Spike Lee al New Yorker Festival: “Donne e artisti neri da sempre sottovalutati nel mondo della musica”

Durante la conversazione con il giornalista David Remnick, il regista interviene nella polemica su The Masters, il nuovo libro del co-fondatore di Rolling Stone Jann Wenner

C’è anche Spike Lee fra le personalità del mondo dello spettacolo contrariate dall’ultimo libro di Jann Wenner. Il fondatore della rivista Rolling Stone, infatti, con la sua nuova raccolta di interviste, The Masters, ha sollevato diverse critiche per l’esclusione di donne e musicisti neri dall’elenco dei migliori artisti di sempre.

Durante un’ampia intervista con Lee, all’interno del New Yorker Festival 2023, sabato 7 ottobre, il giornalista David Remnick ha ricordato come, poche settimane prima, il regista fosse “agitato” per la controversia con Wenner. “È emblematico quanto spesso vengano trascurati il genio, le abilità e il duro lavoro delle persone bipoc (black, indigenous, people of color, ndr)”, ha dichiarato Lee durante l’incontro al New Yorker Festival.

In una precedente intervista al New York Times, Wenner aveva spiegato che “donne e artisti neri non erano abbastanza articolati o eloquenti per essere inclusi” nel libro, provocando una forte reazione contro di lui. È proprio a queste parole che Lee fa riferimento. “Pensa a quante persone ha lasciato fuori”, afferma il regista, “Né Elvis né Jerry Lee Lewis hanno inventato il rock’n’roll” .

Le dichiarazioni di Wenner

Nell’intervista al Nyt, Wenner ha fatto riferimento all’introduzione del suo libro The Masters, in cui scrive che donne e artisti neri non rientrano nella sua Zeitgeist, la sua visione del mondo. E ha sottolineato: “Quando mi riferivo allo Zeitgeist, mi riferivo agli artisti neri, non alle donne. Solo per essere precisi. La selezione non è stata deliberata. È stata un po’ intuitiva nel corso degli anni, è andata così. Le persone dovevano soddisfare alcuni criteri, ma si trattava solo del mio interesse personale e del mio amore per loro. Per quanto riguarda le donne, nessuna di loro era abbastanza eloquente a livello intellettuale”.

Quando David Marchese del New Yorks Times, che in passato ha lavorato per Rolling Stone, ha suggerito che forse Joni Mitchell avrebbe potuto essere inclusa, Wenner ha risposto: “Non è che non siano geni creativi. Non è che non fossero in grado di esprimersi, anche se, prego, andate a fare una conversazione profonda con Grace Slick o Janis Joplin. Prego, accomodatevi. Joni non era una filosofa del rock ‘n’ roll. A mio avviso, non superava questo test. Non con il suo lavoro, né con altre interviste che ha fatto. Le persone che ho intervistato erano filosofi del rock. Riguardo agli artisti neri… come Stevie Wonder, lui è un genio, giusto? Immagino che quando si usa una parola così ampia come “maestri”, la colpa sia di averla usata. Forse Marvin Gaye o Curtis Mayfield? Voglio dire, non si esprimevano a quel livello”.

Wenner ha poi proseguito affermando che avrebbe potuto “per amore delle pubbliche relazioni” includere un’artista nera “che non fosse all’altezza dello stesso standard storico, solo per evitare questo tipo di critiche”.

Il giorno successivo all’intervista, Wenner è stato rimosso dal consiglio di amministrazione della Rock and Roll Hall of Fame Foundation e si è scusato per le sue osservazioni.

“Nella mia intervista al New York Times, ho fatto commenti che sminuivano il contributo, il genio e l’impatto degli artisti neri e delle artiste e mi scuso con tutto il cuore per questi commenti”, ha dichiarato a The Hollywood Reporter. “The Masters è una raccolta di interviste che ho fatto nel corso degli anni e che mi sembravano rappresentare al meglio l’impatto del rock ‘n’ roll sul mio mondo. Non intendevano rappresentare l’intera musica e i suoi diversi e importanti autori, ma riflettere i punti più alti della mia carriera e le interviste che ritenevo illustrassero l’ampiezza e l’esperienza di quella carriera. Non riflettono il mio apprezzamento e la mia ammirazione per una miriade di artisti totemici e capaci di cambiare il mondo, la cui musica e le cui idee venero e che celebrerò e promuoverò finché avrò vita. Comprendo perfettamente la natura provocatoria delle parole scelte male e mi scuso profondamente e ne accetto le conseguenze”.

Spike Lee: dalla polemica ai nuovi progetti

Durante la chiacchierata di un’ora tra Lee e Remnick, il regista ha rivelato al pubblico della Webster Hall di New York alcuni dettagli sulla sua prossima docuserie su Colin Kaepernick per il canale sportivo Espn. Lee ha affermato che il progetto, che secondo lui sarà una serie in cinque parti, “sta richiedendo molto tempo”, perché “la storia continua ad andare avanti”.

Il regista e sceneggiatore premio Oscar ha raccontato di avere attualmente centinaia di ore di filmati di interviste, tra cui quella con Remnick. Il progetto su Kaepernick è stato annunciato a febbraio 2022 come parte dell’accordo dell’ex-quarterback della Nfl (la lega di football americano) e attivista con la Disney, società madre di Espn.

La serie, che Lee dirigerà e produrrà, dovrebbe vedere Kaepernick raccontare in prima persona la storia della sua vita, tra cui l’infanzia come figlio di genitori adottivi bianchi, il successo nel football al liceo, al college e con i San Francisco 49ers della Nfl, nonché le controversie che hanno preceduto la sua uscita dai 49ers e la presunta esclusione dalla lega dopo essersi inginocchiato durante l’inno nazionale prima di una partita, gesto simbolico (visto come un vilipendio) per protestare contro il razzismo e la brutalità della polizia.

Traduzione di Nadia Cazzaniga