Made in England: benvenuti al “cinema mondiale” di Michael Powell e Emeric Pressburger, “che oggi attira anche i giovani”. Parola di Thelma Schoonmaker

"Sono felice che questo documentario possa aiutare a sostenere i loro film", confida la storica montatrice di Martin Scorsese e vedova di Powell, nonché produttrice esecutiva del film diretto da David Hinton. Che le fa eco: "Avevano un approccio audace e radicale". In esclusiva su Mubi dal 28 giugno dopo l'anteprima alla Berlinale. L'intervista di THR Roma

“Beh, devo ammettere che non ne vedo granché di film. Lavoro così tante ore che non vado quasi mai al cinema”. La confessione, accompagnata da una sonora risata, arriva da un’insospettabile Thelma Schoonmaker, storica montatrice di Martin Scorsese e produttrice esecutiva di Made in England, documentario diretto da David Hinton e dedicato al cinema di Michael Powell e Emeric Pressburger, presentato in anteprima alla Berlinale 2024 nella sezione Berlinale Special in streaming in esclusiva su Mubi dal 28 giugno.

THR Roma la incontra insieme al regista via zoom in una giornata dedicata alla promozione di quella che a tutti gli effetti è una lettera d’amore al duo di cineasti britannici accompagnata proprio dalla voce di Scorsese che ripercorre le tappe più significative del loro percorso artistico confidando quanto i loro film siano stati – e siano tutt’ora – una fonte inesauribile d’ispirazione.

Martin Scorsese, Michael Powell e Thelma Schoonmaker

Martin Scorsese, Michael Powell e Thelma Schoonmaker

Un nuovo pubblico

Se dovessimo fare un paragone musicale potremmo definire Powell e Pressburger i Lennon e McCartney del cinema britannico. Dal 1939 al 1972 hanno collaborato – dal 1943 attraverso la loro casa di produzione, The Archers – e realizzato delle pellicole coraggiose, innovative, influenti e popolari. Duello a Berlino, Un racconto di Canterbury, Scala al paradiso, Narciso nero, Scarpette rosse. In tutto ventiquattro film in cui principalmente Powell sedeva dietro la macchina da presa e Pressburger si occupava della produzione e del sonoro su sceneggiature scritte a quattro mani.

“Adesso un gran numero di giovani è interessato a questi film”, sottolinea Schoonmaker, vedova di Powell, mentre di tanto in tanto sorseggia dell’acqua e limone ghiacciata con una cannuccia. “Si spera che questo documentario possa aumentare quel numero e aprire la loro mente a film realizzati settant’anni fa. È stato davvero scioccante per me, in senso positivo, quando ero alle proiezioni in Inghilterra e guardavo il pubblico. La metà di loro erano giovani. È stato fantastico. Sta succedendo qualcosa che li attira verso questi film e sono felice che il documentario possa aiutare a sostenerlo”.

“Il motivo per cui il film è importante è proprio perché in molti non hanno mai sentito parlare di Powell e Pressburger”, aggiunge Hinton. Il punto centrale nel fare film è fare un loro lavoro che venga ampiamente conosciuto. È una grande notizia sapere che potremmo introdurre il pubblico a dei titoli che non conoscono. E ovviamente, per me, è anche una questione di orgoglio. Da britannico sono molto orgoglioso di ciò che hanno raggiunto. E lo sono molto anche del fatto che Scorsese, il più grande regista vivente al mondo, sia stato così ampiamente influenzato e ispirato dal loro cinema. Se un genio come lui può essere un sostenitore di questi film e farli conoscere alle persone, per me è un risultato fantastico”.

Una scena di Scarpette rosse

Una scena di Scarpette rosse

Powell e Pressburger: un cinema dimenticato

Durante la seconda guerra mondiale i loro film erano il fiore all’occhiello del cinema britannico, ma una volta cessato il conflitto – complice il cambiamento della società – qualcosa si è rotto fino a portare le loro opere all’oblio. “È stato meraviglioso cercare di spiegare alle persone cosa fosse successo, perché questi grandi film sono stati dimenticati quando la guerra è finita. Hanno realizzato dei capolavori, ma qualcosa era cambiato profondamente nel Paese. Era entrato in vigore un nuovo tipo di governo e le persone, in una certa misura, cercavano di sbarazzarsi di certe cose che forse sentivano non essere più buone”, continua la montatrice.

“Sfortunatamente alcune di loro hanno associato questi grandi film al colonialismo, il che è stato davvero folle e molto ingiusto. In Inghilterra l’atmosfera è cambiata, ed è per questo che è venuta alla ribalta una diversa forma di cinema chiamata Kitchen Sink School (movimento artistico con al centro giovani protagonisti disillusi nei confronti della società, ndr). Ma Powell e Pressburger volevano realizzare film per il mondo. Michael diceva che non doveva esserci un’eredità cinematografica nazionale e che i film dovevano essere fatti per il mondo”.

“Quello che lo infastidiva era che quando finì l’era dei film muti e arrivarono i dialoghi di tutti i diversi paesi, fu necessario il doppiaggio”, ricorda Schoonmaker. “Quando iniziò a lavorare nel cinema si poteva semplicemente mandare un film in Giappone e, poiché c’erano solo cartelli scritti che dicevano cosa stava succedendo, ai giapponesi bastava sostituirli. Ma il resto del film sarebbe rimasto esattamente lo stesso. Era un cinema mondiale. Era ciò con cui era cresciuto e che gli sarebbe piaciuto continuare. Nei loro film c’era un uso costante di lingue straniere, dal francese al tedesco, che non venivano molto tradotte, perché volevano abituare la gente a stare in contatto con il resto del mondo”.

