Io capitano, andata e ritorno. Matteo Garrone: “Portare il film a Dakar è stata un’esperienza emozionante”

Dalla Mostra di Venezia fino agli Oscar (e alla statuetta mancata). Il regista e sceneggiatore, la cui opera conquista sette premi alla 69esima edizione dei David di Donatello, ricorda sul red carpet le proiezioni in Senegal per quei ragazzi "che sarebbero poi voluti partire". L'intervista a THR Roma

“È stata un’esperienza molto bella e emozionante”, racconta Matteo Garrone. “Oltre le periferie di Dakar il film è stato proiettato nei villaggi dove c’erano quei ragazzi che poi sarebbero potuti partire”. Un viaggio, andata e ritorno. Io capitano è stato presentato per la prima volta alla 80esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia e oggi ha quasi sbancato i David di Donatello, ma la sua storia parte da ben lontano. Da un altro paese, un’altra cultura, un altro universo che, per raggiungere le possibilità dell’Europa, deve affrontare i pericoli del mare, le insidie del deserto, la violenza umana.

È la storia dei protagonisti Seydou e Moussa, col sogno di lavorare nella musica, ma di cui il regista e sceneggiatore – alla scrittura insieme a Massimo Gaudioso, Massimo Ceccherini e Andrea Tagliaferri – prende ispirazione dai racconti di Mamadou Kouassi, vissuti sulla sua pelle. (Dis)avventure che l’autore di Pinocchio e Il racconto dei racconti ha plasmato con il suo tocco: Io capitano, sugli immigrati del Mediterraneo, è a tutti gli effetti tra le sue “favole nere”, come ormai vengono chiamate.

Mentre al Lido la pellicola viene presentata tra fasti e riconoscimenti, scorrendo in sala davanti agli occhi degli spettatori, la crudeltà di Io capitano ripropone un itinerario all’inizio pieno di speranze, che prosegue poi solamente con un unico, atavico obiettivo: la perseveranza. Perseveranza nel continuare a camminare, nel cercare di arrivare vivi al giorno dopo, di non cedere sotto le torture delle detenzioni nei territori della Libia. Sopravvivere diventa l’imperativo di un’opera che non è mai cruenta pur nel suo essere dura, mai patologicamente ossessionata dalla sofferenza umana, così da poter accompagnare con dignità il percorso dei personaggi dalla vecchia alla nuova casa.

Viaggio che ha portato Matteo Garrone fino ad Hollywood. Dopo il premio speciale alla regia a Venezia 80, è il turno delle nomination ai Golden Globe e agli Oscar. Non stringerà tra le mani i riconoscimenti, ma l’accoglienza è comunque partecipe, condivisa, solidale. Anche Sean Penn e Joaquin Phoenix rimangono ammaliati dalla pellicola, facendo i complimenti al giovane Seydour Sarr, non percependo quanto il confine tra realtà e finzione si assottigli di fronte al neo attore non professionista – tanto che, nel film, mantiene il suo stesso nome.

Lido, Hollywood, Dakar: le tappe di Io Capitano di Matteo Garrone

C’è delusione quando l’Academy sceglie di non premiare Io capitano – in un anno, comunque, strepitoso per la categoria del miglior film internazionale, dove da Wenders a Galzer (il vincitore), c’era l’imbarazzo della scelta. Anche un briciolo di polemica (o, come al solito, sarebbe meglio soffermarsi davvero su cosa si è detto e non su ciò che si crede sia stato detto).

La frase incriminata, pronunciata da Garrone nell’ambito del Bif&st, è stata: “Agli Oscar Io capitano avrebbe potuto vincere, troppi sbagli”. Ma si sottintende che – sicuramente con un pizzico di pepe – sebbene soddisfacente, la compagna per gli Oscar si sarebbe potuta gestita con più slancio, facendo apprendere una lezione che potrebbe tornare utile nei prossimi (speriamo a breve) anni.

Matteo Garrone, Seydou Sarr e Moustapha Fall ai David 2024

Matteo Garrone, Seydou Sarr e Moustapha Fall

Ma prima di approdare ai David di Donatello 2024, dove la pellicola conquista sette premi tra cui miglior film e miglior regia – gli altri sono miglior fotografia, miglior montaggio, miglior effetti speciali visivi, miglior suono e miglior produttore – l’autore torna dove tutto è cominciato. Dakar diventa palco per alcune presentazioni speciali di Io capitano nella capitale del Senegal e nei suoi sobborghi.

Proiezioni fondamentali per Matteo Garrone: “L’importante era far vedere ai ragazzi i pericoli ai quali andavano incontro. Quindi non solo far vedere qui un controcampo rispetto a quella parte di viaggio che di solito non si vede e non si conosce, ma soprattutto farlo vedere a loro per fargli capire di cosa si trattava”. E, infine, si torna al red carpet. Paradossale se pensiamo alle vie impervie di Io capitano. Ma è lì che il cinema ci deve portare. E Garrone, anche durante la serata dei David, lo ha fatto.