Perché nessuno parla dei padri separati? Ci hanno provato Fabrizio Moro e Alessio De Leonardis con Martedì e venerdì

L'idea c'è, e ce n'era bisogno. Qualcosa nella realizzazione non ha funzionato nel secondo film, un anno e mezzo dopo, degli stessi co-registi di Ghiaccio. Convince sempre Edoardo Pesce. In sala dal 22 febbraio

Il divorzio mette fine a un matrimonio, tradizionale, e non a una famiglia (tradizionale e non). Tutti i bisogni che i figli avevano prima, rimangono lì, gli stessi, anche dopo che i genitori si saranno allontanati. E questo potrebbe significare anche che non siano contenti di vedere un genitore una o due volte alla settimana. Così come potrebbe non esserlo un padre. Senza addentrarsi qui tra i motivi per cui debba essere il padre a “far visita” ai figli, tra disuguaglianze di genere nel mercato del lavoro e mancanza di infrastrutture sociali in aiuto delle famiglie, è vero che poco si parla di padri separati.

Un film ci ha provato: Martedì e venerdì di Fabrizio Moro e Alessio De Leonardis, che tornano dietro la macchina da presa a distanza di un anno e mezzo dal loro Ghiaccio.

Il titolo richiama i due giorni alla settimana in cui il protagonista (Edoardo Pesce), padre appena separato dalla moglie (Rosa Diletta Rossi), passa il tempo con la figlia undicenne. Che cosa fanno dunque i padri? Una volta che il loro universo quotidiano si restringe fino a diventare un martedì e venerdì, che cosa sentono, che cosa provano? Quanto la separazione incide sulla condizione finanziaria di una coppia? Tutte domande che in un Paese in cui le coppie si separano ogni cinque minuti (dati di una ricerca Moneyfarm del 2022) fanno parte di un universo che merita di essere rappresentato.

Eppure, sembra che la sceneggiatura abbia preferito rimanere in superficie e non abbia colto fino in fondo l’occasione per un racconto di un maschile che, se consapevole in questo tempo, si sente fragile.

Martedì e venerdì

Commento breve Grande idea, realizzazione scricchiolante
Data di uscita: 22/02/2024
Cast: Adamo Dionisi, Pier Giorgio Bellocchio, Mirko Frezza, Giorgio Caputo, Aurora Menenti, Edoardo Pesce.
Regista: Alessio De Leonardis e Fabrizio Moro
Sceneggiatori: Fabrizio Moro e Alessio De Leonardis
Durata: 105 minuti
Martedì e venerdì

Edoardo Pesce e Aurora Minenti in una scena del film Martedì e venerdì

Martedì e venerdì, la trama e il cast

Marino (Edoardo Pesce) è in un momento particolare e doloroso della sua vita. Si è appena separato da sua moglie Simona (Rosa Diletta Rossi) e può vedere sua figlia (Aurora Minenti) soltanto due giorni a settimana, martedì e venerdì. A causa di tasse non pagate accumulate nel tempo, è costretto a chiudere la sua officina motociclistica. Si ritrova così a dover cercare un altro lavoro e anche un’altra casa, dopo essere stato ospitato per un paio di mesi da suo fratello (Adamo Dionisi).

Le difficoltà economiche crescenti e l’incapacità di far fronte a una nuova e complicata gestione della sua vita privata lo spingono a unirsi alla banda di un amico criminale (Giorgio Caputo). Inizia così a rapinare supermercati, sfruttando la sua abilità di pilota di moto, ma arriverà il momento in cui questa nuova vita non sarà più segreta.

La recensione del film di Fabrizio Moro e Alessio De Leonardis

Insomma una storia di cui avevamo e abbiamo bisogno, quella di un padre separato. Quella del timore di perdere la quotidianità con i figli, di non riuscire più a recuperarlo quel tempo. Qui però navighiamo tra luoghi comuni, battute grossolane, dettagli didascalici. Un bacio di ritorno con la ex moglie, come se l’unica forma per riavvicinarsi dopo un divorzio sia questa. Un criminale che prova a fare il filosofo ma il discorso che gli hanno scritto è solo qualunquismo, per di più banale (“lei non mi manca perché mi ha svuotato il portafoglio”).

Avremmo forse preferito che Marino, prima di diventare un criminale, provasse almeno un paio di officine per mettere da parte qualche soldo, e non solo quella del rivale che lo vuole umiliare. Le rapine poi, di solito ma a quanto pare non sempre, si fanno coi caschi integrali con la visiera scura, non trasparente. E non c’è bisogno di uno zoom di cinque secondi sul casco poggiato sugli scatoloni del trasloco, perché l’abbiamo già capito che Marino i soldi se li è guadagnati con le rapine. Concludiamo l’elenco per non spoilerare qualcosa.

Una storia che avrebbe potuto essere raccontata con molta poesia. Poesia della romanità, del dolore dei padri e dei figli, del vivere che oggi spesso è sopravvivere, poesia di colori e di fotografia del film. Di contro, convince il cast. Gli attori, nessuno escluso, Edoardo Pesce, Rosa Diletta Rossi, Giorgio Caputo, Josafat Vagni, Aurora Menenti, Davide Argenti, Adamo Dionisi, Pier Giorgio Bellocchio e Mirko Frezza fanno bene il loro lavoro.