An Emperor’s Jewel – The Making of the Bulgari Hotel Roma racconta l’artigianale e artistica nascita di un sogno. A cinque stelle

Mentre il Bulgari Hotel di Roma compie un anno, su Prime Video arriva il film diretto da Andrea Rovetta e prodotto da Atomic Creative Production che ne racconta la nascita, come fosse un puzzle di artigiani e artisti che compiono il loro (capo)lavoro. Perché come rivela Jean-Christophe Babin, CEO della grande società che ha fatto del lusso, da 140 anni, un'arte, "questo per noi non è un albergo, ma un altro monumento di Roma"

Bulgari Hotel di Roma. Apri una finestra e davanti hai il Mausoleo di Augusto maestoso e bellissimo pur se imprigionato da un cantiere e a destra l’Ara Pacis, croce e delizia dei romani. Mancano pochi minuti alla proiezione di An Emperor’s Jewel – The Making of the Bulgari Hotel Roma, il documentario prodotto da Atomic Creative Production e diretto da Andrea Rovetta. Distrattamente ti stai preparando, in una delle camere di quella struttura che quel film, in anteprima, ti racconterà.

Hai vissuto con diffidenza – è normale in questo mondo, molti cercano di sedurti con benefit e piccoli omaggi (per fortuna la crisi ha diminuito quest’usanza barbara e ambigua) – l’offerta di un giorno nell’albergo più ambito di Roma. Anzi, a dirla tutta, non l’hai neanche capito, cosa c’entra con la proiezione di un film? Ma hanno insistito – a dirla tutta, neanche avevo compreso cosa offrissero, ero convinto che usassero la parola check-in in luogo di accreditamento, come fanno molte società di comunicazione anglosassoni – e mi sono fidato.

Alla fine del (bel) film mi rendo conto che per capirlo, al meglio, devi aver vissuto per almeno qualche ora dentro quelle pareti. Proibite, per il costo, alla maggior parte dei comuni mortali (ma, ad esempio, per il menù del Caffè, sempre firmato da Niko Romito, i costi sono concorrenziali a molti altri locali del centro capitolino).

Un’avventura lunga un giorno al Bulgari Hotel

Nella piccola sala proiezioni dell’Ara Pacis non ci sono grandissimi nomi, non si è voluta una vera premiére di gala. Ci sono giornalisti, qualche amico della società, ma soprattutto chi di quest’ultima è ai vertici e chi di quest’albergo è l’anima. Non è promozione, è un regalo a chi ha creduto a un sogno extralusso. Lo capisci nella sorridente e partecipata foto di fine proiezione, che non ha nulla del red carpet.

Una parte dei protagonisti del documentario sul Bulgari Hotel in una foto di gruppo molto emozionante

Una parte dei protagonisti del documentario sul Bulgari Hotel in una foto di gruppo molto emozionante

E dire che l’inaugurazione dell’albergo aveva dato prova della potenza di fuoco della società, del suo immaginario, della capacità di organizzare grandi eventi, ma allo stesso tempo il vero lusso, la vera classe la percepisci in ciò che è l’anima di un’azienda, in questo caso di una struttura ricettiva, di una filosofia di vita e di ospitalità.

Ecco perché cercando velocemente, nella stanza assegnatami, una penna per prendere un appunto, trovo una cartellina con buste da lettera e carta spessa. Come decenni fa, quando si viaggiava e si usava comunicare, con familiari o colleghi, per iscritto. E mi rendo conto che fino a quel momento mi ha colpito l’essenziale, anche esteticamente, il bello, ma soprattutto la cura del dettaglio. La possibilità ad esempio di non prendere un appunto veloce, ma di scrivere una lettera, come comunicavo prima della mail (ok, boomer, sì, ma con classe).

