Le scene che Francesco Nuti non avrebbe potuto girare nel 2023

Giochiamo con il cinema di quel gran genio del comico toscano appena scomparso. Raccontandovi come il politicamente corretto e la cancel culture avrebbero impedito a lui di girare molte scene dei suoi film

Siamo in un mondo bizzarro. In cui Silvio Berlusconi ha gli onori dei funerali di stato (obbligatori per un ex premier, ma per questioni giudiziarie furono negati a Giulio Andreotti), tre giorni di lutto nazionale (per la strage dovuta al maltempo in Emilia Romagna ce n’è stato solo uno) e ben sette giorni di sospensione dei lavori parlamentari (ben sette in più di quelli che ve ne furono per la morte di Falcone e Borsellino).

Siamo in un mondo in cui muore Francesco Nuti e si è fatto fatica a celebrarlo con i suoi film. Non solo perché nel frattempo si santificava Silvio Berlusconi a reti unificate, ma perché il giocoso modo di raccontare l’amore e la guerra tra i sessi del comico toscano, ora spesso sarebbe irricevibile, molte delle sue scene verrebbero tagliate in nome del politicamente corretto o della cancel culture. Giusto o sbagliato, decidetelo voi, ma a noi rimane il dubbio che tra un vero Bunga Bunga e una messa in scena audace e dialoghi che usano F-word, T-word o affini, il termometro della gravità è chiaro dove debba alzarsi. Il problema di Nuti è che non ha avuto il tempo di dedicarsi a Dante, Dio e alla costituzione.

E allora giochiamo e proviamo a mettere in fila queste scene. Senza presunzione di essere esaustivi, perché maschilista l’autore di Puppe a Pera lo era. Con autoironia che ora non sarebbe colta del tutto. Partiamo dal film che forse ora non sarebbe neanche prodotto, uno dei suoi capolavori, Caruso Pascoski (di padre polacco).

Ecco le magnifiche e irripetibili sette (scene impossibili da girare nel 2023)

Je Suis Frocio

Caruso ama Giulia, ma lei non lo ama più. A un passo dal divorzio, lei ci ripensa. E cominciano a vedersi nei gabinetti di un cinema. Nel bagno delle donne. Caruso entra e trova tre donne molto eleganti che lo squadrano. Non si perde d’animo, allunga la mano lungo la gamba vezzosamente ed esclama “Je suis frocio, tanto frocio”.

Perché m’hai lasciato?

Caruso entra con una pistola a salve rinfacciando a Giulia di averlo lasciato e di averlo fatto male. “Ci vuole del tempo per lasciare una persona”. Risulta così ridicolo alla fine (come sempre) da non sembrare, sinceramente, un’apologia del femminicidio.

La rissa fuori campo

Pistola a salve rubata a un bambino, peraltro. Dopo averlo picchiato fuori campo. E a giudicare dall’antipatia del ragazzino, non lo si giustifica ma un po’ lo si capisce.

Tu lo sai perché tu…?

Riguardando certe scene con alcune donne, come questa con l’assistente sociale di Tutta colpa del paradiso, in cui spiega alla suddetta perché sarebbe “una troia” ricordiamoci anche come si sia fatto umiliare, nei machismi narcisistici dei suoi personaggi, in bellissimi monologhi: da Ornella Muti in Stregati dopo un accenno di strip tease alla 9 settimane e mezzo o da Isabella Ferrari in Willy Signori e vengo da lontano in cui lui prova a “comprarla” e lei reagisce con meraviglioso e fiero orgoglio.

Rapimento

Donne con le gonne si fa prima a dire cosa ci sia di politicamente corretto: praticamente nulla. La trama è quella di una donna libera che viene rapita e costretta a divenire una compagna devota. Volano ceffoni a Carole Bouquet, umiliazioni e un “ora si tromba” a Cinzia Leone stracult

La camicia, un bottone

Questa di Stregati potrebbe passare inosservata. In un monologo stralunato e romantico, Nuti dice a Ornella Muti “di rapirti per mezz’ora” e che avrebbe voluto strapparle qualcosa “la camicia, un bottone”. Da censori veri. Lui qui con gilet a pelle, era da strappargli tutto di dosso.

Quasi nemici

In Willy Signori e vengo da lontano, con un sempre clamoroso Alessandro Haber, se la prende anche con un paralitico. Irridendone l’impossibilità dell’uso delle gambe e augurandogli che la coperta termica lo fulmini. Altro che Quasi amici