Alla ricerca di un cinema possibile (e oltre i confini): ecco i documentari del Torino Film Festival 2023

Opere che costruiscono e distruggono, che vanno lontano - dall'Ungheria al Perù a Taiwan - e che mettono in dubbio i formati come li conosciamo ai confini del reale, andando più a fondo nel digitale. Il programma completo delle sezioni nazionale e internazionale

Quali sono i confini del cinema? Provano a rispondere a questa domanda i documentari della 41esima edizione del Torino Film Festival, riflettendo su cosa significa riprendere un’immagine oggi, che sia  cinematografica, domestica o computerizzata. Un viaggio nei meandri del tempo, tra racconti da scoprire e altri da recuperare, che si spostano da visioni internazionali che coprono l’Europa andando dalla Francia all’Ungheria, e che trasmigrando fino all’isola di Taiwan o alle cave bianche del Perù. Sono diciotto in tutto le opere non fiction che arricchiscono il programma della manifestazione torinese – otto gli internazionali a fronte dei dieci nazionali – che si svolgerà dal 24 novembre al 2 dicembre.

Fuori dall’Italia – oltre, per l’appunto, il confine – i documentari si interrogano sulla differenza tra ambiente reale e ambiente digitale (Cielo abierto di Felipe Esparza Pérez), sul recupero del materiale (Silence of Reason di Kumjana Novakova) e sull’esistenza delle vecchie sale cinematografiche (Retratos fantasmas di Kleber Mendonça Filho).

In Italia, invece, è il futuro che si cerca di acciuffare, di espandere, di vederlo allargare davanti ai propri occhi, verso un nuovo cinema possibile. Lorenzo Pallotta con Terra Nova rivisita passato e presente giocando con i formati. Archivio e testimonianze si confrontano invece in Annuloje Liglin di Fabrizio Bellomo. Anche i percorsi autobiografici possono assumere dimensioni impreviste: accade a La meccanica delle cose di Alessandra Celesia, alla ricerca di un risanamento sentimentale, e a Giganti rosse di Riccardo Giacconi, opera teorica sul mettere e sul mettersi in scena.

Ritmi e geografie, politiche personali e collettive. I documentari del Torino Film Festival sono sospesi tra privato e pubblico, eppure sono più concreti che mai. Come Diamond Marine World di Hsiu Yi Huang, che vede rompersi la distanza tra regista e protagonista, uomo leggendario che avvia un allevamento di gamberi in Vietnam. O l’opera animata Pelikan Blue di László Csáki che riporta la truffa di tre giovani ungheresi all’indomani della fine del comunismo, non distante da Smiling Georgia di Luka Beradze, storia beffarda e contemplativa di una promessa elettorale finita in beffa.

Ma per comprendere al meglio la direzione del cinema (e del mondo) bisogna mettersi anche in prima persona. O, al massimo, metterci gli altri. Da qui i due ritratti nella sezione Italia di Andrea Gatopoulos e Fabrizio Polpettini. Il primo, A Stranger Quest, pone l’attenzione su un collezionista di mappe statunitense; il secondo, Getting older is wonderful, mette lo spettatore in ascolto di uno scrittore iraniano, esule politico. Ma c’è anche un tentativo di adattamento, Le belle estati di Mauro Santini, che incolla e abbina due romanzi di Cesare Pavese alla vita di un gruppo di liceali. È l’esistenza che si mescola al cinema. E di cui i documentari nazionali e internazionali di Torino sono l’esempio – e l’esperimento – lampante.

Concorso documentari internazionali

Cielo Abierto di Felipe Esparza Pérez (Perù, 2023, DCP, 65′)
Un padre, un figlio, una cava, un programma digitale. In mezzo, il ricordo di una moglie e di una madre
scomparsa. Come ricostruire un dialogo fra i due uomini? Come unire il materiale e l’astratto?

Clorindo testa di Mariano Llinás (Argentina, 2022, DCP, 100′)
Un film su Clorindo Testa, architetto brutalista argentino. O forse sul padre del regista o, ancora,
sull’Argentina. Di sicuro, un film di Llinás (Historias extraordinarias, La flor) geniale e vertiginoso.

Diamond marine world di Hsiu Yi Huang (Taiwan, 2023, DCP, 154′)
Il taiwanese Du ha un sogno: avviare un allevamento di gamberi in Myanmar. Ad aiutarlo c’è la ragazza
birmana Sue, mentre la regista filma tutto, anche quello che non dovrebbe… Un’avventura epica, politica,
incredibilmente intima.

