Alberto Sordi e Henry Kissinger: storia di un film (mai nato) su uno dei politici più importanti del Novecento

Una somiglianza fisica innegabile sarebbe stata il punto di partenza del progetto, annunciato ufficialmente al Festival di Cannes nel 1975. “Quando vado negli Stati Uniti la gente si ferma a guardarmi per strada, mi blocca e mi chiede l’autografo", aveva raccontato l'attore. A Il Monello, allora, raccontò anche la prima scena. "Aeroporto di Washington: atterrano contemporaneamente tre jet, uno proveniente da Pechino, l'altro da Mosca, il terzo da Tel Aviv. E da tutti e tre scende, sorridente, Henry Kissinger"

Alberto Sordi ne Il mio caro Henry. Ci è mancato poco che potessimo vedere, fuori dai cinema, un manifesto con questa dicitura. Sarebbe potuto essere l’ennesimo dei film ispirati al segretario di stato statunitense Kissinger scomparso il 29 novembre 2023 all’età di 100 anni.

Il nostro è stato protagonista di numerose pellicole: The Trials of Henry Kissinger e Kissinger e personalmente è stato presente in vari progetti cinematografici, tra cui il recente Golda.

Ad interpretarlo, però, per questa particolare occasione, sarebbe dovuto essere il re della commedia all’italiana Alberto Sordi. Tutto era pronto, in procinto di essere girato. Eppure, non se ne fece mai nulla.

Una somiglianza fisica innegabile sarebbe stata il punto di partenza per la creazione del progetto, annunciato ufficialmente al Festival di Cannes nel 1975. “Gli somiglio così tanto, al punto che quando vado negli Stati Uniti la gente si ferma a guardarmi per strada, mi blocca e mi chiede l’autografo”, aveva ironizzato Sordi in uno speciale su di lui alla rivista Il Monello.

Tra i primi a parlare dello strano caso fu Oriana Fallaci, che aveva dialogato con Kissinger nel 1972 per una nevralgica intervista rimasta impressa nella storia. Lei, aveva definito quello con il suo interlocutore il dialogo “più scomodo che abbia mai fatto”. Lui, aveva commentato la proposta accettata come “la cosa più stupida della mia vita”.

Proprio in occasione dell’intervista, Fallaci aveva paragonato lo statista all’attore. In primis per l’evidente somiglianza fisica, ma anche per una certa diffidenza condivisa nei confronti del genere femminile.

Il mio caro Henry con Alberto Sordi: il film mai realizzato su Kissinger

Ma perché, alla fine, il progetto de Il mio caro Henry andò a monte? Nel 1975, l’Italia godeva di una posizione geopolitica di rilievo a livello globale. C’era una grande contrapposizione tra versanti politici e diversi punti nevralgici di cui tenere conto, tra la strategia della tensione, gli anni di piombo e la predominanza del partito comunista più grande d’Europa. I presupposti, dunque, non erano esattamente quelli ideali per dar vita a una pellicola in chiave parodistica e caricaturale su uno degli uomini di potere più importanti della storia.

In quello che sarebbe dovuto essere Il mio caro Henry, Sordi si apprestava a interpretare un sosia dell’allora segretario statunitense – insignito solo due anni prima del titolo di “persona dell’anno” dal Time e del premio Nobel per la pace – in chiave farsesca. Sulla scia delle sue solite ed iconiche caratterizzazioni precedenti.

Uno dei tanti progetti “politici” di Alberto Sordi

Secondo il documentarista e storico Luca Martera (in un articolo per Bianco e Nero), oltre a quello su Kissinger, l’attore romano avrebbe avuto in mente svariati progetti comici (tutti irrealizzati) su figure politiche di spicco del Novecento. Dalla raffigurazione di un Benito Mussolini casalingo sopraffatto da una donna Rachele tirannica, alla storia mai raccontata del trombettista del generale Cluster. Quello sull’ex segretario di Nixon, però, era il piano più concreto e tangibile tra tutti. “Il personaggio di Kissinger mi affascina. È un po’ Metternich, un po’ Talleyrand, non sta mai fermo, tira le fila dei destini del mondo”, spiegava Sordi a Il Monello.

Per la regia già si ipotizzavano varie possibilità: Billy Wilder per una eventuale produzione internazionale, Ettore Scola o lo stesso Sordi per un’organizzazione tendenzialmente nostrana. La sceneggiatura era stata affidata a Sergio Amidei, fedele collaboratore di Sordi per Fumo di Londra e Scusi, lei è favorevole o contrario?, entrambi del 1966. Lo sceneggiatore e produttore – già autore di alcuni dei capisaldi del neorealismo e del cinema storico italiano, come Roma città aperta Paisà di Roberto Rossellini e Don Bosco di Goffredo Alessandrini – pensò di chiedere collaborazione al duo di sceneggiatori della commedia all’italiana Age & Scarpelli.

Solo due anni prima, nel 1973, i due avevano ideato Vogliamo i colonnelli per Mario Monicelli, ipotizzando – con un uso sottile e accorto dell’ironia e dell’allusione -, un golpe tutto italiano. Proprio a partire da questa satira politica si sarebbe dovuto sviluppare il progetto sul segretario Kissinger, nato dalla volontà di mettere ancor più in risalto la sua sfaccettata personalità e il suo ruolo di potere nella storia degli esteri statunitensi.

Sordi non si rassegnò mai del tutto a lasciar perdere l’idea, e si ostinò a proporla anche un anno dopo, nel 1984, quando Nixon chiuse il suo mandato come presidente degli Stati Uniti. Eppure non se ne fece nulla, un’altra volta. Dell’imponente e ambizioso progetto mai portato a compimento rimase solo una battuta, rivelata a Il Monello dallo stesso attore romano, che preannunciava all’intervistatore di volerla inserire proprio ne Il mio caro Henry.

“Aeroporto di Washington: atterrano contemporaneamente tre jet, uno proveniente da Pechino, l’altro da Mosca, il terzo da Tel Aviv. E da tutti e tre scende, sorridente, Henry Kissinger. Divertente, no? La metterò nel film, che ne dice?”