Sydney. La loro dinamica come partner professionali è messa a dura prova dagli orrori dell’apertura di un nuovo ristorante (burocrazia, problemi di budget, muffa, eccessiva salatura di un piatto di prova) e dalla nascente storia d’amore di Carmy con una vecchia amica (interpretata da Molly Gordon, co-regista e co-protagonista di Theater Camp). Dopo la messa in onda di tutti e dieci gli episodi negli Stati Uniti, la première è diventata la serie di FX più vista su Hulu (i network non rilasciano i numeri dello streaming, ma hanno notato che l’audience è stata del 70% superiore a quella della prima stagione nello stesso arco di tempo).

Edebiri non è coinvolta nella stesura di The Bear, anche se Storer ha condiviso con lei il suo piano per una terza stagione. Non ci ha detto che cosa comporta questa condivisione di piani, ma solo che per lei “ha senso”. “Credo di volere che Syd continui a spingere”, dice.

Ayo Edebiri

Ayo Edebiri. (Foto di Lou Escobar)

Le teorie dei fan

È stata anche informata del gruppo (apparentemente) consistente di fan di Carmy-Sydney che sono apparsi, emergendo dalla nebbia di Twitter per dichiarare la loro fedeltà a una storia d’amore immaginaria.

Queste teorie dei fan sono una sorta di punto dolente per Edebiri, che dice di essere grata che le persone siano così coinvolte nello show, ma che è “frustrante”. “Non è il nostro modo di pensare quando realizziamo lo show, e capisco che possa essere parte della cultura di uno show – ma non credo che otterranno quello che vogliono”, aggiunge. Gordon ha dichiarato a The Hollywood Reporter che, pur non condividendo le teorie degli appassionati, ritiene che il fatto che Storer, White e Edebiri siano riusciti a creare qualcosa di così appassionante sia una prova del loro lavoro. “Penso che sia incredibilmente bello avere sullo schermo questa dinamica che non è romantica, ma che si sente carica e sexy”, ha detto.

Dal punto di vista narrativo, Edebiri non è sicura che Carmy debba avere una relazione con qualcuno. “È la televisione, volete vedere Walter White andare in terapia e poi riunirsi con la sua famiglia?”, chiede con una risata. Ma ammette di non poter resistere a innamorarsi – “platonicamente!” – del fascino complicato del personaggio. “Adoro questo ragazzo un po’ casinista che sta in cucina”, dice prima di correggersi rapidamente. “O aspetta, questo ragazzo scombinato”.

Il dietro le quinte, e le aspirazioni da regista

In questa stagione, mentre i personaggi principali di The Bear affrontavano i propri tragitti, si sono creati dei momenti di quiete, un punto di svolta creativo che è risultato gratificante per lo spettatore ma spesso solitario per gli attori, che hanno imparato ad amare le scene frenetiche, rauche e altamente coreografiche che si svolgono nel retrobottega di The Beef. Ebon Moss-Bachrach, che interpreta il focoso “cugino” Richie, ha dichiarato in precedenza a THR di aver “pianto” la perdita di quei giorni caotici, e Edebiri ha provato una malinconia simile durante le riprese del terzo episodio (Sundae), che segue Sydney mentre viaggia per Chicago in cerca di ispirazione culinaria.

“Sono state due settimane di riprese in cui mangiavo cibo e stavo al freddo, ero da sola e mi mancavano tutti”, racconta l’attrice. “È il tipo di recitazione più difficile per me, dove sei una persona, da sola, vulnerabile. Ci sono 40 addetti ai lavori in giro e io sono da sola di fronte a tutti”. Ma le è piaciuto molto il fatto di poter contribuire con qualcosa del suo armadio al guardaroba di Sydney: quel piccolo ed eccentrico cappuccio staccabile. “È una cosa da pazzi”, dice con gioia. E continua: “Il prossimo inverno tutti compreranno questa roba, ma va bene così. Sono felice di averlo fatto”.

Storer ha riportato in scena parte del noto caos della prima stagione per Fishes, l’episodio natalizio con un flashback che offre una finestra sul trauma profondo di Carmy. L’episodio stand-alone ha visto la partecipazione di guest star di peso come Jamie Lee Curtis (nel ruolo della madre di Carmy, Donna Berzatto), Jon Bernthal, Sarah Paulson, Bob Odenkirk, John Mulaney e la partner di lunga data di Storer, Gillian Jacobs.

