Takeshi Kitano: “Molestie sessuali, finalmente in Giappone si può parlare apertamente degli scandali”

Il volto-simbolo del cinema nipponico interviene sul caso abusi nel mondo degli spettacoli nel Sol levante: "Nel mio paese i talenti sono stati trattati come schiavi". A Cannes il regista ha presentato Kubi, il suo nuovo film sui samurai

Takeshi Kitano, probabilmente il personaggio più riconoscibile del mondo dello spettacolo giapponese, è intervenuto sullo scandalo di abusi sessuali che ha scosso il panorama mediatico multimiliardario del Paese.  

Da marzo, nell’industria dell’intrattenimento del Paese si sta preparando una resa dei conti a lungo rimandata. Per decenni sono circolate voci di abusi sessuali riguardo a Johnny Kitagawa, il fondatore della Johnny & Associates (nota a livello locale solo come “Johnny’s”), l’agenzia di talenti dominante in Giappone per le giovani star di sesso maschile.

Ma solo quando la BBC ha trasmesso un documentario approfondito sulle accuse – Predator: The Secret Scandal of J-pop – i media giapponesi hanno iniziato a occuparsi, con cautela, dello scandalo. Nelle ultime settimane, molti altri idol hanno denunciato di essere stati aggrediti sessualmente da Kitagawa quando erano ragazzi, e l’attuale direzione dell’azienda ha presentato delle scuse senza precedenti. 

The Hollywood Reporter ha chiesto a Kitano cosa ne pensasse delle crescenti proteste, durante un’intervista rilasciata mercoledì al Festival di Cannes, dove il regista, attore e comico sta presentando il suo ultimo film, Kubi, un film d’epoca sui samurai.

“Finalmente in Giappone è giunto il momento in cui si può parlare apertamente delle questioni LGBTQ e delle molestie sessuali”, ha detto Kitano. “Ma queste storie ci sono sempre state nel nostro settore”, ha aggiunto. L’attore 76enne, noto anche con il nome d’arte “Beat Takeshi”, è una figura onnipresente nel mondo dello spettacolo giapponese: comico standup iconico, star di spettacoli di varietà, protagonista di film di gangster giapponesi e regista vincitore del Leone d’Oro a Venezia (Hana-bi – Fiori di fuoco, 1997), che si dedica inoltre a varie altre attività creative (dipinge ed è autore di libri diventati bestseller).

Il caso Johnny Kitagawa

Kitagawa, morto per un ictus nel 2019, è stato riconosciuto come il pioniere del modello di intrattenimento delle boy band J-pop, che ha travolto l’Asia negli anni ’80 e ’90, anticipando l’ondata del K-pop che avrebbe poi conquistato il mondo. Spietato uomo d’affari, era noto per la sua magistrale manipolazione dei principali conglomerati dei media e dell’intrattenimento di Tokyo, sfruttando i suoi talenti e il suo status per ottenere compensi altissimi e la totale obbedienza su come scrivere di lui e della sua azienda.

Le prime accuse note contro Kitagawa risalgono al 1965, quando i genitori di quattro ragazzi tentarono di fargli causa per aver fatto avances sessuali ai loro figli. Nel 1988, Koji Kita, membro di una delle prime boy band di successo della Johnny’s, pubblicò un memoir in cui affermava che lui e altri aspiranti cantanti erano stati abusati da Kitagawa. E nel 1999, il principale tabloid locale, lo Shukan Bunshun, pubblicò un’inchiesta contenente ulteriori testimonianze di abusi sessuali su minori da parte di diversi ragazzi anonimi scritturati dalla Johnny’s. La società ha quindi citato in giudizio la pubblicazione per diffamazione.

L’Alta Corte di Tokyo ha concluso che le parti-chiave del reportage del Bunshun sugli abusi sessuali di Kitagawa erano vere, ma ha dichiarato che altre affermazioni su Kitagawa, cioè che avrebbe permesso ai ragazzi di bere e fumare quando erano minorenni, erano in dubbio. L’editore della rivista è stato condannato a pagare a Johnny & Associates un risarcimento di 1,2 milioni di yen.

In tutto questo, i media giapponesi hanno mantenuto un silenzio quasi totale, nonostante le accuse coinvolgessero la società responsabile della creazione di alcune delle più grandi star del paese, tra cui gruppi idol come SMAP, Shonentai, Arashi e Travis Japan. Con il suo notoriamente spietato acume per gli affari, Kitagawa ha reso le sue star così indispensabili per l’industria musicale, cinematografica, televisiva e pubblicitaria del Giappone che i conglomerati mediatici locali non osavano contraddirlo pubblicando commenti sfavorevoli. 

