Paolo Camilli: “Nel cinema e nel teatro il coraggio è fondamentale. Bisogna rischiare e sperimentare”

Ospite del Lovers Film Festival, l'attore di The White Lotus ha appena concluso il tour con il suo spettacolo Sconfort Zone. "Volevo parlare delle relazioni che non riusciamo ad abbandonare per paura del cambiamento"

“Dopo The White Lotus non ho l’obiettivo di prendere tutto è andarmente chissà dove”, dice Paolo Camilli, 37 anni, a The Hollywood Reporter Roma. “Ma questa serie mi ha sicuramente fatto capire quanto ci limitiamo nel desiderare. Una sorta di autocensura nel desiderio”.

L’attore, recentemente nel cast della seconda stagione della serie televisiva Hbo scritta e diretta da Mike White, ha lavorato nell’ultimo anno anche con Whoopi Goldberg e Jeremy Irvine nella commedia Leopardi & Co di Federica Biondi, e ha in uscita un film di produzione olandese. Ospite alla 39esima edizione del Lovers Film Festival, secondo Camilli il cinema deve osare di più.

“Il coraggio in questo mestiere è fondamentale, bisogna rischiare con progetti che possono sembrare assurdi”, spiega a THR Roma. “Se un prodotto funziona, la gente al cinema ci va. E il film di Cortellesi ne è la dimostrazione”.

Partito dal teatro di improvvisazione e con un’esperienza tra televisione (da La tv delle ragazze con Serena Dandini e Drag Race Italia), Camilli ha concluso da poco il tour del suo ultimo spettacolo Sconfort Zone, che tornerà nella prossima stagione. “Volevo parlare delle relazioni sentimentali e lavorative tossiche che non riusciamo ad abbandonare per paura del cambiamento, mettendomi a nudo e raccontando molto anche di me”.

Nell’intervista con THR Roma, Camilli parla del suo incontro con il teatro, della mancanza di cultura artistica nelle scuole e dell’esperienza di The White Lotus.

Paolo Camilli, giudice di Drag Race Italia

Paolo Camilli, giudice di Drag Race Italia

Come è entrato in contatto con il teatro?

Ho avuto la fortuna di incontrare nel mio percorso scolastico, tra medie e superiori, professori con la passione per l’arte. E di propria spontanea volontà inserivano attività extracurricolari di teatro. Ciò mi ha portato ad amare questa forma d’arte.

Secondo me sono attività che dovrebbero essere promosse maggiormente, dovrebbero far parte del programma ordinario. Aiuta moltissimo con l’aggregazione degli studenti, e poi io ero timidissimo e il teatro mi aiutava ad incanalare questa timidezza.

Poi per un periodo non l’ho più praticato, un po’ mi vergognavo perché c’era quel pensiero inconscio che mi diceva: “È da femmina”. E poi invece me ne sono fregato, e ho continuato facendo nelle Marche una biennale di improvvisazione. E poi da lì ho incominciato a lavorare.

Pensa che la scuola educhi poco all’arte?

Totalmente, non c’è la cultura del teatro. I bambini e i ragazzi non ci vanno se non per seguire il proprio idolo del momento. Anzi, se parli di teatro molti pensano che sia una rottura di scatole. Non c’è educazione a quest’arte e, e in generale, a qualsiasi forma d’arte.

Personalmente ho sempre vissuto con molta difficoltà il fatto che a scuola esista una gerarchia delle materie. Cioè se uno è portato per un percorso artistico o musicale, tutti dicono: “Va benissimo in musica, ma la matematica..”. Già questo ti fa capire che non c’è una cultura che incentiva al percorso artistico.

In questo periodo il teatro è in difficoltà? 

Si dice anche che il cinema è morto, e poi arriva Paola Cortellesi che ha fatto un progetto suo e innovativo, e ha osato. E per mesi ha riempito le sale con tanto di applauso finale che non sentivo davvero da tanti anni. Secondo me dipende dai progetti, da quanto uno sperimenta. Se dai la possibilità alla gente di riconoscere la qualità, la gente poi la riconosce. Se gli servi sempre la stessa pasta, mangia quella.

Il teatro ha dei problemi, certo. Ma se hai uno Stato che non supporta la cultura, le produzioni soffrono di più, soprattutto quelle indipendenti, non tanto quelle che passano per i teatri stabili. Diventa faticoso sopravvivere in questo sistema.

La cosa che apprezzo di più in un’artista, infatti, non è tanto l’espolosione, cioè dal nulla all’essere stella. Ma sono più affascinato da chi resiste nel tempo, chi riesce a trasformarsi e a trovare sempre un modo di evolvere. Perché è faticoso resistere nel settore. Quante volte uno dice: “Basta mollo tutto”. Se non si comincia dalle scuole a educare all’arte, questa non viene percepita come un lavoro.

Come è stata l’esperienza The White Lotus?

Stupenda, Mike White è un genio. Per ora una delle più belle per tanti motivi. Un po’ per quello che ha regalato, ma soprattutto perché eravamo immersi in uno scenario meraviglioso come la Sicilia, e con un cast pazzesco. Ti ritrovi a uscire, mangiare e dormire con premi Oscar e grandi attori hollywoodiani.

Si è creato un clima familiare che ci ha molto legati. Questo è l’ingradiente segreto di questa serie. E ci sentiamo tuttora, già questo dimostra il valore di questa esperienza.

Il suo ultimo spettacolo è Sconfort Zone, qual è il significato del titolo?

Il concetto dello spettacolo è che tutti usiamo spesso la parola comfort zone quando ti senti in una situazione dove sei al sicuro. Ma questo senso di nido e di sicurezza, a volte, non ci fa notare che restiamo in relazioni personali e lavorative dove non stiamo bene. Pensiamo di stare bene, ma in raeltà ci stiamo male. E non le lasciamo per paura del cambiamento o di sentirci soli, e diventa più una sconfort zone.

Con questo spettacolo, utilizzando un’intelligenza artificiale emotiva, attivo questo viaggio per percorrere questa sconfort zone, e trovare la risposta per uscire.

Cosa intende con intelligenza artificiale emotiva?

È un personaggio non visibile, ma udibile. Ed è Insieme a me sul palco come un’orchestra. Per la prima volta con Sconfort Zone mi metto molto a nudo personalmente, racconto molto di me Paolo. In più ci sono anche molti personaggi noti e non, editi e inediti, o alcune parodie come quella di Carrie Bradshaw e quella di Ilary Blasi.

Ora mi prendo un attimo di pausa, perché questo spettacolo fino allo scorso novembre non esisteva ed è stato inserito in corso d’opera. Adesso l’obiettivo è portarlo in giro e farlo respirare, per cui il prossimo anno sarà di Sconfort Zone.

Paolo Camilli

Paolo Camilli