Michael Powell e Emeric Pressburger sul set di Scala al paradiso

Michael Powell e Emeric Pressburger sul set di Scala al paradiso

Made in England e la collaborazione tra Thelma, Marty e David

Come racconta Made in England, dopo il periodo d’oro per Powell e Pressburger c’è stata una lunga e dolorosa battuta d’arresto. Per Powell una seconda fase è iniziata grazie all’incontro con un giovane cineasta cresciuto con i loro film: Martin Scorsese. Quella che era iniziata come una chiacchierata tra un veterano e un regista che si affacciava (con ottimi risultati) all’industria cinematografica è finita per diventare un’amicizia lunga una vita.

“Anche per me è stato un viaggio durato molto tempo” racconta David Hinton. “Ho incontrato Michael Powell per la prima volta nel 1986, quando ho realizzato un film con lui per la tv in occasione dell’uscita della sua autobiografia, A Life In Movies: An Autobiography. A quei tempi ero solo un giovane distratto. È stato per me una grande ispirazione e un’enorme influenza e, in una certa misura, ha vissuto con me da allora”, racconta David Hinton.

“Per realizzare Made in England ci sono voluti cinque anni da quando abbiamo iniziato a parlarne a quando l’abbiamo completato. È stato un processo lungo perché quando abbiamo iniziato la produzione, Thelma e Scorsese stavano lavorando a Killers of the Flower Moon. Un film enorme”, aggiunge il restia. “Quindi per molto tempo non hanno potuto concentrarsi sul documentario. Ho fatto molto del lavoro preliminare e poi, una volta finito il loro film, entrambi sono stati coinvolti molto pesantemente. Non solo ho lavorato con Scorsese sulla sceneggiatura, ma Thelma è stata anche molto coinvolta nel montaggio. È stata una produzione molto collaborativa dall’inizio alla fine”.

Un'immagine di Narciso nero

Un’immagine di Narciso nero

Powell e Pressburger: qual è il film del cuore?

Uno degli aspetti più affascinanti di Made in England, realizzato con un ricco materiale d’archivio inedito, è la capacità dei film del duo di cineasti di saper parlare sempre in modo diverso a chi li guarda a distanza di anni. Come se ogni visione fatta in diverse fasi della vita portasse con sé delle nuove scoperte. Ma qual è il film del cuore di David Hinton e Thelma Schoonmaker?

Duello a Berlino”, afferma sicura la montatrice. “L’ho visto quando ero molto giovane ed ero così attratta dalla potente emozione di un uomo che perde il suo amore e lo cerca per il resto della sua vita. E poi era così insolito che un’attrice, in quel caso Deborah Kerr che all’epoca aveva solo 22 anni, interpretasse tre personaggi distinti di epoche diverse in modo così efficace. E penso anche alla notevole trasformazione del personaggio principale, che tra l’altro ebbe una grande influenza su Robert De Niro mentre si stava preparando per Toro scatenato. Ricordo che continuava a chiedere a Michael Powell: “Come ha fatto Roger Livesey a invecchiare così bene nel film?”. E Michael continuava a dirgli: “È recitazione”. Ciò che io e Marty ammiriamo da sempre dei film di Powell e Pressburger è l’emozione. Non il sentimentalismo. Una cosa che Scorsese odia!”.

“È una scelta molto difficile, perché amo tanti dei loro film. Ma se devo sceglierne uno sarebbe Scarpette Rosse”, gli fa eco il regista. “Ho sempre amato questo tipo di storie che si svolgono nel mondo artistico. Adoro l’alchimia della relazione tra i personaggi di Anton Walbrook e Moira Shearer. E adoro la cosa che Scorsese menziona riguardo al film, ovvero che è commerciale, ma allo stesso tempo sovversivo. Ha una storia in cui chiunque può entrare, ma contemporaneamente, nella sua tecnica è radicalmente inventivo. Penso all’espediente, nel mezzo del film, che interrompe la narrazione e introduce uno straordinario balletto sperimentale di 15 minuti. È una cosa così audace e radicale da fare in un film che mi emoziona”.

Michael Powell e Emeric Pressburger, protagonisti di Made in England

Michael Powell e Emeric Pressburger, protagonisti di Made in England

Cinema vs. streaming

Quello di Michael Powell e Emeric Pressburger è stato un cinema rivoluzionario sotto molti aspetti. Ma ogni epoca ha le sue di rivoluzioni e una delle nostre è senza dubbio lo streaming. “Mi piace, è solo un’opzione diversa di come potresti raccontare una storia”, ammette Hinton. “Ovviamente ci sono molti film che preferirei di gran lunga vedere sul grande schermo di un cinema, inclusa la maggior parte di quelli realizzati da Powell e Pressburger. Ma sono anche incredibilmente felice di sedermi davanti alla tv e guardare Succession o qualcosa del genere”.

“Michael Powell diceva sempre: ‘Non ho realizzato i miei film perché fossero visti da una persona seduta da sola in una stanza’. Ma penso che questo sia il modo in cui si fanno le cose di questi tempi. E forse non aveva ben capito come sarebbe cambiata la tecnologia per renderlo possibile. Quando sono seduto con il pubblico in un cinema, fa una tale differenza ascoltare le loro reazioni e vivere il film con loro. Ma sono anche abbastanza felice di essere quella persona seduta da sola in una stanza”.

Chiosa sorridendo Thelma Schoonmaker: “Anche Scorsese lo è. Guarda tante cose da solo”.