Milano Fashion Week: MSGM rilegge i Cigni di Truman Capote in attesa della nuova stagione di Feud di Ryan Murphy diretta da Gus Van Sant 

Massimo Giorgetti ha preso spunto dal romanzo dello scrittore che per primo coniò il termine Swans per descrivere le bellissime, elegantissime, ricchissime e sofisticatissime donne dell'alta società americana che negli anni erano entrate a far parte della sua rete di amicizie

Other voices, Other rooms è il primo libro di Truman Capote che uscì nel 1948 e da cui Massimo Giorgetti ha preso in prestito il titolo per la sfilata donna autunno inverno 2024 2025 di MSGM. Ma è dall’ultimo romanzo Preghiere esaudite, pubblicato postumo, in realtà frammento di un’opera molto più grande che avrebbe dovuto chiamarsi Answered Prayers. A Dark Comedy About the Very Rich a cui lo stilista ha attinto per creare la sua collezione presentata durante la Milano Fashion Week.

Capote progettò di scrivere un romanzo memorialistico che avrebbe rappresentato l’alta società newyorchese come fece Marcel Proust ne Alla ricerca del tempo perduto ritraendo quella francese di inizio secolo. Citando il fascino aristocratico e ribelle dei Cigni lo stilista abbraccia l’idea di una femminilità libera, allergica all’ordinario. Se Capote raccontava di pioniere femminili, “eroine tragiche” in una gabbia dorata di codici e convenzioni, MSGM dà vita a una nuova generazione di donne che – pur in tempi e modi diversi – non smettono di sconvolgere le categorie e infondere creatività dove c’è stasi.

La sfilata di MSGM

La sfilata di MSGM

“L’ispirazione questa volta è New York. Sono stato guidato dai Cigni di Truman Capote, che mi hanno ispirato per la loro aristocrazia. Però mi piaceva anche rompere questo mondo così borghese con il gesto della zip, un dettaglio funzionale e punk che si accende con colori energici come il rosa, il giallo e il verde. In un certo senso distrugge un po’ l’ordinarietà della nobiltà” spiega Massimo Giorgetti nel backstage della sfilata che non vede l’ora di vedere FEUD: Capote vs. The Swans, la nuova serie tv creata da Ryan Murphy e diretta dal regista Gus Van Sant.

Quasi un racconto cinematografico, la collezione sembra seguire una sceneggiatura, di cui Capote è musa e ghost writer e lo stilista costumista e regista. Il gusto dello scrittore per le atmosfere sofisticate, le persone singolari, i luoghi di piacere e di cultura fa il paio con l’ossessione di MSGM per i ritrovi urbani – bar e ristoranti – dove le energie si incontrano e la città prende vita. Attraverso la lente di Giorgetti, le suggestioni della Côte Basque, il famoso ristorante di New York frequentato dall’alta società, si riverberano in una storia contemporanea dalle pieghe dark: la collezione – come la società di Capote – è luccicante all’esterno e oscura nell’animo.

La sfilata di MSGM

La sfilata di MSGM

Il passato è riletto e distorto, l’heritage borghese dei Cigni è squarciato da zip, costellato di borchie di cristallo. È un’evoluzione sofisticata, più pulita e intensa per MSGM: la palette muted oscilla tra grigio mastice e antracite, crema e cipria, con tocchi di lipstick red e azzurro ceruleo in un mondo deep black. Accenti cocktail incontrano dettagli punk, l’enfasi è su volumi e texture — la lucentezza dei ricami e dei materiali shiny, le vestibilità fitted che si mescolano a capi over, quasi presi in prestito dall’armadio dei genitori apposta per essere stravolti in look nuovi.

I piatti, i bicchieri e i lampadari di cristallo – simulacra dei salotti dell’upper class – diventano pennellate vivide sui capi, opera dell’artista belga Jan De Vliegher. Gli ospiti dello show si immergono in un setting surreale, che ricrea l’ambiente sfarzoso ma benpensante di un ricevimento newyorkese – tra champagne e canapé.

La sfilata di MSGM

La sfilata di MSGM

Come in una scenografia alla Dogville di Lars von Trier, lo spazio è diviso in stanze immaginarie, perimetrate da tende con riecheggiare ovattato di suoni si muove tra una stanza e l’altra, mentre ritmi elettronici evolvono in un’accelerazione incontenibile, con la voce aliena di Klaus Nomi a scandire il tempo. È un soundscape lirico/onirico rotto dal fragore dei piatti di porcellana, dei bicchieri di cristallo, dei lampadari scintillanti che si infrangono in un divertissement distruttivo.