Il potere delle donne. Parla Antonella d’Errico (Sky): “Il talento non ha genere, contano bravura e merito”

L'executive vice president content di Sky Italia e presidente di Vision Distribution non ama la distinzione di genere anche se è molto attenta alle politiche di empowerment femminile. "Da noi abbiamo un grande attenzione al work-life balance e incentiviamo la crescita professionale". E sul concorrente Fabio Fazio dice: "Il fatto che abbia successo ci fa solo piacere, perché sposta il pubblico dopo il numero 7 del telecomando". L'intervista di THR Roma

L’appuntamento con Antonella d’Errico è nel suo ufficio nella sede di Sky nell’hinterland milanese. Si trova al quinto piano della palazzina di vetro, per arrivarci si passa attraverso un ampio open space all’americana con le varie postazioni di lavoro.

“Il mio team è composto da circa 150 persone con un board bilanciato ma leggera prevalenza femminile”. Ci accoglie così Antonella d’Errico, executive vice president content di Sky Italia e presidente di Vision Distribution a cui abbiamo chiesto questo incontro per parlare di women’s empowerment.

L’ufficio si  affaccia sui binari della Stazione di Rogoredo, alle pareti la locandina della serie di Francesca Comencini Django e quella di Catch-22 con George Clooney. Una scrivania abbastanza ordinata, nessuna foto di famiglia, qualche gadget aziendale tra cui le protagoniste di Sex in the City, un cimelio di MTV dove ha lavorato per anni, qualche Dvd e la cover incorniciata di un settimanale che la ritrae.

È entrata in questo posto nel 2013, come sono stati questi 10 anni?

Mi sembra ieri, pazzesco! Il fatto che mi sembri ieri è sintomatico del fatto che sono stati veloci perché ho avuto la fortuna di poter cambiare ruoli e crescere continuamente all’interno di Sky.

Venivo da un’esperienza di quasi sette anni a Discovery da capo dei canali del Sud Europa. Avevo fatto molti anni girando in Francia, Spagna e Portogallo. Avevo bisogno di fermarmi e di approfondire un unico paese, il mio. Sono arrivata a Sky per lanciare l’offerta free to air.

Si riferisce a Cielo?

Esatto! E c’era la prospettiva di lanciare anche TV8. È stato un periodo molto entusiasmante perché Sky non aveva assolutamente cultura della televisione generalista, per sua stessa missione, essendo una pay tv. Mi sono molto divertita a creare sia i canali che la programmazione e banalmente anche la cultura di un tipo di tv che anziché fondarsi sul consumatore abbonato basi il proprio modello di business sulla pubblicità. Una tv che deve essere sostenibile e fare marginalità.

Poi però si è un filo allargata.

Mi è stata affidata anche l’offerta pay e il lancio di alcuni nuovi canali. Sky Atlantic, Sky Uno, Sky Arte esistevano già con grande successo e ne stavano per arrivare di nuovi che abbiamo lanciato insieme al mio team.

E non si è fermata lì.

Ho sotto la mia responsabilità anche il cinema e la produzione degli unscripted. C’è anche Vision Distribution dove abbiamo appena nominato Massimo Proietti nuovo amministratore delegato. Faccio un lavoro che posso definire assolutamente ricco, divertente, frenetico, stressante, tutto.

Antonella D'Errico - Executive Vice President Content di Sky Italia e Presidente di Vision Distribution

Antonella D’Errico – Executive Vice President Content di Sky Italia e Presidente di Vision Distribution

Com’è stata l’ascesa di una donna all’interno dell’azienda?

Nell’ultimo periodo sotto la guida di Andrea Duilio, il nostro amministratore delegato, c’è una presenza delle donne nei ruoli apicali sempre più forte. Anche a capo di Sky Group c’è una donna: Dana Strong. È un’azienda, la nostra, molto attiva su questo tema, che dedica grande attenzione alla crescita manageriale delle donne e le sostiene . Attualmente nell’executive team che riporta ad Andrea Duilio, di cui faccio parte,  noi donne superiamo il 50%, quindi siamo la maggioranza.  Nel 2019 eravamo solo il 15%.

Con Andrea Scrosati come andava? 

Sono entrata a lavorare proprio con Andrea Scrosati, mi aveva chiamata alla guida della free mentre ricopriva il mio ruolo attuale. Lui non faceva assolutamente distinzioni tra uomini e donne, come me è interessato alle capacità, mi riferisco proprio al setting dell’azienda di allora, ma era un fatto che all’epoca il board fosse molto maschile. Adesso è molto più equilibrato   ed è stato molto naturale arrivarci, senza prefissarsi delle “quote”. C’è massima apertura, confronto e rispetto, sono convinta che nella diversità ci sia sempre ricchezza.

