Past Lives: la riflessione di Celine Song su identità e destino per un debutto travolgente

Il titolo, prodotto da A24, è spettacolare nella sua “semplicità”. Una storia piccola quanto enorme fatta di dualismi, realtà speculari e riflessi. Miglior film ai Gotham Awards e cinque candidature ai Golden Globes. In sala dal 14 febbraio con Lucky Red

Che debutto travolgente quello di Celine Song. Caldo, sottilmente dolente, toccante. E profondamente vivo. Past Lives è un film vibrante, come le corde del violoncello della colonna sonora di Christopher Bear e Daniel Rossen che amplificano le emozioni di Nora (Greta Lee) e Hae Sung (Teo Yoo).

La loro è una storia che inizia da bambini a Seoul, tra le stradine in salita di una città che li ha visti inseparabili, e continua a New York, tra metropolitane e battelli, quando sono ormai adulti. Sposata con un americano lei, stretto nella rigidità della cultura coreana lui.

Past Lives, tra destino, fede e identità

In mezzo il silenzio di anni passati lontani, conversazioni infinite su Skype calcolando il fuso delle rispettive città e il bisogno di ritrovarsi faccia a faccia e guardarsi negli occhi senza uno schermo a separarli per dare un nome al sentimento che li lega. Parte da un racconto dai contorni autobiografici Past Lives – l’incontro della regista con un amico d’infanzia anni dopo il trasferimento della sua famiglia dalla Corea al Canada – per raccontare una storia di destino e identità.

Greta Lee e Teo Yoo in una scena di Past Lives

Greta Lee e Teo Yoo in una scena di Past Lives

“Quando lasci qualcosa, guadagni anche qualcosa”. Nora ha guadagnato una nuova cultura, una nuova lingua, una nuova prospettiva di vita. L’amore. Ma ha perso anche molto. Andare via significa lasciarsi dietro qualcosa e qualcuno. Nel suo caso un migliore amico, le sue radici e una lingua che parla quasi solo nei sogni. Nel film ritorna a più riprese il concetto dell’In-Yun, parola che in coreano può avere due significati. Provvidenza o destino.

Una storia di dualismi

E non è un caso che l’esordio di Song – candidato a cinque Golden Globes in sala dal 14 febbraio 2024 – sia un film di dualismi, di realtà speculari, di riflessi. Il volto di Nora e quello di Hae Sung, lo skyline di New York e quello di Seoul. Due lingue. Due culture. Due identità. Tutto parla e comunica. Tutto risuona. E pone domande che interrogano anche gli spettatori. Provvidenza o destino? Cosa ci ha portato ad essere chi siamo, a decidere chi amiamo? Un cumulo di coincidenze o di scelte consapevoli?

Greta Lee e Teo Yoo nella scena della giostra di Past Lives

Greta Lee e Teo Yoo nella scena della giostra di Past Lives

Filmato in 35mm e illuminato dalla fotografia avvolgente e intima di Shabier Kirchner, il film prodotto da A24 – in un’ennesima riconferma della libertà espressiva che lascia ai suoi registi – è spettacolare nella sua “semplicità”. Una storia piccola quanto enorme che usa la tecnologia per raccontare una relazione umana che evolve e si rincorre nel tempo. E che ci ricorda come frammenti di ciò che eravamo rimangano custoditi dentro di noi. E nel cuore di chi ci ha amato.