Kevin Spacey è “pronto a tornare al lavoro” se verrà assolto nel processo per violenza sessuale

"So che ci sono persone pronte ad assumermi nel momento in cui sarò scagionato da queste accuse". L'interprete di American Beauty comparirà il 16 giugno presso la Westminster Magistrates' Court di Londra

Kevin Spacey ha dichiarato di voler tornare a lavorare quasi subito se sarà dichiarato non colpevole nel processo per violenza sessuale che lo vede coinvolto nel Regno Unito.

Spacey ha parlato con ZEITmagazin, ed ha affrontato il tema dell’esito della causa del 2022 che ha coinvolto l’attore Anthony Rapp, oltre a parlare del suo prossimo processo per le accuse di abusi sessuali ricevute da tre uomini diversi. Nell’intervista, Spacey suggerisce che ci sono progetti in corso che potrebbero vederlo lavorare di nuovo, a seconda dell’esito del processo del 28 giugno.

“So che ci sono persone pronte ad assumermi nel momento in cui sarò scagionato da queste accuse a Londra”, ha dichiarato. “Nel momento in cui questo accadrà, saranno pronti ad andare avanti”.

I commenti di Spacey precedono di pochi giorni la sua comparsa il 16 giugno presso la Westminster Magistrates’ Court di Londra.

Il 63enne è stato accusato lo scorso giugno di quattro capi d’accusa per aggressione sessuale nei confronti di tre uomini, tra cui quello di aver indotto una persona a praticare attività sessuale penetrativa senza consenso. Secondo il Crown Prosecution Service di Londra, i capi d’accusa si riferiscono a due imputazioni di aggressione sessuale nei confronti di un uomo nel marzo 2005 a Londra, a una seconda presunta vittima nell’agosto 2008 e all’ultimo capo d’accusa relativo a una terza presunta vittima in un incidente dell’aprile 2013 nel Gloucestershire.

In risposta a tali insinuazioni, Kevin Spacey ha dichiarato in un comunicato: “Sebbene sia deluso dalla loro decisione di andare avanti, mi presenterò volontariamente nel Regno Unito non appena sarà possibile e mi difenderò da queste accuse, che sono sicuro dimostreranno la mia innocenza”.

Traduzione di Pietro Cecioni.