Dopo Città del Messico, Atene, Marrakech, Lecce, Siviglia, Chantilly e Los Angeles, Dior ha scelto come location Edimburgo che con i suoi scenari verdeggianti, le sue architetture gotiche, le sue leggende celtiche hanno trasformato la sfilata di Dior Cruise in un qualcosa di magico e affascinante.
La collezione disegnata da Maria Grazia Chiuri ha sfilato nei giardini del maestoso castello di Drummond, nel villaggio di Crieff, nel Perthshire, in Scozia, costruito nel 1491 e poi rivisitato in Età Vittoriana, a circa 15 chilometri dall’hotel Gleneagles nel cuore del countryside scozzese tanto amato proprio da Monsieur Dior, che proprio nel 1955 nella sala da ballo di quell’hotel presentò i suoi abiti alla nobilità scozzese.
Ad aprire la sfilata il suono delle cornamuse, inequivocabile strumento musicale tipico della tradizione scozzese, e poi l’unicorno e il cardo, simboli della Scozia, che si inseriscono in una nuova declinazione del motivo millefiori e diventano ricamo araldico a ricordare la maestria in quella tecnica, parte dello stile di Maria Stuarda che emerge nel racconto di Clare Hunter: Embroidering Her Truth: Mary, Queen of Scots and the Language of Power.
La storica dell’arte Hunter, con cui Chiuri collabora dal 2020, ha messo in luce con il suo lavoro, il significato e lo scopo del ricamo come mezzo di comunicazione delle donne nel corso della storia. Fantasie e colori, composizioni e simboli della collezione sono un omaggio alla resilienza e all’arguzia della figura storica di Maria la Sanguinaria e all’autrice che racconta la sua storia oggi. “Nella collezione abbiamo studiato la sua storia, osservato quadri e ci siamo concentrati sulla sua estetica. Abbiamo messo in risalto l’interpretazione politica dei ricami di Maria Stuarda, è importante ricordare che ha usato il ricamo come strumento di libertà espressiva” ha dichiarato la stilista.
Cotte sacerdotali ricamate, capi con effetti corazza e abiti con “gabbie da guerriera” che fanno riferimento alla storia della regina di Scozia meglio conosciuta come Bloody Mary, che usava il ricamo per lanciare messaggi quando era prigioniera. Borchie, stivali da moto, spine metalliche nelle trecce, velette ricamate di perle, abiti tartan: le modelle sono state trasformate in vere e proprie guerriere punk, delle donne che non hanno paura di affrontare le sfide della vita o di lanciare dei precisi messaggi politici attraverso le loro scelte di stile.
Protagonista di questa collezione anche il tartan, tessuto simbolo della Scozia: “L’unico tessuto che riesce a resistere alle mode” scriverà Dior in The Little Dictionary of Fashion. Un capo usato spesso dagli stilisti e che ha attraversato diversi stili, dal romantico al punk. “Ho lavorato sul kilt come drappo di tessuto messo sul corpo, per creare abiti come fossero coperte drappeggiate sulla silhouette” racconta la direttrice creativa.
Le immagini fotografiche della presentazione Dior Primavera Estate del 1955 diventano stampa oppure sono applicate, sul margine del kilt o dei caban, e sono all’interno dei capi per un tuffo nel passato. Per raccogliere l’eredità di Maria Stuarda, la cui vita fu trascorsa tra Francia e Scozia, Maria Grazia Chiuri ha incaricato anche l’artista Pollyanna Johnson di realizzare un ritratto contemporaneo. Numerose le celebrities accorse alla corte di Dior: Rosamund Pike, Lily Collins, Jennifer Lawrence, Mae Williams, Anya Taylor-Joy, Gery Halliwell, Beatrice e Pierre Casiraghi.
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