Edebiri non compare in Fishes, ma ha seguito Storer sul set mentre dirigeva l’episodio e le è stato dato un credito come produttrice esecutiva. Dice che Storer ha notato le sue aspirazioni prima che lei le vedesse in se stessa: “Quando ho incontrato Chris, mi ha detto: ‘Diventerai una regista’. E io ho risposto: ‘Fico’, stai dirigendo la mia vita, e lo adoro”.

L’attrice afferma di essere effettivamente interessata a lavorare come produttrice e regista, e di essere stata molto ispirata dallo stile collaborativo di Storer. Osservare uno showrunner privo di ego al lavoro, dice, le ha insegnato che “si può essere un regista senza essere onnipotenti; non si è una forza suprema che fluttua nel cielo con un piccolo monocolo e un megafono”.

Ayo Edebiri

Ayo Edebiri. (Foto di Lou Escobar)

L’estate di Ayo Edebiri

Due delle altre uscite statunitensi che compongono l’estate lavorativa di Ayo sono Theater Camp e Bottoms. Produzioni dirette da amici intimi, parte di una rete crescente di strette collaborazioni. Edebiri ha conosciuto le co-sceneggiatrici di Bottoms, Rachel Sennott ed Emma Seligman, mentre frequentava la NYU. Seligman ha poi diretto Sennott e Gordon nel suo primo lungometraggio, Shiva Baby. Durante le riprese, Sennott ha organizzato una “serata tra ragazze” per presentare Gordon ed Edebiri. “Ha perso la sua carta di credito nella prima ora che era lì, così ho sentito che saremmo diventate amiche”, ricorda Gordon.

In Theater Camp, un mockumentary su un campo estivo d’arte che rischia l’insolvenza finanziaria, Edebiri appare accanto a Ben Platt e a un gruppo di stelle nascenti della commedia come Patti Harrison, Jimmy Tatro, Noah Galvin e Owen Thiele. Gordon ha scritto la parte di un’istruttrice che ha mentito sul suo curriculum per ottenere il lavoro appositamente per Edebiri, assaporando l’idea di permettere a quello che considerava il lato “incredibilmente stravagante” di Edebiri di fiorire. Il personaggio che porta sullo schermo oscilla tra un’espressione impassibile e sfoghi energici, che ricordano i suoi primi lavori da cabarettista. E a volte sfiora il nonsense, proprio come la sua presenza sui social media. Si veda la sua biografia su Twitter, che la identifica – erroneamente e senza spiegazioni – come “Showrunner di Il metodo Kominsky, ora in streaming su Netflix, Vudu e l’app ITV”.

La prima stagione di The Bear è uscita il giorno in cui Edebiri ha iniziato le riprese di Theater Camp con Gordon nel nord dello stato di New York, offrendo una visione impressionante della flessibilità dell’attrice. “Può fare i capricci e fare la scema, e poi, nel momento in cui la telecamera gira, offre l’interpretazione più calata che si sia mai vista”, dice Gordon.

Il ruolo in Bottoms

Anche la parte di Ayo Edebiri in Bottoms è stata scritta apposta per lei. Seligman e Sennott stavano lavorando al film dal 2017, che racconta di alcuni adolescenti queer che fondano un fight club nel loro liceo per avvicinarsi alle loro cotte. Una volta che è stato deciso di trasformare questa commedia sgangherata in un film a due voci, Seligman ha suggerito alla loro amica comune di recitare al fianco di Sennott.

Seligman ha conosciuto Edebiri a una festa e ricorda una dolcezza intrinseca che ora vede riflessa nel modo in cui recita. “Era così goffa, divertente e secchiona”, dice Seligman, “e aveva un’ottima gestione dell’umorismo fisico e slapstick che non si vede più nella scena dell’alt-comedy”, afferma la sceneggiatrice. Seligman fa riferimento a un primo pezzo dello stand-up di Edebiri in cui lei fa l’imitazione di una speaker che tenta di coinvolgere la folla nonostante si senta in preda a una tristezza insostenibile. C’è anche un momento di un suo set storico di Comedy Central in cui la comica prende in giro le sue nuovissime Vans bianche e accecanti, punteggiando la battuta con un calcio in alto alla Molly Shannon.

