Cinecittà. Studio 5. Siamo nella casa di Federico Fellini. Sono. Perché i protagonisti sono i candidati della 69esima edizione dei David di Donatello. E anche le star internazionali, come il britannico Josh O’Connor, non possono che lasciarsi pervadere dallo spirito onirico e trasognante della “casa” del padre de La dolce vita. Ma qual è il film preferito del maestro per la star di Challengers? “Otto e mezzo”, si lancia in un italiano sgangherato e sorridente, mentre stringe la mano alla sua “anima, sorella, amica, miglior regista con cui ho lavorato” Alice Rohrwacher, la nuova voce del realismo magico.
L’attore di The Crown è nella cinquina dei migliori interpreti maschili, premio però andato all’esordiente alla regia Michele Riondino che ha anche debuttato dietro la camera da presa con Palazzina Laf. “Il paragone con i grandi? Mi riempiono di orgoglio”, commenta quando si fa notare che in molti l’hanno avvicinato ad alcuni dei più noti film politici di Elio Petri. Ma l’importante è aver avuto l’occasione di poter parlare di lavoratori, cittadini, persone che esistono e che è giusto riescano a venir rappresentate sul grande schermo.
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Schermo che di storie, da C’è ancora domani a Cento domeniche, ha parlato del e per il pubblico, lo stesso che ha amato e premiato le opere andando in sala. Come il film di Paola Cortellesi, che risplende sul tappeto rosso. Si ferma ad ogni microfono, vuole condividere il suo riconoscimento per l’affetto dato alla pellicola con tutti quanti. E, soprattutto, con gli spettatori che sente di “dover rispettare uno per uno”.
Stunt e viaggio, cinema e magia ai David di Donatello 2024
Da Vinicio Marchioni a Emanuela Fanelli, gli interpreti dell’opera in bianco e nero si illuminano a ricordare il lavoro sul set con Cortellesi. Senza paura per i cliché dei film alla “a piedi scarzi” e pensando anche, perché no, di poter un giorno far parte di un musical. Guardando fino a Hollywood e agli stunt di Ryan Gosling in The Fall Guy, con Pierfrancesco Favino candidato per Comandante, ma presente anche nei nominati Adagio e L’ultima notte di Amore: “Ovvio, è divertente a volte recitare nel mare in un sommergibile o saltare in mezzo al fuoco”.
Il cinema come un viaggio, lo stesso compiuto da Matteo Garrone, David alla regia e per il miglior film, che da Dakar è arrivato alla Mostra del Cinema di Venezia, per tornare poi in Senegal, dove l’autore ha portato nei villaggi la sua favola amara per mostrare a quei ragazzi, gli stessi che hanno l’età dei suoi protagonisti Seydou e Moussa, i pericoli di un itinerario che punta al sogno, ma può togliere anche la vita.
È così il cinema che vogliamo. Emozionante e riflessivo. Magnifico, ma anche estremamente terreno. Lo abbiamo visto seduti alle poltrone delle sale, nelle stelle che hanno sfilato sul red carpet, lo abbiamo sentito nelle loro parole e scrutato nelle loro storie. Storie che non finiranno mai. Storie da cinema. Storie d’amore. Come Il sol dell’avvenire, che ci dice Barbora Bobulova: “Forse uno dei pochi film d’amore di Nanni Moretti”.
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