Io e mio fratello, la recensione: i dubbi dei trentenni e un futuro pieno di possibilità

Denise Tantucci, Cristiano Caccamo e Greta Ferro sono i protagonisti del triangolo messo in scena da Luca Lucini. Una commedia romantica che fotografa le incertezze di una generazione

La famiglia da cui emanciparsi, il lavoro che scarseggia, le pressioni sociali, la vita sentimentale volubile. Sono numerose le variabili che possono portare a una crisi. Ma una crisi non sempre è sinonimo di catastrofe. Anzi. In quel momento di confusione e coordinate perse ci si può ritrovare anche più lucidi di prima, consapevoli di cosa si vuole davvero dalla vita. È quello che racconta Luca Lucini in Io e mio fratello, film targato Prime Video in cui il regista mette al centro del racconto la storia di due fratelli e di un amore condiviso.

Io e mio fratello, storia di una famiglia e di un amore

Da un lato c’è Sofia (Denise Tantucci), che alla soglia dei trent’anni vive Milano dove cerca di ritagliarsi un spazio nel mondo del lavoro mentre spezza i cuori di tutte le ragazze che incontra. Molti anni prima si è lasciata alle spalle un paesino calabrese senza più guardarsi indietro. È lì che sono rimasti sua madre Marilena (Lunetta Savino) e suo fratello Mauro (Cristiano Caccamo) con il quale ha sempre avuto un rapporto conflittuale. Lui, a differenza della sorella, è affidabile. Al punto da aver assunto sulle proprie spalle la responsabilità di portare avanti l’azienda di famiglia. Nonostante quella forse non sia davvero la sua strada.

L’unica cosa che sembra legare i due è Michela (Greta Ferro), primo e unico vero amore di Sofia, che però sta per sposare suo fratello Mauro. Quando la ragazza scopre delle imminenti nozze decide di tornare a casa con un obiettivo: far saltare il matrimonio. Da qui Io e mio fratello parte per raccontare una storia di una famiglia e di un amore. Quello romantico che fa battere il cuore ma anche quello dei rapporti di sangue, impossibili da sciogliere.

La confusione dei trent’anni

La regia di Lucini si muove tra macchina a mano e primi piani, dettagli strettissimi dei suoi protagonisti scelti per enfatizzarne le emozioni. I personaggi al centro del triangolo hanno davanti ai loro occhi una serie di possibilità da poter cogliere. Ma proprio questo rischia di bloccarli, di confonderli. Un racconto ancorato alla realtà che Io e mio fratello calibra mettendo in scena una commedia che non rinuncia a parentesi più leggere e divertenti grazie, ad esempio, ai personaggi di Nino Frassica, Claudio Colica e Teresa Mannino.

Quello che manca al film è una spinta narrativa in più – la sceneggiatura è firmata a sei mani da Lucini insieme a Marta Storti e Ilaria Storti – che possa permettere a Io e mio fratello di andare oltre la godibile commedia da piattaforma. Una freccia al suo arco è indubbiamente la naturalezza con la quale racconta l’amore, senza soffermarsi sulle etichette.