Il produttore de La zona d’interesse, Danny Cohen, ha criticato il discorso con cui il regista del film Jonathan Glazer ha accettato l’Oscar al Miglior Film Internazionale. “Fondamentalmente non sono d’accordo con Jonathan”, ha detto il produttore intervenendo in nel podcast Unholy: Two Jews on the News curato dai giornalisti Yonit Levi di Israel Channel 12 News e Jonathan Freedland di The Guardian. Il produttore si pone così sulla stessa linea dell’altro produttore del film Len Blavatnik che si è dissociato dalle parole del regista.
Jonathan Glazer, ritirando il suo premio, ha chiesto il cessate il fuoco a Gaza. Le reazioni sono state sia di sostegno sia di rabbia, da parte di chi ha accusato il regista di rifiutare la sua ebraicità. Per il regista il suo film ambientato ad Auschwitz “mostra dove porta la disumanizzazione, nella sua forma peggiore”. E ha continuato: “In questo momento, siamo qui come uomini che rifiutano la strumentalizzazione della loro ebraicità e dell’Olocausto da parte di un’occupazione, che ha portato al conflitto per così tante persone innocenti, che si tratti delle vittime del 7 ottobre in Israele o dell’attacco in corso a Gaza”.
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Intervenendo nel podcast Cohen ha dichiarato: “Molte persone sono rimaste sconvolte e arrabbiate per questo discorso. E francamente capisco quella rabbia”. Cohen ha detto di essere stato contattato da “molte” persone della comunità ebraica “sconvolte dal fatto che l’Olocausto fosse associato a ciò che sta succedendo ora”.
Il produttore ha anche detto che il successo de La zona d’interesse rischia così di rimanere offuscato dalla polemica. “John ha impiegato 10 anni per realizzare il film. Ha realizzato qualcosa di straordinario, ma questa settimana la gente parla di più di ciò che ha detto per 30 secondi”, ha detto Cohen. “E penso che sia deplorevole perché mi piacerebbe che la conversazione si concentrasse sul film stesso”. Il produttore quindi si è detto estremamente orgoglioso del film. “Si tratta di un film straordinario e l’impatto che può avere sull’educazione all’Olocausto, che era certamente lo scopo mio e di Len Blavatnik”.
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