Mi guardo attorno meno distrattamente e scopro quei biglietti da visita con il nome di chi alloggia lì e l’indirizzo dell’hotel, il maiolicato in bagno griffato S. Bulgari (il fondatore, 140 anni fa, era Sotirios Vulgaris, divenuto Bulgari per fonetica) che ti porta a cercarne la storia, quei colori a cera e gli album di adesivi e disegni griffati Bulgari con dentro, in forma di gioco, serpenti (l’animale, lo spirito guida della società, che ne replica in mille modi le sembianze nei suoi gioielli) e geometrie. E ti colpiscono di più del menù dei cuscini, dei sali da bagno lussuosi. Neanche quella SPA minimalista e bellissima, la gentilezza di tutti o quella piscina con colonna e maioliche preziose ti emoziona altrettanto (sebbene Ilaria, lasciatelo dire, se ci fossero le Olimpiadi di trattamenti Spa, saresti medaglia d’oro).

Una delle decorazioni dello Champagne Bar del Bulgari Hotel di Roma, a firma Pictalab

Una delle decorazioni dello Champagne Bar del Bulgari Hotel di Roma, a firma Pictalab

An Emperor’s Jewel, il documentario sul Bulgari Hotel. Trama e recensione

Ecco perché An Emperor’s Jewel di Andrea Rovetta, ora disponibile a tutti su Prime Video (come Inside the dream, che in fondo ne potrebbe essere un complemento perfetto), necessitava di quest’esperienza diretta.

Perché quando con eleganza e gusto del lusso, quando con l’uso discreto dei droni e non invadente delle interviste, essenziali ma umanissime (pensate solo agli architetti, alla loro risata finale, al loro confessarsi per sempre legati a quel progetto, Antonio Citterio e Patricia Viel si “sciolgono” nel senso più letterale del termine man mano che parlano della loro creatura), la macchina da presa si appoggia ai particolari di ogni opera d’arte e artigianale insieme incastonata in quest’albergo, indagandola nei laboratori da cui è nata o è stata scelta, l’emozione diventa reale, tridimensionale, perché puoi toccarla con mano. O osservarla. Perché, sì, la conosci. La riconosci.

Così come la partecipazione dell’esercito di 400 persone che vi lavorano, la cura di Niko Romito nel firmare la romanità raffinata e simbolica di una cucina con la cura di chi sa di essere un tassello necessario e prezioso di un mosaico, ma ne vuole osservare al contempo il rigore e lo stile. An Emperor’s Jewel ci racconta con la stessa facilità l’amanuense ricerca della perfezione di chi fa le porcellane così come la ratio del gioiello che fece sfoggio, all’inaugurazione, addosso all’attrice, modella e cantante indiana Priyanka Chopra Jonas, scelta come testimonial dell’evento. Con tanto di antica moneta romana protagonista, tra pietre preziose e lavorazioni complesse e bellissime.

Priyanka Chopra Jonas, attrice, cantante e modella indiana, la sera dell'inaugurazione del Bulgari Hotel Roma, con il gioiello e pezzo unico immaginato per l'evento

Priyanka Chopra Jonas, attrice, cantante e modella indiana, la sera dell’inaugurazione del Bulgari Hotel Roma, con il gioiello e pezzo unico immaginato per l’evento

C’è una sensibilità particolare nelle istantanee in movimento dei lavoratori, nel fondo di occhi che guardano con curiosità e desiderio al proprio lavoro (quanti hanno questo privilegio?), al racconto di quelle statue marcate Torlonia – e fuori dalla proiezione e dall’evento scoprire aneddoti come la modalità complessa e molto cinematografica di tirarle fuori dal loro laboratorio di Trastevere -, del vedere, davanti a sé, costruire nelle settimane un vero e proprio sogno a cinque stelle. Dopo averlo appena vissuto.

