La borsa di Indy è diventata un simbolo tanto quanto il personaggio che Harrison Ford ha interpretato per la prima volta sullo schermo in Indiana Jones e i predatori dell’arca perduta (1981) di George Lucas. Con l’uscita del quinto e ultimo film del franchise, Indiana Jones e il quadrante del destino i fan avranno l’opportunità di acquistare la propria borsa grazie alla collaborazione tra Lucasfilm e la pelletteria londinese Métier.
La collezione è nata dalla mente di Melissa Morris, cofondatrice e direttrice creativa di Métier, e della costumista inglese nominata agli Oscar Joanna Johnston, che ha lavorato come assistente al sequel di Indiana Jones del 1984, Il tempio maledetto, ed è stata assunta dal regista Steven Spielberg per disegnare il guardaroba di Indiana Jones e l’ultima crociata del 1989.
Melissa Morris e Joanna Johnston insieme per Indiana Jones
“Ho trovato Melissa sui social media e, per puro caso, ha fatto un riferimento a Indiana Jones, mentre stavo iniziando a lavorare al film”, racconta Johnston a proposito del loro incontro. “Stavo guardando la sua produzione e ho pensato che fosse fantastica. Era molto semplice e lineare. Io credo molto nel fatto che tutto accade per una ragione”.
Inizialmente, Johnston ha chiesto a Morris di creare una borsa per il personaggio di Phoebe Waller-Bridge, Helena Shaw. Prendendo spunto dalla Vagabond Duffle di Métier, i due iniziarono a cucire all’interno della borsa dei lembi di tessuto che Johnston aveva reperito in vari paesi per creare delle tasche nascoste in cui nascondere vari oggetti. La borsa è stata poi sottoposta a un dettagliato processo di invecchiamento per dimostrare che “era vissuta”, spiega Johnston. Il design complessivo, aggiunge Morris, riflette il fatto che Helena è “una persona che ama muoversi e agire e che è un po’ una zingara”.
Johnston portò a Morris una borsa che aveva procurato a Shaw con una nuova idea. “Mi disse: ‘Che ne dici se invece di prendere uno dei tuoi pezzi e trasformarlo in Indy come abbiamo fatto con il Vagabond, perché non prendiamo questo pezzo e lo ricreiamo?'” ricorda Morris. “Così abbiamo affrontato una nuova sfida: abbiamo preso questa borsa da caccia molto vintage e grezza e abbiamo dovuto reinterpretarla come una borsa Métier”.
Una collezione di borse ispirate a Indy
Per farlo, Morris e il suo team di artigiani in Italia hanno eliminato gli spazi interni che erano stati creati per contenere, ad esempio, le cartucce per le armi da fuoco e li hanno sostituiti con tasche in grado di contenere un computer portatile e un passaporto. Dopo aver visto la trasformazione finale, Johnston ha inviato a Morris due grandi scatole di materiali che aveva utilizzato per realizzare tutti gli abiti sul set.
“All’interno c’erano tessuti con etichette e parole scritte con un pennarello, come la giacca del completo Indy, i pantaloni, la giacca di pelle e tutto il resto. È stato davvero fantastico”, racconta Morris.
Utilizzando un processo di patchworking simile a quello usato per realizzare le prime due borse, gli artigiani hanno poi iniziato a creare nuovi pezzi utilizzando i materiali del set del film. “Abbiamo creato 10 combinazioni uniche. Sono tutti patchwork unici”, spiega Morris.
“Non si tratta solo di prendere qualcosa di ovvio e metterlo su una borsa. Si è trattato di un incontro tra due menti. La competenza di Joanna è la profondità del carattere, la storia e i dettagli, il cuore e l’anima della persona. La mia è quella di creare pezzi che siano utilizzabili e che risolvano i problemi del modo in cui ci muoviamo oggi nella nostra vita. Riuscire a fondere tutto questo e creare qualcosa che abbia tutti questi piccoli dettagli nascosti all’interno per segnalare tutti questi tocchi speciali della profondità del carattere che Joanna ha sostenuto e creato nei suoi look, è stata la vera magia”, dice Morris.
L’incontro tra cinema e moda
Mentre collezioni di moda come questa sono diventate comuni nell’industria cinematografica, è raro che i costumisti partecipino alla loro formazione o promozione, dice Johnston.
“A dire il vero, vorrei che la situazione della post-produzione e le storie che hanno a che fare con le influenze dell’abbigliamento sul film fossero più armoniose”, ammette Johnston. “In qualche modo, tutto si incastra e, una volta terminate le riprese, si viene come parcheggiati a parte rispetto alla pubblicità”.
“Sono molto orgogliosa di quello che abbiamo realizzato. È stata una vera e propria sfida, ed è stato davvero spaventoso quando mi ha contattato per la prima volta, perché bisogna rispettare alla lettera la storia e l’eredità di questo franchise. E poi riuscire a capire come unire i due mondi, creando qualcosa che sia adatto a quello che faccio e anche a quello che è giusto per il film, in modo che non sembri merchandising ma un design autentico”, ha sottolineato Morris. “Sarebbe stato impossibile senza il coinvolgimento di Joanna. Abbiamo lavorato insieme in ogni singola sessione. Non riesco a immaginare come si possa realizzare una collaborazione di questo tipo senza lavorare a stretto contatto con lei o con altri designer”.
Traduzione Pietro Cecioni
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