Un po’ melò, un po’ sci-fi. Il nemico: Paul Mescal e Saoirse Ronan alle prese con un matrimonio (e un mondo) al collasso

I due interpreti, forti della loro chimica, trainano l'adattamento diretto da Garth Davis del romanzo di Ian Reid. Una pellicola fuori fuoco che, se affidata ad attori meno magnetici e talentuosi, avrebbe finito per essere ancor meno penetrante. Su Prime Video

Midwest, 2065. Un terra arida e una distesa di alberi secchi. Tutto intorno il nulla. È quello che resta di un passato verde e rigoglioso, di campi coltivati e terreni fertili. Junior (Paul Mescal) ed Henrietta (Saoirse Ronan) sono una giovane coppia sposata che vive in una vecchia fattoria. Lui lavora in una fabbrica di carne, lei è cameriera in un diner. La loro relazione è in crisi. Mentre Henrietta si pone domande sul suo posto nel mondo e sul futuro, lui si limita ad aprirsi un’altra birra. Almeno fino a quando un uomo non bussa alla loro porta per avvertirli che Junior è stato selezionato per prendere parte a un programma spaziale che durerà due anni. Al suo posto, sulla Terra, un “sostituto biologico” identico a lui per non lasciare sola la moglie. È questo l’incipit de Il nemico (Foe in originale), thriller sci-fi diretto da Garth Davis.

L’adattamento cinematografico, disponibile su Prime Video, del romanzo omonimo del 2018 di Ian Reid. Lo scrittore canadese di Sto pensando di finirla qui – anch’esso diventato un film diretto da Charlie Kaufman – che della pellicola è anche co-sceneggiatore insieme a Davis, già regista di Lion – La strada verso casa e Maria Maddalena.

Il nemico, tra sci-fi e melò

Sullo sfondo del film le conseguenze del cambiamento climatico, di un mondo diventato una sfera inospitale che spinge l’uomo a cercare vita altrove. La Luna e Marte, certo. Ma l’umanità è andata oltre, al punto da creare un nuovo pianeta verso il quale, prima o poi, “tutti dovranno partire”. Intelligenze artificiali che sostituiscono gli esseri umani, la ricerca di nuove frontiere da esplorare, l’acqua potabile e zone abitabili diventate i beni più preziosi. Tutti elementi che letteratura e cinema hanno ampiamente scandagliato e raccontato ma che oggi costituiscono, sempre più drammaticamente, la nostra realtà e il futuro che ci aspetta.

Saoirse Ronan e Paul Mescal in una scena de Il nemico

Saoirse Ronan e Paul Mescal in una scena de Il nemico

Il nemico li prende e usa quasi a pretesto per addentrarsi nelle pieghe di un matrimonio in cui qualcosa si è rotto. E li lascia lì senza mai davvero prendere di petto un discorso che vada più a fondo, che s’interroghi o provi ad aggiungere nuove sfumature rispetto al romanzo scritto sei anni fa. Un lasso di tempo in cui il mondo, la tecnologia, le riflessioni e le ipotesi su presente e futuro sono inevitabilmente mutate. “Perché spendere soldi lì invece che sistemare le cose qui?”, si domanda Henrietta. “Le nostre sono azioni proattive” gli risponde Terrence, “per aiutare i figli dei nostri figli”. Ma tutto quello che ha a che fare con lo spazio e con le azioni citate rimane un cumulo di supposizioni per chi guarda.

La chimica di Saoirse Ronan e Paul Mescal

L’unico aspetto affrontato nella seconda parte del film è quello della coscienza delle intelligenze artificiali. Facoltà apparentemente impossibile ma che si manifesta nella pellicola creando uno squilibrio nella relazione tra Henrietta e Junior. Perché Il nemico più che sulla componente del thriller sci-fi spinge su quella del melò romantico. Un film ambientato nel futuro ma a cui la scenografia di Patrice Vermette e i costumi di Alice Babidge donano un’atmosfera anni Cinquanta. Un dramma da camera dal retrogusto teatrale in cui Saoirse Ronan e Paul Mescal sono la forza trainante.

Una scena de Il nemico

Una scena de Il nemico

I due interpreti, forti della loro chimica, fanno restare a galla una pellicola che, se affidata ad attori meno magnetici e talentuosi, avrebbe finito per essere ancor meno penetrante. La terra arida di un mondo collassato diventa metafora del loro matrimonio. Un luogo divenuto inospitale per entrambi. E dove la loro incomunicabilità finisce per tenere distante lo spettatore stesso.