Anche se avete letto la serie di graphic novel Scott Pilgrim di Bryan Lee O’Malley, pubblicata da Oni Press, e anche se avete visto il live-action Scott Pilgrim vs. the World di Edgar Wright del 2010, la nuova serie animata di O’Malley e BenDavid Grabinski, Scott Pilgrim – La serie, non è come ve l’aspettate.
A causa delle richieste molto restrittive di Netflix su ciò che i critici possono o non possono rivelare su Scott Pilgrim – La serie, non possiamo dirvi come o perché è diverso o come queste differenze influenzano i temi della storia fantastica di O’Malley. Non possiamo nemmeno dirvi se ci sono delle guest star, né tantomeno chi sono o chi interpretano.
Quindi, per farla breve: Scott Pilgrim – La serie è probabilmente la nostra terza versione preferita di questa storia. La riconfigurazione della trama non funziona del tutto, ma è talmente piena di fascino che l’andamento calante infastidisce solo occasionalmente. Quindi, cosa si può dire pur rispettando la lista draconiana di cose da non svelare?
Scott Pilgrim, la trama
Scott Pilgrim – La serie potrebbe non essere quello che vi aspettate, ma non da subito. L’impostazione è identica. Scott Pilgrim (Michael Cera) è un indolente ventenne di Toronto, che va a vivere con il suo migliore amico gay (Wallace Wells interpretato da Kieran Culkin) e frequenta una studentessa del liceo (Knives Chau interpretata da Ellen Wong) in un modo che è allo stesso tempo inquietante e del tutto casto, quindi non troppo inquietante.
Scott esce con una studentessa del liceo, ma non per qualche motivo disgustoso. È solo emotivamente danneggiato dopo una relazione fallita con una rockstar improvvisamente diventata famosa (Envy Adams interpretata da Brie Larson).
Le ambizioni musicali di Scott sono leggermente inferiori, ma suona il basso nella neonata band Sex Bob-omb con Stephen Stills (Mark Webber) e Kim Pine (Alison Pill), una sua ex-fidanzata. Insomma, il ragazzo è alla deriva.
Poi incontra Ramona Flowers (Mary Elizabeth Winstead), la ragazza dai capelli viola o rosa o blu o verdi dei suoi sogni. Lei si muove in rollerblade nei suoi sogni, lavorando come corriere di DVD per Netflix. Beh, non nei suoi sogni. Scott ha una comodissima autostrada subspaziale che gli passa per la testa. I due flirtano piacevolmente, ma la loro storia d’amore appena iniziata si complica con l’arrivo del primo dei sette malvagi ex di lei, una legione che Scott deve sconfiggere prima che l’amore possa sbocciare.
Finora starete pensando: “Sì, ok, questo è il fumetto. E il film. Anche se ora lei fa consegne per Netflix e non per Amazon”. Ma se vi dicessimo che quando Scott ci prova con Ramona, ora cita Sonic – Il Film invece di Pac-Man? Completamente diverso, no?
Una terza versione
A un certo punto, però, le cose cambiano. Per O’Malley, insieme a Grabinski, si tratta di un’altra opportunità per esplorare e sottolineare i temi della storia, che riguardano il modo in cui le nuove relazioni sono invariabilmente perseguitate dal fatto che entrambi i partecipanti hanno un passato che non sono necessariamente pronti a lasciare. È ancora una celebrazione degli anime, dei videogiochi e del Canada, anche se in qualche modo riesce ad aggiungere ulteriori livelli di meta-umorismo.
Senza fare troppi spoiler, il nuovo approccio allarga il focus della storia, ma rendendola meno esclusivamente di Scott Pilgrim – antefatti e sottotrame a bizzeffe! – e diventa molto più una serie di stravaganti peripezie di genere ibrido in cerca di un centro di gravità permanente. Funziona bene a livello concettuale, ma l’esecuzione è a macchia di leopardo. Ci sono tante idee. Probabilmente troppe. E questa era già una storia con troppe idee.
È sempre una storia d’amore, anche se è una storia d’amore in cui si pensa che la coppia principale sia probabilmente destinata al disastro. In questa interpretazione, il ritmo e il lavoro sui personaggi sono meno convincenti, e la storia d’amore sembra a malapena rilevante perché ci sono tante altre cose che accadono.
Niente di strabiliante, ma divertente
Fortunatamente, per quanto la storia sia poco approfondita, le altre cose che accadono sono spesso deliziose, a partire dall’animazione fornita da Science Saru e diretta da Abel Góngora. L’aspetto e la sensazione sono esattamente quelli dei libri di O’Malley, il che è estremamente soddisfacente, ma allo stesso tempo è un’impresa di immaginazione meno abbagliante della magia che Wright è riuscito a realizzare nel film.
La serie lascia che le sorprese vengano dalla storia invece che dal modo in cui la meraviglia viene realizzata. Sebbene sia preferibile la seconda soluzione, entrambe hanno dei meriti. Qui, anche con l’aiuto di colori vivaci, l’energia è enormemente rafforzata dalle musiche di Joseph Trapanese e Anamanaguchi, e da una colonna sonora davvero da urlo, a partire da Bloom, la canzone di Necry Talkie dei titoli di testa.
E, più di ogni altra cosa, Scott Pilgrim – La serie ricorda il lavoro di casting fuori dagli schemi fatto sul film e trapiantato a livello vocale. L’immaturità di Cera, la maturità fumosa da ragazza cool di Winstead, la spocchia di Culkin, il sarcasmo tagliente di Pill, il machismo burbero da star del cinema di Chris Evans, la spavalderia vegana da belloccio di Brandon Routh e, soprattutto, l’entusiasmo giovanile senza freni di Wong.
Le guest star ci sono. Ma sono un segreto. Inoltre non sono strabilianti o altro. Sono solo divertenti. Questa è la recensione dell’intera serie. Non è strabiliante. Ma è divertente.
Quindi, forse Scott Pilgrim – La serie non è come ve lo aspettate e forse questo è sia positivo che negativo. E forse questa non sarà mai la nostra versione preferita di questo mondo, ma c’è molto da apprezzare in questi otto episodi dal ritmo rapido.
Traduzione di Nadia Cazzaniga
THR Newsletter
Iscriviti per ricevere via email tutti gli aggiornamenti e le notizie di THR Roma