150.623 € incassati per un totale di 19.880 biglietti strappati. Sulle presenze effettive non possiamo verificare, ma le 100 e più sale che ieri hanno ospitato le anteprime di Ennio Doris: c’è anche un domani andavano sul velluto. S
i è trattato di una serie di proiezioni a inviti il cui sbigliettamento era già stato precedentemente saldato da Banca Mediolanum. Un piccolo omaggio reso ai dipendenti, ai clienti e ad altri ospiti particolari per celebrare il fondatore dell’istituto di credito. In fondo cos’è una serata al cinema in confronto al gesto che l’imprenditore fece, con Berlusconi, di rifondere dai propri conti privati i clienti gabbati dai titoli tossici ai tempi del crack di Lehman Brothers?
Ennio Doris primo al box office. Prima dell’uscita ufficiale.
Il film uscirà poi come evento speciale di tre giorni dal 15 al 17 aprile, durante i quali non è probabile che venga ripetuta, in forma minore, un’operazione di questo tipo (spese oltretutto in gran parte deducibili). Ma il succo del discorso è che da una settimana non si fa altro che parlare di Ennio Doris, il banchiere gentile, una contraddizione in termini, e grande amico di Silvio Berlusconi che, come racconta il film di Giacomo Campiotti con protagonista Massimo Ghini, fu il finanziatore del sogno di Doris di una banca dal volto umano.
Raccontata così sembra La vita è meravigliosa, e in effetti lo è se pensiamo che contemporaneamente al biopic su Ennio, su Netflix arriva la docu-serie di Simone Manetti (uno bravo, che ha vinto un Biografilm Festival con il bel Goodbye Darling, I’m Off to Fight) Il giovane Berlusconi.
È come una strana distopia al contrario, vivere lo Stranger Things della Storia d’Italia, ma battute a parte l’operazione Ennio Doris è l’esempio di come si possa costruire un caso mediatico, e anche virale, con poche intuizioni da marketing classico. Come abbiamo detto più volte nei resoconti di box office, uno dei problemi maggiori nella distribuzione italiana, ma non da oggi, è la mancanza di fantasia in sede promozionale, tranne rari casi che sono sotto gli occhi di tutti, vedi gran parte del prodotto Lucky Red o, naturalmente, il film di Paola Cortellesi, da cui guarda caso Doris ha mutuato anche parte del titolo. O meglio, l’ha mantenuto: C’è anche domani era infatti il titolo della sua biografia, edita 10 anni fa da Sperling & Kupfer, da cui l’opera cinematografica è tratta. Ennio, insomma, non ne sbagliava una. Neanche i titoli.
Una strategia semplice quanto geniale. Per la banca e per il film
Nel lanciare film in Italia, quando si trova una formula la si reitera all’infinito fin quando non si esaurisce per consunzione. Ci si innamora delle tendenze, come quella corrente in cui si fa utilizzo massiccio di Content Creators che affollano i social dicendo quanto sia bello più o meno tutto.
Prima o poi passeranno anche loro, perché al pubblico più giovane, target principale di questo tipo di campagna, si trasformerà gradualmente in haters e smetterà di creder loro. A quel punto si troverà qualcos’altro su cui puntare.
La strategia di Medusa è stata invece semplicissima, si sono usati strumenti antichi, ovvero creare un caso puntando proprio sulle debolezze dei detrattori del film. La massiccia campagna pubblicitaria sulle reti Mediaset ha provocato un tamtam di umoristi improvvisati in rete incredibile, tutta promozione gratuita che ha moltiplicato l’investimento iniziale a costo zero.
Ennio Doris: c’è anche uno ieri al box office. E il 15, 16 e 17 aprile
Oggi è stata creata una notizia ad hoc, basandosi sulle analisi del box office infrasettimanale. Quanto incassa il primo del Cinetel in un mercoledì di Champions? Detto fatto, investiamo 150.000 € per far scrivere che Ennio Doris ha vinto al botteghino (Mediolanum per finire su tutti i giornali avrebbe dovuto spendere 20 volte tanto in campagne pubblicitarie), salvo spiegare con grande trasparenza che in realtà non è vero. Ma non importa, perché anche qui tanta pubblicità gratis e la notizia che resterà sarà che Ennio ha vinto ancora.
Quando si arriverà al 15 aprile il film troverà anche un suo pubblico vero, magari quello che in tv non si sarebbe perso una bella fiction con Massimo Ghini, uno di quegli attori a cui si dovrebbe fare un monumento, che il risultato te lo porta sempre a casa con grande professionalità.
E invece di accendere il 40 pollici in pantofole, si metterà le scarpe e andrà al cinema più vicino per scoprire la storia di quest’uomo così umano.
Il marketing è una scienza esatta. Se non improvvisi
Magie del marketing, che arrivano da un’azienda, giusto ricordarlo, che sa perfettamente che cosa vuol dire costruire un successo. Medusa è stata la casa di Checco Zalone (al momento non ci è dato sapere se lo sarà anche in futuro, vedremo; intanto oggi Luca Medici presenta il suo disco con Francesco De Gregori, Pastiche).
Ha creato campioni d’incasso dal nulla, vedi Come tu mi vuoi di Volfango De Biasi, quasi dieci milioni di euro d’incasso creati a tavolino. E guarda caso, anche allora, tutto è partito da una campagna semplicissima, la prima fatta su un social in Italia, MySpace (qualcuno se lo ricorda ancora, se si è tenuto in buona salute), attraverso cui furono distribuiti molti biglietti di una serie massiccia di anteprime gratuite su tutto il territorio nazionale.
Risultato: quello detto prima. E Vaporidis-Capotondi diventano i fidanzati d’Italia, molto più grazie a questo film che a Notte prima degli esami. E ce ne sarebbero altri di esempi simili nelle strategie di Medusa nel corso degli anni. Una delle aziende della galassia Berlusconi. E tutto torna.
Perché Silvio ha fatto lo stesso con gli italiani: ha venduto il suo mito facendo finta di regalarlo, salvo poi passare all’incasso senza farsi accorgere. A un certo punto il conto lo hanno presentato pure a lui. Eppure adesso sta sempre qui, al cinema, in tv, nella memoria del paese, anche più di un Gianni Agnelli. È bastata una buona strategia di lancio. Al resto ci ha pensato il passaparola. In tutti i sensi.
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