Gli Studios sono restii a promuovere i musical come tali in fase di marketing. E non è la prima volta

Nelle pubblicità online per Wonka e per l’adattamento di Broadway di Mean Girls, Warner Bros. e Paramount stanno evitando di menzionare i numeri di canto e ballo, in un tentativo di evitare lo stigma dopo i grandi flop

I musical al cinema si sono fatti una cattiva reputazione. Dopo essersi rivelati promettenti al botteghino mezzo decennio fa con pellicole originali come The Greatest Showman di Hugh Jackman (che aveva incassato 434 milioni di dollari a livello globale), gli Studios sono ora cauti nel commercializzare i musical esplicitamente come tali.

I trailer del film Wonka di Timothée Chalamet della Warner accennano a malapena, se non addirittura per nulla, a numeri di canto e ballo, mentre Mean Girls – adattamento Paramount di Tina Fey del musical di Broadway a sua volta tratto dalla commedia adolescenziale del 2003 – non ha ancora mostrato performance canore nelle pubblicità online.

La parola “musical” è un problema per gli Studios, sottolineano diversi dirigenti. “Se si pronuncia la parola ‘musical’, la gente ha opinioni già formate. ‘Musical’ implica che i personaggi canteranno tutte le parole, e il pubblico può essere scoraggiato”, afferma un responsabile marketing di uno studio, aggiungendo che gli Studios che evitano di menzionare gli elementi musicali nelle campagne di marketing “non sono una novità”.

Diversi dirigenti fanno riferimento al kolossal d’animazione Disney Frozen del 2013, che non è stato commercializzato come un musical ma è diventato famoso per le sue canzoni dopo l’uscita e la permanenza nelle sale, con un incasso totale di 1,28 miliardi di dollari.

L’impatto del Covid sui musical

Sebbene non si siano visti elementi musicali nei trailer di Mean Girls disponibili al momento, in una delle clip destinata alle sale la star Reneé Rapp cantava davanti alla telecamera un brano dello spettacolo di Broadway. Il trailer per le sale è stato realizzato in fretta e furia per precedere il film-concerto di Taylor Swift, The Eras Tour, un’esperienza musicale che doveva rivolgersi a un pubblico più giovane e in gran parte femminile, il gruppo che gli Studios sperano si presenti in sala per i loro musical.

“È facile semplificare eccessivamente i motivi per cui i musical non hanno funzionato”, afferma Shawn Robbins, capo analista di BoxOffice Pro, a proposito delle performance in sala dei musical cinematografici. “Il campione di riferimento a cui molti team di marketing guardano di recente è costituito da West Side Story e Sognando a New York – In the Heights, che si portavano comunque dietro una serie di problemi”.

Il musical di Lin-Manuel Miranda è uscito in contemporanea nelle sale e in streaming su Warner-HBO Max durante il Covid e ha incassato solo 45 milioni di dollari a livello globale, mentre la trasposizione di Steven Spielberg della classica produzione di Stephen Sondheim è arrivata in sala mentre i cinema si stavano ancora riprendendo dalla pandemia e ha incassato 76 milioni di dollari. Poi ci sono state le uscite pre-pandemia di Cats (75 milioni di dollari) nel 2019 e Caro Evan Hansen (19 milioni di dollari) nel 2021, entrambi della Universal.

Tuttavia, Hollywood è ben lontana dall’abbandonare il genere. Gli spot de Il colore viola della Warner presentano le star Taraji P. Henson e Fantasia che cantano davanti alle telecamere. La Universal sta producendo il suo film ad alto budget Wicked, un musical che uscirà in due parti a partire da novembre 2024.

Traduzione di Nadia Cazzaniga