Venice Immersive alla prova della giuria. Heller: “Proverò la realtà espansa con la mente aperta”

“Quando ero bambino volevo avere dei superpoteri, la realtà virtuale è un modo per sfidare le leggi di gravità”, dichiara a THR Roma l'artista e Ceo di 3DAR, tra le persone incaricate di assegnare i premi per la sezione "immersiva" della Mostra del cinema di Venezia all'Isola del Lazzaretto Vecchio

Valutare l’arte è già di per sé un’impresa titanica. E valutare l’arte digitale per questa edizione di Venice Immersive, la sezione della Mostra del Cinema di Venezia dedicata alla realtà virtuale, non è meno complicato. Di questo il giurato German Heller, artista argentino e Ceo dell’azienda di animazione e videogiochi 3DAR, ne è consapevole. “Proverò le esperienze VR ed XR (Extended Reality, ndr) con la mente aperta e rilassata”, afferma Heller, in quest’intervista con The Hollywood Reporter Roma. E continua: “Devo semplicemente lasciarmi emozionare da ciò che vedrò e poi esprimere un parere”.

“Ho lavorato come regista, e ho guidato e valutato il lavoro degli altri”, continua Heller. “Negli anni ho sviluppato una bilancia di ciò che mi piace e non mi piace, ma anche di ciò che deve essere fatto perché mi piaccia di più. E in questo caso, devo solo andare con ciò che mi piace e ciò che non mi piace”; conclude il giurato.

Heller è in giuria per la sezione Venice Immersive assieme a Singing Chen, artista VR e documentarista di Taiwan, e Pedro Harres, regista e animatore brasiliano trapiantato a Berlino. Durante i giorni della Mostra, i giurati proveranno le esperienze disponibili all’Isola del Lazzaretto vecchio, e dovranno assegnare i premi Venice Immersive Grand Prize, lo Special Jury Prize e l’Achievement Prize.

Nella sua carriera, l’artista ha raccolto nomination agli Emmy e alla Mostra Venezia per progetti come Paper Birds, Gloomy Eyes e Eggscape. Con quest’ultimo progetto nel 2022 ha vinto il premio speciale della giuria proprio a Venice Immersive, di cui oggi è giurato. “Quando ero bambino volevo avere dei superpoteri”, racconta Heller, spiegando la sua passione per la realtà virtuale e l’arte immersiva. “E la realtà virtuale è un modo per sfidare le leggi di gravità e mettere la nostra immaginazione nel mondo”

Le difficoltà tecniche

Trattandosi di un’arte strettamente legata alla tecnologia, è possibile che qualcosa – semplicemente – non funzioni. Nel mondo dei videogiochi e delle stringhe di codice chilometriche è più che probabile che ci sia qualcosa, in quel groviglio, che debba essere risolto. I cosiddetti bug o crash, ovvero quando le cose non vanno come pensato, nel primo caso, o quando si chiude il software improvvisamente, nel secondo, rompendo il ritmo del coinvolgimento.

Sono eventualità che anche durante Venice Immersive possono succedere, essendo che si tratta di esperienze non distribuite al pubblico in modo “massivo” e quindi non affinate. Qualcuno direbbe che sono delle alpha o delle beta, se si volesse utilizzare il linguaggio informatico. Ma ciò che è importante, è che questa eventualità – i giurati – l’hanno presa in considerazione. Per Heller, le difficoltà tecniche sono come il maltempo, “succede e basta”.

“Non è facile portare un progetto e farlo funzionare con modifiche anche all’ultimo minuto”, spiega il giurato argentino. “Alcuni non funzioneranno bene la prima volta, per cui tornerò indietro a riprovarli – continua Heller – non voglio che qualche difficoltà tecnica mi impedisca di vedere l’intento del lavoro”.

Il mercato VR

Il mercato della realtà virtuale è molto strano. La VR era la cosiddetta “next big thing” diversi anni fa, ma – a differenza di altri prodotti – ha continuato a mantenere un suo mercato e una sua nicchia di appassionati, fidelizzati. Semplicemente non vuole morire, spiega l’artista German Heller.

“Arriva quasi a morire, e poi succede qualcosa per cui ritorna in auge” – continua il giurato – una volta è il metaverso ( che è stato un fallimento di per sé) e adesso Apple Vision Pro, e ritorna il potenziale e la validazione del medium nel mainstream, che avrà un suo successo, probabilmente tra le persone ricche, e poi usciranno altri visori che vogliono eguagliare la tecnica ma a prezzi diversi”: E conclude: “Insomma, per la VR sono un true believer”.

Poi c’è la distribuzione, il vendere un’opera in realtà virtuale sul mercato. “Quando si realizza un prodotto, se non si pensa al mercato può succedere davvero di tutto, può andare bene o non funzionare”, spiega Heller. “Magari la tua opera è più un pezzo d’autore, qualcosa di personale che volevi condividere con il mondo. E in fondo, qual è il mercato per una poesia? La metti in un libro con altre poesie e poi la distribuisci, e forse qualcuno la pubblicizza, ma in principio era solo il tuo desiderio di esprimerti”.

“Oggi il mercato della realtà virtuale è dominato dai videogiochi, se fai quello hai una possibilità di profitto maggiore. Se invece hai un’installazione, puoi andare in un museo, ma poi ci sono altri costi”, continua il giurato. “In questo festival si possono trovare tutti i casi della scena VR: alcune persone vogliono fare un prodotto per vendere bene e fare profitti, altri invece che vogliono esprimersi e basta”.