David di Donatello 2024, Lucia Borgonzoni sul discorso di Mattarella: “Il pensiero di chiunque è un valore aggiunto. Basta che non si offenda o si banalizzi”

Così si è espresso il sottosegretario alla cultura sul red carpet dopo le parole del presidente della Repubblica proclamato la mattina al Quirinale: "Con me sfonda una porta aperta, ho fatto anche l'Accademia delle Belle Arti"

“Con me sfonda una porta aperta, ho fatto anche l’Accademia di Belle Arti”, commenta così le parole di Sergio Mattarella il sottosegretario della cultura Lucia Borgonzoni, sul red carpet serale dei David di Donatello 2024. Il presidente della Repubblica ha lanciato un appello ben chiaro durante la conferenza ufficiale del 3 maggio al Quirinale per la 69esimi edizione dei premi, che si sono poi svolti la stessa sera nel famoso Studio 5 di Cinecittà, tanto caro al maestro Federico Fellini.

“Credo che le espressioni culturali e del pensiero di chiunque siano solamente un valore aggiunto. L’importante è che lo si faccia nei toni e nei modi per non offendere nessun altro. O non si banalizzino, perché spesso si possono avere pensieri anche alti, ma magari si dicono in una maniera che non permette il confronto”, dice la sottosegretaria.

Che conclude: “La vera cosa bella del poter esprimere ognuno il suo pensiero è che poi, attraverso un confronto, magari uno dei due può cambiare idea o ne può nascere una nuova”.

Il sottosegretario si rifaceva al discorso accorato che affonda le radici nell’importanza della settima arte nella cultura italiana, e di quanto sia stata riflesso di un andamento sociale che ha fatto sempre gioco-forza con ciò che c’era fuori e dentro lo schermo.

Così si era espresso la mattina Mattarella: “Grande attenzione va rivolta in particolare all’espressione dei giovani artisti, che devono poter provare, sperimentare, dunque formarsi e crescere. L’ingresso di nuove generazioni produce nuova ricchezza. Esprime libertà, quella libertà da assicurare anche a chi non condivide i nostri gusti, a chi la pensa diversamente”.

Proseguiva il capo dello Stato: “La storia del nostro paese, la storia della Repubblica e delle conquiste di libertà e democrazia, è passata dal grande schermo”.

Parole di speranza e ispirazione, ma anche una chiara visione della tutela e della salvaguardia dell’espressività dell’arte, priva di censure e al servizio di storie necessarie, che siano di denuncia o intrattenimento: “È stata narrata attraverso emozioni, volti, sentimenti, attraverso le vicende drammatiche e speranze che sorgevano, attraverso la quotidianità del vivere e l’eccezionalità di tante storie personali. ‘Nulla è in grado di rivelare come il cinema i fondamenti di una nazione’, disse Alberto Lattuada nella prima riunione dell’Associazione culturale del cinema italiano, a Roma, pochi giorni prima del 25 aprile 1945”.

È aggrappandosi a questo spunto che Sergio Mattarella ha proseguito, insistendo sulla libertà: “Il cinema, vivendo in un contesto di libertà e di pluralismo, svolge questa preziosa funzione di ricerca e di sfida creativa, incoraggiato nel produrre, nell’innovare, anche nel rischiare. Il cinema, nel volgere degli anni ha costantemente ampliato le sue potenzialità espressive e narrative e, con esse, la capacità delle persone che ne fruiscono di immaginare, conoscere, riflettere, fare memoria, sorridere e piangere, sognare”.