Edebiri ricorda che ha dovuto fare un’audizione per il ruolo che era stato scritto su misura per lei. “Sono ancora un po’ irritata per questo”, dice l’attrice. “Non so chi mi abbia fatto fare il provino, ma l’ho superato”. Seligman ricorda che si trattava più che altro di una prova di lettura, una “casella da spuntare” perché lo studio (Orion) desse la sua benedizione all’incontro sullo schermo tra Edebiri e Sennott.

L’attrice era già stata scritturata per The Bear, ma la serie non aveva ancora ricevuto un ordine per la stagione. “Il suo curriculum era buono ed era già evidente che la sua carriera era molto promettente”, ricorda Seligman, “ma è stato bello sentirsi convalidare dal fatto che tutti avevamo visto qualcosa in lei”.

Ayo edebiri in una scena di The Bear. (Courtesy of FX)

La sua prima sfilata a Parigi

Il giorno dell’intervista con THR, Edebiri parte per Parigi per partecipare alla prima sfilata di Thom Browne, che sarà anche la sua prima sfilata in assoluto. Il marchio ha la capacità di attingere dai fenomeni culturali del momento. Ad esempio, la campagna Autunno/Inverno 2022 di Browne ha visto protagonisti Angus Cloud di Euphoria e Chase Sui Wonders di Bodies Bodies, e ha vestito la co-star di Cloud, Maude Apatow, e Yahya Abdul-Mateen II. “Non direi che sono totalmente a mio agio in quel mondo, ma sto imparando”, afferma. “In questo momento mi chiedo: ‘Come devo comportarmi a uno spettacolo?'”.

Anche se spesso indossa il guardaroba ultra-casual di una sceneggiatrice di Los Angeles (l’ensemble il giorno dell’intervista comprende una giacca di jeans e pantaloni della tuta), ama i vestiti e la moda. E la sua crescente fama le permette di entrare maggiormente nell’ambiente. Le recenti apparizioni sulla stampa l’hanno vista indossare qualsiasi cosa, dai marchi di lusso storici come Valentino al prêt-à-porter di Rosie Assoulin e Ernest W. Baker.

Sta diventando però una specie di devota di Browne: ha indossato uno dei suoi abiti firmati quando lo ha accompagnato ai CFDA Awards e ha creato la giacca da chef personalizzata che Carmy regala a Sydney nel finale della seconda stagione di The Bear.

Il futuro con la Marvel

Nei prossimi progetti di Ayo Edebiri c’è anche un progetto con la casa delle idee. Thunderbolts è un lungometraggio su alcuni antieroi Marvel che, almeno fino allo sciopero dei sindacati, avrebbe dovuto iniziare le riprese quest’estate e arrivare nelle sale il prossimo luglio. Alla domanda – però – è piuttosto evasiva. Si può supporre le abbiano insegnato questa abilità in una sorta di campo di addestramento pre-Marvel.

“So che sono nel progetto e sono entusiasta di esserci”, afferma Edebiri. Ma l’attrice non sa se deve mantenere l’agenda libera nel frattempo che aspetta, risponde semplicemente “non lo so”. “So che sono stata scritturata”, ma “non sa” se ha firmato qualcosa.

Per molte persone è stressante non aver controllo su un progetto o su qualsiasi situazione della vita. Per Edebiri in realtà non è stressante, dice lei. “Devi abbracciare l’ignoto. È letteralmente metà della mia terapia: il mio psicologo mi dice: ‘Non è eccitante non sapere?’. E io rispondo: ‘In realtà è bellissimo, ma anche un po’ da malati”, afferma.

“Sono in un punto in cui la mia vita si è aperta in tutti questi modi diversi, e sto cercando di essere presente, di essere un partecipante attivo in tutta la mia vita e di essere a posto con gli errori”, racconta, poi fa riferimento in modo obliquo al suo momento di ubiquità. “La cosa più importante che ho imparato è che devi fare affidamento sulle persone. Non si può fare tutto da soli”, spiega. E conclude: “A volte chiedo agli amici di prendere un drink per potermi lamentare, o di prendere un drink per farmi raccontare la loro vita e ricordarmi che ci sono cose più importanti di questa”.

Traduzione di Pietro Cecioni