Ha avuto quindi vita facile, professionalmente parlando?

Non è stato facile. Se le dicessi che sia stato tutto rose e fiori sarebbe una bugia. Ho iniziato a lavorare quando facevo l’università negli anni 90. Sicuramente non semplice per delle ragazze che entravano allora nel mondo del lavoro non essere oggetto di pregiudizi infondati. Per me fu in qualche modo uno shock. Non mi aspettavo, quando ho iniziato a lavorare, questa forte distinzione tra uomini e donne. Mi aveva molto colpita e turbata e mi sono chiesta spesso cosa stesse succedendo, venendo dall’università, dove questo non era previsto

C’è voluta molta costanza, molta resistenza, mi sono spostata a lavorare nelle multinazionali, luoghi dove c’era meritocrazia, aldilà del genere, che ti responsabilizzavano se eri bravo. per 9 anni in Levi’s assunta da un capo di San Francisco, facendo la spola tra Italia e Bruxelles. Ho imparato molto, ma ho dovuto sacrificare molto tempo libero, vacanze ecc

In casa sua come era la situazione?

Siamo tre fratelli, due femmine e un maschio e siamo stati cresciuti esattamente alla stessa maniera.

Come è il suo team?

Eterogeneo, da tutti i punti di vista. Per me il gender è irrilevante perché quello che conta è la bravura, il merito, la capacità. Direi che siamo molto equilibrati.

Da chi è composto?

Intanto sono fermamente convinta che il successo di un dipartimento o di un’organizzazione arrivi sempre grazie a tutte le persone del gruppo. La mia prima linea è composta da tre donne e due uomini che mi fa piacere citare: Daniele Ottier che è il capo del business affairs e anche della free a cui ho lasciato in dote quella che considero la mia creatura. Roberto Pisoni che ha lanciato e fatto crescere Sky Arte e poi ha preso sotto la sua responsabilità tutti i canali di intrattenimento. Margherita Amedei per la direzione dei canali cinema, Martina Sammaria, la PMO che gestisce i processi della nostra direzione. E poi c’è Francesca de Martini è alla guida delle produzioni originali unscripted (da Masterchef fino a X Factor). Tra l’altro il gruppo della produzione degli unscripted è praticamente tutto femminile.

Avete eliminato i maschietti?

Non c’è nulla di strategico, il team si è naturalmente formato in questo modo, sempre seguendo criteri meritocratici e di valore. Mi piace che il riconoscimento e la valorizzazione del talento siano slegati da temi gender, perché quando è così la managerialità femminile assume ancor più valore. Per fare il produttore di unscripted devi essere, secondo me, molto paziente e avere quella qualità che io per esempio non ho. Che è poi la stessa qualità degli uffici stampa e cioè quella di riuscire a sopportare i talent, avere resilienza (chiedendo con lo sguardo l’approvazione, ovviamente concessa, a Isabella Ferilli, della comunicazione Sky presente all’intervista).

Antonella D'Errico - Executive Vice President Content di Sky Italia e Presidente di Vision Distribution

Antonella D’Errico – Executive Vice President Content di Sky Italia e Presidente di Vision Distribution

Che tipo di capo è?

Inclusivo. Non è retorica, tu puoi fare bene solo se il gruppo è molto coeso, se c’è abitudine al dialogo e al confronto, se si condivide molto e si hanno degli obiettivi molto chiari. Il fatto di avere con me persone tanto in gamba rende il mio lavoro non solo più semplice ma anche più stimolante. Alcuni di loro c’erano già quando sono arrivata, altri  li ho fatti crescere, altri lavoravano in altre aree di Sky, ma fondamentalmente è stato un reshuffle di un insieme di talenti che facevano già parte dell’azienda.

C’è possibilità concreta di fare carriera in Sky?

Si c’è. C’è molta vita in Sky. Io e molte delle persone che lavorano con me ne siamo la prova. Alcuni avevano un determinato perimetro di responsabilità, il nostro ruolo prevede anche la capacità di intercettare il talento il potenziale e dare loro la chance di crescere e di fare di più. Cerchiamo di individuare internamente all’azienda quelli che possano essere i leader del futuro. È un percorso al quale dedichiamo tantissimo tempo perché rivediamo sia singolarmente ma anche come board le performance di tutti. Abbiamo dei piani di sviluppo per supportare e incentivare la leadership femminile che prevedono anche un percorso di mentoring.

