Regina Rossa, parlano Vicky Luengo e Hovik Keuchkerian: “La serie? L’opportunità per inventare qualcosa da zero”

“La verità è che è stata una sfida. È stato divertente perché quando inizi a immaginarlo non hai riferimenti. Non sai su cosa basarti o a cosa assomigliare” racconta a THR Roma l'attrice che interpreta Antonia Scott, la donna più intelligente del mondo nata dalla penna di Juan Gómez-Jurado. Dal 29 febbraio su Prime Video

Oltre 2 milioni di copie vendute solo in Spagna e tradotto in 40 lingue. Regina Rossa, il primo romanzo della trilogia firmata da Juan Gómez-Jurado – ripubblicato da Fazi Editore – è un fenomeno letterario dalla portata così gigantesca che era chiaro che, presto o tardi, sarebbe arrivata una trasposizione per il piccolo o grande schermo. Dal 29 febbraio in esclusiva su Prime Video le parole di Gómez-Jurado – ora in libreria con un nuovo giallo, Tutto brucia – prendono vita grazie a una serie in sette episodi con al centro Antonia Scott (Vicky Luengo), la persona più intelligente sulla Terra.

È questa intelligenza che l’ha resa la Regina Rossa di un progetto di polizia segreto e sperimentale. Ma Antonia ha finito per perdere tutto. Quando il figlio di un potente magnate viene trovato assassinato e la figlia dell’uomo più ricco di Spagna viene rapita, l’organizzazione si mette in moto. Per riattivare Antonia, il suo ex capo, Mentor, si rivolge a Jon Gutiérrez (Hovik Keuchkerian), un poliziotto basco dal carattere irascibile con il quale daranno la caccia a un serial killer che terrorizza Madrid.

Regina Rossa, tra sfide e ironia

Ma com’è interpretare la donna più intelligente del mondo? “La verità è che è stata una sfida. È stato divertente perché quando inizi a immaginarlo non hai riferimenti. Non sai su cosa basarti o a cosa assomigliare” confida Vicky Luengo.

“Quindi tutto è un’opportunità per inventare qualcosa da zero. Ho cercato di stare lontana dai cliché e di non fare la prima cosa che mi venisse in mente. Volevo rendere reale l’Antonia Scott del romanzo di Juan Gómez Curado. E quindi ho preso tutte le sfumature che aveva scritto: la depressione, gli attacchi di ansia e sopratutto il senso di colpa che ha. E il bisogno di costruirsi una corazza intorno. Ma è esclusivamente perché prova un grande dolore e perché si sente molto sola. Mi sono concentrata su questo più che sull’intelligenza. Perché recitarla avrebbe sottolineato troppo qualcosa che non mi interessava come attrice”.

Una serie ambientata a Madrid in cui convivono due realtà. La città colorata della superficie e quella cupa del sottosuolo. Una doppia anima, come quella che attraversa la serie grazie anche al personaggio interpretato da Hovik Keuchkerian. “Jon Gutiérrez ha un fisico che si suppone essere come il mio. Credo sia stata una delle ragioni per cui ero una delle opzioni principali per il ruolo” scherza Hovik Keuchkerian. “È una persona che ha imparato a usare il senso dell’umorismo per vivere. E a capire che le cose non vanno sempre come uno vuole o desidera. Ecco perché usa così tanto l’ironia. Ma una delle qualità fondamentali del personaggio è che non cerca di essere divertente. Non fa battute. Fa un commento, ma non cerca di far ridere. E quando questo accade davvero, allora si ride”.

Non solo indagini

Se il romanzo di Juan Gómez-Jurado ha una particolarità è senza dubbio quella di puntare l’attenzione sull’evoluzione emotiva dei suoi personaggi, importante tanto quanto l’indagine. Un aspetto ripreso e sviluppato anche nella serie. “Io e Hovik ci capiamo molto nella vita reale. Lo ammiro molto come attore. E credo che questo sia il motivo per cui quando si inizia a lavorare sull’evoluzione emotiva sia molto importante avere di fronte qualcuno che ti ispiri questa ammirazione. E che il lavoro venga preso con la stessa serietà con cui lo prendi tu, anche se poi ridevamo ogni minuto delle riprese” confida l’attrice.

“Anche nella vita reale succede che le emozioni più dure o difficili le mostri quando ti senti al sicuro. Non lo fai con persone che non conosci. E avere Hovik accanto a me ha permesso che il mio personaggio fosse in grado di mostrare parti di vulnerabilità, perché con lui mi sono sentita al sicuro, mi sono sentita vista dagli occhi dell’amore”

Estremamente dettagliato nelle descrizioni, Regina Rossa non è un romanzo dalla semplice trasposizione. Un lavoro complesso dal punto di vista registico ma anche emotivamente e fisicamente impegnativo. “Ci sono molte sequenze in cui abbiamo dovuto fare cose che non ero abituata a fare nemmeno come attrice. La sequenza dei suicidi all’inizio della serie, che dura due minuti, ho impiegato sei giorni per girarla. Lanciarmi con l’imbracatura, buttarmi a terra, saltare su un materassino…” ricorda Luengo.

“È vero che è stato difficile, ma è stato anche divertente, perché mi è sembrato molto interessante imparare e conoscere questo nuovo modo di fare le cose, di girare senza niente intorno a te, in una green room dove ti dicevano che dovevi immaginare che ci fosse una scimmia o un barattolo di vetro con del sangue”.

“Mi hanno detto: ‘Ora si entra in una giungla’. E c’erano solo due liane di plastica. Ho detto: ‘Ma sarà ridicolo’. Mi hanno risposto: ‘Fidati’” continua l’attrice. “E poi è incredibile, perché quando vedi la serie e quelle due liane di plastica in un cubo verde improvvisamente sono una giungla in cui cammino, mi ritrovo a dire: “Wow, che bello integrare il tuo lavoro con quello del team”.