L’attacco di Takeshi Kitano

Kitano, la cui carriera come uno dei più popolari intrattenitori del suo Paese risale ai primi anni ’70, ha criticato alcune delle forze strutturali che hanno permesso alle agenzie di talenti giapponesi di esercitare un potere così smisurato, da tempo fonte di lamentele nel settore cinematografico e televisivo del paese. 

“Dal dopoguerra in poi, il Giappone ha avuto agenzie di talenti molto grandi. E invece di avere contratti equi, queste agenzie hanno trattato i talenti come schiavi, e questo è andato avanti fino a oggi”, ha detto Kitano. “I guadagni dei talenti vengono sfruttati. Recentemente, queste vecchie pratiche istituzionali e altri incidenti del passato sono venuti a galla”.

Alcune settimane dopo la messa in onda del documentario della BBC, a marzo, Kauan Okamoto, che aveva partecipato a Johnny’s Jr, il programma di apprendistato della Johnny’s per aspiranti idoli pop, ha rilasciato un’intervista allo Shukan Bunshun e organizzato una conferenza all’associazione dei corrispondenti stranieri in Giappone, descrivendo in dettaglio ulteriori accuse contro il defunto magnate dei media. 

Okamoto ha dichiarato di aver firmato con l’agenzia quando aveva 15 anni, nel 2012, e di aver subito abusi da Kitagawa circa 15-20 volte nei quattro anni successivi. Ha anche detto di aver visto Kitagawa aggredire sessualmente tre dei suoi compagni di apprendistato adolescenti.

Secondo la stampa locale, alla domanda sul perché i ragazzi sopportassero gli abusi, Okamoto ha risposto: “In primo luogo, i ragazzi che potevano debuttare da Johnny’s erano i preferiti del signor Johnny. Tutti capivano che una parola del signor Johnny poteva decidere tutto”. Ha anche detto di aver sentito dire da altri ragazzi del Johnny’s Jr. “Se non vai alla villa [di Kitagawa], non diventerai una star”.

Una petizione con 16 mila firme

Mentre il clamore per le accuse cominciava a diffondersi, a metà maggio un gruppo di fan della Johnny’s ha presentato una petizione con oltre 16.000 firme, chiedendo all’agenzia di avviare un’indagine interna. L’attuale presidente di Johnny’s e nipote di Kitagawa, Julie Keiko Fujishima, ha quindi compiuto un passo senza precedenti, parlando apertamente per la prima volta, a nome dell’azienda, delle accuse di abusi sessuali. 

“Vorrei esprimere le mie scuse dal profondo del cuore per i problemi sociali causati dai casi di violenza sessuale di Kitagawa, il nostro fondatore”, ha dichiarato Fujishima in una dichiarazione video pubblicata sul sito web dell’agenzia. Ha detto di aver preso le accuse “molto sul serio”, ma non le ha né confermate né smentite. Ha dichiarato che all’epoca del reportage di Bunshun del 1999 era solo un’amministratrice e che la società era gestita esclusivamente da suo zio, Johnny Kitagawa, e da sua madre, Mary Kitagawa.  “Solo loro due sapevano delle accuse”, ha detto Kitano. 

“Non penso affatto che questi problemi non siano accaduti”, ha aggiunto, “Tuttavia, non è facile per me confermare se le accuse sono vere o meno senza poterle confermare con Johnny Kitagawa”.

Altri due accusatori

Da allora sono usciti alla scoperto altri due accusatori di Kitagawa. Yasushi Hashida, un ballerino e attore di 37 anni, ha dichiarato in un’udienza del parlamento giapponese,  di essere stato aggredito sessualmente da Kitagawa due volte quando era entrato nell’agenzia, all’età di 13 anni. E Ryu Takahashi, un altro ex-teen idol di Johnny’s, ha detto di essere stato uno dei fortunati a respingere con successo i tentativi di avance sessuali di Kitagawa.

(Ha descritto nel dettaglio un episodio in cui era stato invitato nella lussuosa casa di Kitagawa e gli era stato offerto un massaggio dall’anziano Ceo, che è rapidamente tramutato in un atto sessuale e che è terminato solo dopo che il cantante e ballerino, all’epoca appena sedicenne, ha gridato “no!”).

Takahashi ha descritto le scuse dell’attuale presidente di Johnny’s come un “atto di disperazione” e ha respinto l’affermazione dell’azienda secondo cui non era a conoscenza delle voci e delle accuse di abusi sessuali riguardanti il fondatore, che circolavano da decenni. 

“Giravano voci e un tribunale ha anche emesso una sentenza in una causa contro lo Shukan Bunshun“, ha dichiarato Takahashi, oggi 31enne, al quotidiano Asahi Shinbun di Tokyo. “Non ha senso che una persona che è stata amministratrice e poi è succeduta a Kitagawa come presidente dica che non lo sapeva”.

Traduzione di Nadia Cazzaniga