È la sensibilità di un regista che ha saputo mettere insieme, nel suo curriculum, Mina e Gadda, Castelvolturno e la rinascita di Palermo dopo le guerre di mafia, con questo sguardo sul bello, sul lusso. Lo sguardo di chi indaga l’essenza e l’essenziale, l’estetica e l’etica e sa mostrarle. La sensibilità di un’azienda, che dall’essenzialità anche cromatica dei suoi orologi ai suoi gioielli che vogliono prima avere un significato e poi un tratto estetico, è arrivata alla ricettività, in 20 anni e una decina di hotel in tutto il mondo, riuscendo a restituire tutto ciò che la contraddistingue da quasi un secolo e mezzo.

La sensibilità di una casa di produzione (la Atomic Creative Production, fondata da Gianluigi Attorre, Caterina Mollica e Massimiliano Pani) che dei grandi nomi dell’arte e dello sguardo sul bello e sullo stile e sul talento ha fatto una piccola ossessione, trasformandola in immagine.

Il regista di An Emperor's Jewel, il documentario sul Bulgari Hotel di Roma, e il CEO di Bulgari Jean Christophe Babin

Andrea Rovetta, il regista di An Emperor’s Jewel, il documentario sul Bulgari Hotel di Roma, e il CEO di Bulgari Jean-Christophe Babin

Parola di Jean-Christophe Babin, CEO di Bulgari

“Noi ci consideriamo un’ambasciata, non politica ovviamente, dell’Italia del mondo, del bello e del ben fatto che sappiamo esportare. An Emperor’s Jewel è al 90% sui contenuti di quest’albergo, che dai tessili, ai pavimenti, agli arredi, ai mosaici, alla gastronomia è espressione dell’eccellenza italiana. Noi siamo il simbolo dell’Italia migliore e più bella”.

Così parla Jean-Christophe Babin, CEO di Bulgari. Che fin da giovane ha intuito che quell’azienda era una filosofia, prima di tutto. “Il mio primo Bulgari è stato un profumo: ancora ricordo le emozioni che mi diede prima di usarlo, vedendone solo la forma del contenitore, che mi sedusse sopra e richiamava il corpo di una donna. Già il design, colpiva quel giovane che certo non poteva permettersi un gioiello o un orologio!”.

Seduti nella guest room in cui spiccano pubblicazioni anche su brand diversi – Dior come Yves Saint Laurent – sembra ripercorrere l’albergo, nel raccontarlo, sottolineando come “ai materiali classici come legno e marmo e vetro (indimenticabile la decorazione di vetri di Murano soffiati colorati, tutti pezzi unici, tutte vetrate uniche – nda), nella loro massima sofisticazione, abbiamo aggiunto il vertice della modernità, unità a un’intimità che ci ha spinto a non avere troppe camere. E poi abbiamo voluto per il Bulgari Hotel di Roma, come per gli altri, un tocco locale, dalla cucina alle terme, così come a Tokyo abbiamo privilegiato una semplicità estrema e lineare, un minimalismo che non vuol dire assenza di complessità, anzi”.

Le decorazioni uniche di vetrate di Murano del Bulgari Hotel di Roma

Le decorazioni uniche di vetrate di Murano del Bulgari Hotel di Roma

Ne parla con orgoglio e ancora non sopita curiosità. “Ogni struttura ha il filo conduttore del rispetto della cultura ospitante, senza però mancare di ambizioni e tratti di universalità: ecco perché all’ingresso qui ti accoglie l’imperatore Augusto in forma di statua e in Cina un enorme dipinto del loro artista più importante. E in fondo la sintesi sta proprio in queste guest, in cui la scelta dei libri ti dice chi siamo e lo comunica a tutti. E infatti i libri sono più o meno gli stessi in tutti i nostri alberghi, disegnano parte della nostra identità. Lo abbiamo pensato, quest’albergo, come un nostro gioiello: tanti colori, diverse sfaccettature, una storia da raccontare. La gioielleria ti consente di avere uno stile chiaro, Bulgari appunto, ma come l’ospitalità ti permette una varietà di colori, materiali e lavorazioni infinite. Si somigliano più di quanto potremmo immaginare”.

