Tutto comincia con Godzilla che salva Roma. Certo, il titano lascia dietro di sé diverse macerie, e complica la situazione in vista del Giubileo del 2025. Ma è un grande atto di amore quello verso la Città Eterna e verso l’Italia nel nuovo film del monster-verse che vede tornare non solo il Re dei Mostri, ma anche il gigantesco gorilla Kong, con il quale si era sfidato nei precedenti film.
Diretta da Adam Wingard (Godzilla vs. Kong, Blair Witch), la nuova pellicola con i Kaiju di Legendary Pictures continua a portare al cinema nuove visioni di questi mostri che sono diventati un sinonimo della settima arte, e la cui rappresentazione sul grande schermo è interessante per capire i mutamenti di sensibilità, nonché per ritrovare il ruolo dell’essere umano nel suo rapporto con la natura.
Godzilla e Kong, da nemici ad amici
Questa volta la minaccia non arriva dalla superficie terrestre ma dalla terra cava, da questo dedalo immaginario di panorami incontaminati, in cui vivono e prosperano altre creature e altri titani. I ricercatori della Monarch rilevano segnali anomali, qualcosa si sta muovendo, sta tornando all’attacco. E tocca proprio a Kong e Godzilla, nemici giurati, incrociare le braccia per sconfiggere questa nuova minaccia. Amore e odio, da nemici ad amici, come già avvenuto – con qualche difficoltà – anche nel precedente incontro dei due mostri.
Ma se gli effetti visivi di Godzilla e Kong – Il nuovo impero, e le sequenze d’azione, lasciano con il fiato sospeso, non si può dire altrettanto della sceneggiatura in sé. I dialoghi degli umani, finora un piacevole contorno, risultano eccessivamente didascalici rispetto a quel che si muove in scena, praticamente una specie di piatta telecronaca.
Se il silenzio e l’agire delle creature parla da sé, ed è comprensibile al pubblico, gli esseri umani in questo film – quando aprono bocca – devono spiegare l’ovvio. Ciò è utile all’inizio, quando viene raccontato a grandi linee cosa è successo “negli episodi precedenti”, una serie di battute che rendono il lavoro di Wingard accessibile anche al pubblico più generalista, che vuole godersi un film di Godzilla e Kong, ma che non ha seguito per filo e per segno la saga (che a ora si sta dimostrando di grande valore, e iniziata con il maestoso Godzilla di Gareth Edwards).
Un mix che funziona
Questo eccessivo spiegare l’azione a schermo diventa pesante man mano che si sviluppa la trama del film, ovvero quando l’apporto degli esseri umani comincia a essere decisamente importante nel mutamento degli equilibri, e per introdurre il ritorno di un personaggio apprezzato nel pantheon dei titani (una creatura la cui veste contemporanea gli rende decisamente giustizia).
Ma Godzilla e Kong – Il nuovo impero trova spazio per parlare anche dei nativi e dell’ecologia: temi sviluppati timidamente, ma a conti fatti il messaggio è veicolato con semplicità, senza troppi fronzoli. Scelte autoriali diverse rispetto a un Godzilla Minus One (qui la nostra recensione), che si avvicina al Re dei Mostri con un tocco e una sensibilità decisamente diverse e più sentite, diventando un ritratto del Giappone ferito dalla seconda guerra mondiale (il film ha anche vinto l’Oscar per gli effetti speciali)
La regia di questa ultima uscita del monster-verse, infine, evoca sensazioni e immagini in un mix discreto tra Guardiani della Galassia, Viaggio al centro della terra e Il Pianeta delle Scimmie. E il risultato è un film piacevole e di intrattenimento, che non ha pretese se non quella di portare al grande pubblico e agli appassionati un film su giganti della natura che salvano l’umanità, ricordandoci che non siamo al centro dell’universo, ma come tutti siamo ospiti del pianeta. Insomma, Godzilla e Kong insegnano che forse bisognerebbe rimettere le cose in prospettiva. E noi possiamo ancora imparare qualcosa.
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