A24, luci e ombre dello studio più invidiato di Hollywood

Con sei statuette vinte per The Whale e Everything Everywhere All at Once, la casa di produzione A24 ha rivoluzionato il modo di fare campagna agli Oscar. Generando più di un malumore

“L’anno scorso, a quest’ora, speravo solo di ottenere un lavoro”. È con queste parole che Ke Huy Quan ha aperto con commozione il suo discorso ai Gotham Awards di novembre, quando cominciava a concretizzarsi la possibilità che l’attore sinoamericano, nato in Vietnam, potesse essere nominato a un Oscar – o addirittura vincerlo – per la sua interpretazione in Everything Everywhere All at Once.

La storia di Quan sarebbe diventata di lì a poco una parte importante dell’incredibile successo riscosso nella notte degli Oscar dal produttore e distributore indipendente di Everything Everywhere All at Once, la A24, primo studio nella storia ad aggiudicarsi i sei premi più importanti – miglior film, regia e tutte e quattro le statuette per la recitazione – in un solo anno.

Lo straordinario risultato agli Oscar – nel bottino anche la vittoria di Brendan Fraser con The Whale – deve certamente molto alla personalità dei suoi attori e all’abile messa a frutto del loro carisma durante gli eventi e sui social media. I vincitori Michelle Yeoh, Jamie Lee Curtis, Quan e Fraser sono tutti veterani del settore che hanno superato momenti difficili nelle loro carriere. “Hanno puntato, giustamente, sul cast”, spiega l’esperto di uno studio concorrente. “I loro attori si fanno volere bene, non si può che augurargli il meglio”, dice il dirigente di un altro studio. “Le loro storie personali, in particolare quella di Ke, hanno colpito al cuore i votanti degli Oscar”.

Le ragioni del successo di A24

Alcuni fattori del successo di A24 agli Oscar, in particolare una certa disinvoltura nell’organizzare eventi e utilizzare i social, sono stati tuttavia criticati dagli altri partecipanti, perché non regolati con chiarezza dall’Academy.

A partire dall’annuncio delle nomination agli Oscar, e fino alla chiusura delle urne, le case cinematografiche non possono invitare i membri dell’Academy a feste o eventi, a esclusione di quelli legati alle proiezioni “di cortesia” per i film nominati. La stessa A24, secondo diverse fonti, si sarebbe attenuta alle regole.

Ma i sostenitori dei loro film hanno potuto organizzarsi per conto proprio: membri dell’Academy come Jodie Foster, Jake Gyllenhaal e Melanie Griffith hanno organizzato una festa per Jamie Lee Curtis a Marina del Rey il 15 febbraio, mentre il Mandarin Oriental Hotel di Beverly Hills ha ospitato una cena per Michelle Yeoh il 12 febbraio, cui hanno partecipato i produttori Jerry Bruckheimer e Jon Landau e i registi Michael Mann e Oliver Stone. La stessa Yeoh ha condiviso – e poi cancellato – una storia Instagram di Vogue in cui si diceva che Cate Blanchett “in fondo ha già vinto due Oscar”, nonostante l’Academy vieti di usare i social media per screditare la concorrenza.

Dopo il rifiuto dell’Academy di punire la campagna anticonvenzionale a sostegno della candidatura come migliore attrice per Andrea Riseborough, del resto, nessuno si è sorpreso che venissero organizzati eventi per Curtis e Yeoh. “Ormai è il selvaggio West”, dice l’esperto di un altro studio. “La gente si gioca le carte che ha a disposizione. E se l’Academy non fa niente contro chi gioca sporco, cosa ci si può aspettare?”. Più cauto il dirigente di uno studio concorrente: “Hanno esagerato, ma alla fine hanno vinto. E questo è ciò che conta”. L’Academy, tuttavia, sarebbe intenzionata a rivedere la prossima estate le regole sulla campagna elettorale.

Un film polarizzante

Parte di ciò che rende storica la vittoria agli Oscar di A24 è che a favorirla sia stata una scombinata commedia fantascientifica arrivata in sala senza passare per la tradizionale passerella di lancio dei film.

Everything Everywhere All at Once non è stato presentato in anteprima a Telluride o a Cannes, ma al SXSW: un evento più famoso per gli ottimi tacos serviti a colazione che per il suo status di festival. Dopo l’apertura del 25 marzo, il film è diventato un fenomeno al botteghino, incassando più di 100 milioni di dollari in tutto il mondo.

Gran parte delle campagne di A24, sia per Everything Everywhere All at Once che per Fraser, si sono basate su strumenti tradizionali, come le sessioni di domande e risposte con il cast e una copertura mediatica classica. Ad occuparsi del coordinamento degli eventi sono stati gli strateghi di Cinetic Marketing e Divergent PR, che hanno potuto contare su una base di fan sempre più numerosa e appassionata al film e al carisma dei suoi attori.

Alcuni membri dell’Academy sono tornati a vedere il film più di una volta, trascinando alle proiezioni altri votanti, inizialmente scettici. “È stato un film polarizzante”, spiega l’executive di uno studio concorrente. “Ma i suoi sostenitori erano così motivati da arrivare a “convertire” anche membri che avevano scartato il film dopo aver provato a guardarlo. La gente diceva: questo film ha incassato 80 milioni di dollari e ha avuto una pioggia di nomination. Forse sono io che non l’ho capito, devo riprovarci”.

Fattore social

Alcuni concorrenti hanno storto il naso, con una certa invidia, per come gli attori di A24 hanno usato i propri social – in particolare Curtis, seguita da 5 milioni di follower, e Yeoh, 1,8 milioni. Sia durante le premiazioni che di fronte alla stampa, Curtis ha sempre entusiasticamente parteggiato per Yeoh, con un’importante ricaduta sulla sua visibilità. “Jamie Lee Curtis ha usato a suo vantaggio i social. Non tutti potrebbero fare lo stesso”, dice un esperto commentatore degli Oscar. “Questa stagione degli Oscar, e i premi che sono stati assegnati, ci dicono che le cose stiano cambiando. I social sono diventati fondamentali e A24 ha fatto bene ad approfittarsene. È il modo migliore per raggiungere la gente”.