Bulgari e il cinema

Bulgari poi è cinema, cultura. Lo intuisci fin nella stanza, dove ti lasciano un libro fotografico bellissimo nelle immagini come nei racconti di Gianni Bozzacchi su Liz Taylor, c0sì come un piccolo volume irresistibile di Bruno Munari, Supplemento al dizionario italiano, che punteggia i dettagli del nostro immaginario con l’ironia e la genialità dell’artista, designer e scrittore.

“Parli di Liz Taylor, che purtroppo non ho mai conosciuto. Però posso dirti una cosa sulle attrici che abbiamo scelto, nel passato come adesso,  per rappresentarci, pensa a Pryanka o Zendaya o Anne Hathaway. Se ci fai caso hanno tutte qualità simili, da sempre: indipendenti, di carattere molto forte, con obiettivi chiari e desiderose di eccellere. Magari riuscendo al contempo, spesso, a vivere una vita familiare. Questo non è un vezzo, chi ci rappresenta deve specchiare i nostri valori e veicolarli”.

Il cinema sarà sempre una sponda – “presto ci sarà un film ambientato per la maggior parte proprio in questo albergo, che si fonda su un dialogo tra me e un grande artista” – ma non entrerà l’azienda all’interno del mondo della produzione, “ma collaborare con chi ci chiede di raccontarci o essere iconici magari trovandoci, da Casinò a Il caso Thomas Crowne, come protagonisti con i nostri gioielli di un film, lo accoglieremo sempre con entusiasmo. Qui, per esempio, abbiamo aiutato molto la produzione, il cast in fondo è nostro, così come nel caso di Inside the dream, in cui si racconta la storia di un gioiello dall’inizio della sua fattura fino al red carpet del Festival di Venezia in cui lo indossa Zendaya. E possiamo dire di aver aperto un genere, so che la società di produzione presto farà lo stesso anche per altri brand”.

Alessandro Onorato, Priyanka Chopra Jonas, Mayor of Rome Roberto Gualtieri, Jean-Christophe Babin e Zendaya all'evento di apertura del Bulgari Hotel Roma. 8 giugno 2023

Alessandro Onorato, Priyanka Chopra Jonas, Mayor of Rome Roberto Gualtieri, Jean-Christophe Babin e Zendaya all’evento di apertura del Bulgari Hotel Roma. 8 giugno 2023

Una delle tante sfide per il futuro. “Il futuro è un concetto complesso per chi è atemporale come noi: se ci pensi la gioielleria esiste da 15000 anni, così come la conosciamo. Da sempre ha avuto un’importanza e una centralità emozionale, da sempre ha usato i materiali più preziosi, da sempre rappresenta il lusso e il bello. E soprattutto è un’arte antica e manuale che non si discosta molto, nella sua fattura, da come la affrontavano gli antichi romani, per esempio. Questo ti rende contemporaneo e assoluto, in un mondo che in tutti gli altri suoi aspetti è continuamente sconvolto e cambiato dalla tecnologia. Tu hai la responsabilità di essere simbolo di qualcosa di eterno e delle emozioni fondamentali e per te il futuro è rimanere coerente a questa scommessa lunga migliaia di anni”.

“Dobbiamo trovare il futuro nel nostro passato, e viceversa, senza tradirci mai. Per intenderci, il serpente rimarrà sempre, è la nostra firma, ma allo stesso tempo non dobbiamo mai rinunciare ad affrontare tutte le sfide in modo evolutivo. Proprio come abbiamo fatto con questo albergo: non lo considero un hotel, ma un altro monumento di Roma, un’opera d’arte che deve essere degna di questa piazza, di questa città. E che l’aiuterà ad evolversi”.

Priyanka Chopra, Jean-Christophe Babin, Anne Hathaway e Zendaya

Priyanka Chopra, Jean-Christophe Babin, Anne Hathaway e Zendaya