Perfect Blue di Satoshi Kon – che torna in sala con Nexo Digital il 22, 23 e 24 aprile in versione restaurata in 4k – ha influenzato molte opere a seguito della sua uscita nel 1997, incidendo sull’autore stesso. È chiaro che Paprika – Sognando un sogno, sempre di Kon e uscito nel 2006, nascondeva al suo interno la matrice della pellicola che l’ha preceduto, con la cinematografia dell’autore giapponese diventata un uroboro (il serpente che si mangia ripetutamente la coda) in cui il concetto di percezione di mondo fisico e metafisico non ha né inizio, né fine.
Tanti cineasti, affascinati, hanno cercato di ricreare atmosfere di mondi immateriali eppure così legati alle logiche della società raccontata da Satoshi Kon. Soprattutto la percezione del sé e come viene riflesso, che sia nello show business o nei sogni (che, a volte, possono essere anche sinonimi, o no?).
Se si dovesse perciò auspicare – o, meglio ancora, temere – una trasposizione live-action di Perfect Blue, si potrebbe affermare quasi con certezza che, a suo modo, è già stata fatta. Ci hanno pensato gli estimatori di Satoshi Kon, i quali hanno reso ancora più labile quel confine tra universi, facendo collidere due visioni autoriali: la loro e quella dell’artista di Sapporo. Da Darren Aronofsky a David Lynch, tutti hanno posto il seme per indagare il doppio che ci aspetta dietro al sipario, riverberando l’incubo e il subconscio della protagonista Mima di Perfect Blue.
1) Il cigno nero di Darren Aronofsky (2010)
Diretto da Darren Aronofsky, Il cigno nero è il racconto di Nina (già prima assonanza “sonora” nel nome della protagonista), la vincitrice dell’Oscar Natalie Portman, scelta per interpretare il ruolo principale nella nuova produzione danzante de Il lago dei cigni. Il suo sogno, però, inizia a incrinarsi quando una forte paranoia comincia a renderla guardinga nei confronti della sua rivale, la Lily di Mila Kunis.
La mente disturbata di Nina inizierà a proiettare allucinazioni e deliri, esplorando come in Perfect Blue i temi della frammentazione della personalità e l’incertezza sul proprio sé. La malattia mentale viene correlata alle dinamiche dell’industria dello spettacolo, in una dimensione lunatica e straniante, in cui tutto diventa ossessione, anche la colonna sonora di Clint Mansell.
2) Requiem for a Dream di Darren Aronofsky (2000)
Impossibile, però, non fare anche un accenno a Requiem for a Dream, sempre di Aronofsky e antecedente a Il cigno nero. Nell’opera che scavalla il secolo, quattro personaggi diventano sempre più assuefatti da sostanze stupefacenti. Ancora una volta l’identità viene avvolta da una foschia indefinita, in cui i confini tra chi si è e chi si è diventati a causa della droga si assottigliano sempre di più. Il sogno, in Requiem for a Dream, non diventa però la dimensione in cui i protagonisti rimangono imprigionati, bensì l’obiettivo che non si riesce a raggiungere e, per questo, comincia a logorarli lentamente.
3) Inland Empire di David Lynch (2006)
Sebbene l’assonanza più facile che può venire tra Perfect Blue e David Lynch è il suo onirico dramma su Hollywood Mulholland Drive (2001), storia di un’attrice che tenta di sfondare nel mondo del cinema, il film che gli è più prossimo è il successivo sogno inquietante dell’autore di Missoula, Montana: Inland Empire. Nel film la protagonista Laura Dern è già un’interprete affermata e sta lavorando a una pellicola intitolata On High in Blue Tomorrows. Blue, come il cult di Satoshi Kon. C’è persino un personaggio del film (nel film) che si chiama Susan Blue, ruolo che Nikki Grace (Dern) vuole conquistare.
Proprio come Mima nell’anime del 1997, anche in questo caso la protagonista si trova in più occasioni di fronte al proprio doppelgänger. Ed è l’elemento sessuale che, in entrambe le pellicole, comincia a distorcere la mente delle protagoniste: da una parte uno stupro simulato, dall’altra la spinta verso l’andare al letto con il proprio co-protagonista. Pur agendo in maniera differente sia sull’analisi dei film, che sulle svolte che intraprendono i personaggi, il sesso funge da trasformazione dentro il racconto e nel sé di Grace e Mima. Un ulteriore punto di contatto in un universo dello spettacolo profondamente fragile e corrotto.
Nota a margine: le tre “conigliette” della terza stagione di Twin Peaks di David Lynch sembrano essere un chiaro richiamo alle pop idol Cham di Perfect Blue.
4) Paprika – Sognando un sogno di Satoshi Kon (2006)
Quando si è fedeli ad un tema, lo si esplora fino in fondo. Perfect Blue, esordio già completo nella sua laboriosità, è stato comunque la base da cui continuare ad indagare il mondo dei sogni e l’influenza che ha sulla mente e la personalità delle persone. Anche – e soprattutto – per lo stesso autore Satoshi Kon. Nel 2006, infatti, esce il suo Paprika – Sognando un sogno, dopo i precedenti Millennium Actress (2001), Tokyo Godfathers (2003) e la serie Paranoia Agent (2004).
Essendo l’anime un’amalgama dell’intera filmografia fino a quel momento dell’autore giapponese, è inevitabile che Perfect Blue vada a inserirsi nel suo tessuto narrativo e, a volte, visivo. L’idea principale si fonda sulla fusione che può nascere dall’introduzione dei sogni nella vita reale, in una sovrapposizione in cui non si riconosco più i contorni. Ogni sequenza onirica di Paprika fa riferimento alle varie ispirazioni cinematografiche di Kon. E la maniera in cui la protagonista rimbalza da un sogno all’altro ricorda lo stile, quasi identico, a quello di Cham Mima in Perfect Blue.
5) Inception di Christopher Nolan (2008)
Per un inevitabile gioco di specchi, anche Inception di Christopher Nolan si trova legato a stregato giro a Perfect Blue di Satoshi Kon. Il collegamento: Paprika – Sognando un sogno. Il regista premio Oscar per Oppenheimer ha smascherato subito il suo essersi ispirato alla filmografia dell’artista giapponese.
E se in maniera traversale Perfect Blue e Inception condividono la potenza del subconscio e come questo influenzi la realtà, è proprio ancor più la connessione con Paprika a mettere in comunicazione i tre film insieme, con la macchina utilizzata per influenzare i sogni delle persone della pellicola di Nolan molto simile a quella dell’anime del 2006, nonché la scena iconica del corridoio rotante, presa direttamente in prestito dal regista nipponico.
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