Notre corps / Our body di Claire Simon (Francia, 2023, DCP, 168′)
Nel reparto di ginecologia di un ospedale di Parigi, Simon registra, ascolta e racconta storie, volti e malattie.Compresa la sua, in una straordinaria indagine sul corpo, e la forza, delle donne.

Pelikan blue di László Csáki (Ungheria, 2023, DCP, 80′)
Alla fine del comunismo, tre ragazzi ungheresi si recano a ovest con biglietti contraffatti. E creano un
redditizio (e capitalistico) modello di lavoro. Una vicenda vera e paradossale raccontata con un’animazione
da street art.

Retratos fantasmas / Pictures of ghosts di Kleber Mendonça Filho (Brasile, 2023, DCP, 93′)
Un viaggio nel tempo e nell’architettura di Recife e nel cinema dello stesso Mendonça, tra archivio, ricordi e istantanee di un passato in cui le sale erano luoghi di sogni e condivisioni. Un mondo di fantasmi.

Silence of reason di Kumjana Novakova (Bosnia, 2023, DCP, 63′)
Immagini d’archivio dall’ex Jugoslavia; il villaggio bosniaco di Foča, “il campo di stupro”; i racconti delle vittime delle violenze operate dalle truppe serbe: un film militante, durissimo, un atto di memoria e insieme di rinascita.

Smiling georgia di Luka Beradze (Georgia, 2023, DCP, 62′)
La promessa elettorale del presidente della Georgia (sconti per tutti sulle cure odontoiatriche!) priva dei
denti decine di persone. È una tragedia o una farsa? E qual è il costo delle mezze verità dei politici?

Concorso documentari nazionali

Anulloje liglin di Fabrizio Bellomo (Italia, 2023, DCP, 62′)
Tra prima persona e archivio, sulle tracce del regime comunista di Enver Hoxha, disperse nel paesaggio
paradossale dell’Albania di oggi.

Le belle estati di Mauro Santini (Italia, 2023, DCP, 74′)
Uno dei massimi registi del cinema laterale italiano adatta Pavese al corpo, allo sguardo e al presente di un liceo pesarese. Un teen movie sperimentale.

Getting older is wonderful di Fabrizio Polpettini (Francia / Italia, 2023, DCP, 57′)
Vita e opere di Kader Abdolah, scrittore iraniano diventato olandese dopo essere fuggito dal suo paese. Un
ritratto politico sul senso di essere intellettuale.

Giganti rosse di Riccardo Giacconi (Italia, 2023, DCP, 87′)
Esordio nel lungo di una promessa mantenuta del nostro cinema di ricerca. Una commedia familiare. E un
giallo sulla messa in scena della realtà e della memoria.

Lux santa di Matteo Russo (Italia, 2023, DCP, 73′)
Tre amici nell’entroterra calabrese. La festa patronale è in arrivo. Un documentario di prossimità, sincero
e potente.

La meccanica delle cose/The mechanics of things di Alessandra Celesia (Francia / Germania, 2023,
DCP, 92′)
Un gatto cade dall’ottavo piano. Sopravvive. È solo il principio di una ricerca in prima persona su come
riparare non solo i corpi, ma anche i sentimenti.

Oltre la valle di Virginia Bellizzi (Italia, 2023, DCP, 80′)
Confine fra Italia e Francia, terra di transito: le vite dei migranti si intrecciano a quelle degli operatori di un centro di accoglienza.

A stranger quest di Andrea Gatopoulos (Italia/USA/Canada, 2023, DCP, 104′)
David Rumsey è un grande collezionista di mappe. Il film è il suo museo: anche virtuale, anche sentimentale, tutto da attraversare.

Tempo di attesa di Claudia Brignone (Italia, 2023, DCP, 75′)
Intorno a un’ostetrica esperta, una comunità di donne in gravidanza nasce e si confronta nel parco del
Bosco di Capodimonte, a Napoli.

Terra nova di Lorenzo Pallotta (Italia, 2023, DCP, 53′)
2023. Una rompighiaccio segue la rotta di una nave che, 35 anni prima, cercava di raggiungere la baia di
Terra Nova. Tra presente e passato d’archivio, epica sperimentale.