In cosa consistono?

Si tratta di un percorso di affiancamento, molto customizzabile alle esigenze del singolo in cui chi affronta questo percorso di crescita manageriale viene seguito da un mentore con l’obiettivo di acquisire una visione strategica più ampia, formare la propria leadership e  prepararsi alle sfide del futuro.

Il fatto è che quando sei professionalmente giovane tendi ad avere una visione monodimensionale del lavoro e si vede sempre l’aspetto tecnico come elemento decisivo e invece poi quello che conta, e lo capisci dopo, sono le soft skill che ti aiutano a formulare delle strategie, a capire le persone che hai davanti, a guidare dei gruppi, a influenzare, e sono tutte cose che puoi capire solo stando di fianco a uno che lo fa.

Avete messo in atto politiche aziendali che permettono alle donne di conciliare lavoro e famiglia?

Noi abbiamo un grande attenzione al work-life balance, ad esempio lo smart working da noi c’è da ben prima che, causa pandemia, venisse adottato da tutti, di media le persone vengono due o tre volte alla settimana, 12 giorni al mese. Non lo dico perché ne faccio parte, ma onestamente devo dirle che ho visto poche realtà essere così vicine alle necessità delle donne che lavorano e che hanno delle famiglie, ma in generale parlerei di attenzione alle persone.

Antonella D'Errico - Executive Vice President Content di Sky Italia e Presidente di Vision Distribution

Antonella D’Errico – Executive Vice President Content di Sky Italia e Presidente di Vision Distribution

Soddisfatta della media di ascolto del 2,46 % di TV8 l’anno scorso?

Per me questo dato è molto soddisfacente anche perché quando è nata Cielo, come Sky ovviamente avevamo ben chiaro in mente che posizionandoci sui canali dopo il 20 potevamo ambire ad un certo tipo di risultarti e non oltre.

TV8 invece essendo nei primi nove numeri del telecomando aveva la possibilità puntare a risultati e a investimenti diversi, con delle ambizioni che spero di confermare anche per il 2024.

Non teme il successo che sta avendo Fabio Fazio sul Nove?

No, noi siamo soddisfatti dei nostri risultati che sono eccellenti, e il fatto che Fazio abbia successo a noi fa solo piacere perché contribuisce a spostare il pubblico dopo il numero 7 del telecomando. È una cosa che stavamo un po’ aspettando tutti e che quest’anno finalmente stiamo vedendo, anche la stampa ne parla . È dal 2015 che aspettiamo che questa cosa accada.

Se, fuori dalle prime 7 posizioni della generalista, va bene un canale, o un programma come quello di Fazio, che fa quei numeri – numeri che li facciamo quando abbiamo degli eventi sportivi – è chiaro che la gente si sposta e va ad esplorare luoghi nuovi, dove puoi anche sperimentare linguaggi alternativi.

La cosa più difficile è fare costantemente determinati numeri su quei canali.

Che criteri usa quando sceglie un programma? 

Sono molteplici perché non lavorando per una onlus ma per una società che deve fare profitto c’è sempre un criterio economico di sostenibilità

Fondamentalmente per me valgono due cose. La prima è la destinazione . Se è un prodotto per la televisione, su che tipo di piattaforma, su che tipo di canale. La seconda con che tipo di identità si deve poi collocare sul mercato.

Spieghi meglio.

Se lei chiede a chiunque quali sono i programmi che definiscono un canale o una piattaforma non ne riescono a citare più di due, al massimo tre. Questo perché è molto difficile trovare quelli che oggi sono i cosiddetti brand defining contents È fondamentale dare qualche cosa che sia o centrale o comunque limitrofo al tipo di posizionamento che il broadcaster vuole ottenere.

Vale anche per una tv generalista?

Avendo una tv generalista all’interno del gruppo il criterio di scelta è inevitabilmente influenzato anche da quello, In alcuni casi però le due cose viaggiano separatamente. Quando ho lanciato nel 2015 TV8 , il canale si basava su due pilastri fondanti. Uno era la MotoGP e l’altro Italia’s Got Talent. Due contenuti di questo tipo hanno dato chiaramente un posizionamento molto preciso su cui poi è stato costruito il resto. Ovvero un tipo di intrattenimento leggero ma non superficiale. Non a caso noi comunque non abbiamo i talk ma tutta una serie di contenuti che sono costruiti in modo approfondito, di alta qualità.

Ci sono prodotti che vanno bene sia sulla pay che sulla free.

Ci sono una serie di contenuti che vanno prima in finestra pay e poi andranno anche in finestra free, con determinate regole. Masterchef è andato sulla free a un anno di distanza dalla messa in onda della finestra pay e, nonostante il tempo trascorso, ha trovato comunque un suo pubblico, una sua fanbase e così ottiene successo anche sulla free.

Perché non ha fatto la stessa cosa con il GialappaShow?

La Gialappa’s rappresenta in questo momento lo show brand defining di TV8. Tornerà ad aprile quando andrà in onda anche il Gioco dei 9 al posto di 100% Italia, sempre con Nicola Savino. Il prime time identitario è sempre stata una cosa su cui ho puntato da subito scegliendo all’epoca Guess my age con Enrico Papiun grandissimo professionista, molto preparato anche sulle analisi dei format.

La nuova tv generalista aveva lanciato la sfida dell’access ed è andata benissimo e partiremo anche con la nuova stagione in autunno.

Il Gioco dei 9, GialappaShow sembrano però delle operazioni nostalgia. 

Era da tanto tempo che volevo che venissero da noi. Nutro per loro un grande stima. Adoro il Mago Forest. Non è stata assolutamente un’operazione nostalgia, perché hanno introdotto nuovi talenti comici, temi attuali pescati anche dai social. Era una cosa che avevamo molta voglia di fare ed ero convinta e sono contenta che sia stato anche dimostrato che ci fosse un pubblico orfano della Gialappa’s in televisione che non vedeva l’ora di rivedere quel tipo di intrattenimento lì. È stata una buona intuizione. Tra l’altro i fan della Gialappa’s sono telespettatori perfettamente coerenti con il pubblico di TV8 perché della stessa fascia età del canale che è tra i 40 e i 55 anni, abituati a un certo tipo di comicità, a questa leggerezza non stupida, non superficiale ma anzi una satira intelligente e graffiante. La stessa cosa che spero di fare con Il Gioco dei 9.

Il programma che le ha dato maggior soddisfazione?

Non posso risponderle perché poi dopo mi odierebbero tutti gli altri. Diciamo che sono molto fiera di alcuni talent che ho scovato, che è molto narcisistico (ride)!

Può farci dei nomi?

Sono fiera di avere lanciato Francesca Michielin alla conduzione di X Factor. Erano tutti scettici, a partire da lei. Sono molto fiera di Costantino della Gherardesca che ci dà sempre delle grandi soddisfazioni, avevo molta voglia di portare su Sky Pechino Express, un programma a cui mi piacerebbe proprio partecipare come concorrente se potessi (ride)

Sono orgogliosa del percorso creato con Alessandro Borghese con cui mi ricordo che abbiamo scelto insieme di percorrere la strada di 4 ristoranti. Che dire poi dei tre favolosi giudici di Masterchef se non che sono fierissima anche di loro.

Qualcosa o qualcuno che l’ha delusa?

Avevamo provato a fare due programmi di dating: un reality con delle ragazze che sceglievano tra quattro ragazzi diversi e un altro invece che era un papà o una mamma che dovevano cercare il partner. Erano entrambi molto divertenti e molto originali però non hanno funzionato su TV8, non hanno trovato il loro pubblico. Evidentemente il dating è qualche cosa che ai nostri telespettatori non interessa proprio o che magari cercano da qualche altra parte.

Come definirebbe oggi Tv8?

È un canale di intrattenimento per un pubblico giovane o giovanile che cerca il divertimento, la leggerezza ma anche l’alta qualità di Sky. È anche molto interessato allo sport perché noi offriamo sia la MotorGP che l’Europa League quindi c’è un fortissimo interesse sportivo e anche per una qualità più elevata di produzione.

Molte donne oggi sono al comando in posti strategici nel settore audiovisivo. Lei a Sky, Marinella Soldi in Rai, Tinny Adreatta a Netflix, Nicole Morganti a Prime Video, Laura Carafoli a Discovery. Avete rapporti tra di voi, vi incontrate come fanno gli uomini nei circoli o club? 

Abbiamo ottimi rapporti, cordiali. Ho lavorato con Marinella Soldi, con Nicole Morganti e Laura Carafoli. Ci incontriamo in varie occasioni lavorative, ma non abbiamo circoli in cui ci frequentiamo. Penso che noi donne non abbiamo bisogno di percorrere la strada di questo tipo di condivisione che è quasi “corporativa”. Amo frequentare le persone in quanto persone e non mi soffermo mai sul genere.