Ciao Luì, nasce da una collaborazione insolita ed emozionante, quella tra Patrizio Trampetti, artista napoletano protagonista indiscusso della musica folk italiana, e uno dei volti più amati del cinema italiano Claudia Gerini. La celebre attrice si cimenta nel canto in maniera sorprendente, con grandissima classe, dove i ruoli sono a volte ribaltati, arrivando al paradosso dove che Gerini, romana de Roma, si lascia andare al partenopeo, e il cantautore napoletano si concede in massima parte all’italiano.
Un brano cantautorale fatto da arrangiamenti e l’assolo di sax provenienti dal jazz. Ciao Luì (estratto dall’album di Trampetti L’Ideale) è fin dal titolo un omaggio a Luigi Tenco. Perché quel giorno in cui Trampetti apprese la notizia della sua scomparsa, usciva da scuola. Ed è ancora più coraggiosa l’idea di omaggiare un grande della scuola cantautorale italiana come quella genovese come quella di Tenco, tramite un’altra grande tradizione quale quella napoletana, con il plus della romana Gerini.
Patrizio Trampetti, com’è nato questo omaggio al cantautore genovese?
È nata da alcuni miei ricordi. Io andavo al liceo e uscendo da scuola ho saputo della tragica morte di Luigi Tenco che ascoltavo e mi piaceva molto. E siccome già a 15 anni scrivevo canzoni. ho scritto queste mie sensazioni su questa morte improvvisa.
Cosa ha rappresentato Tenco per lei?
Ha rappresentato tanto, perché io già da ragazzino portavo i capelli lunghi, avevo un gruppo rock e facevamo le cover, anche quelle d’autore come Tenco, De André che allora erano i riferimenti poetici più importanti. Mi ha dato una linea nel vedere la musica in una certa maniera, non so se sia stata vincente, perché insomma, stiamo parlando di un personaggio che era perdente, in senso buono del termine, un personaggio particolare. Qualche anno dopo collaborai con Edoardo Bennato, Roberto De Simone, il nostro maestro della Nuova Compagnia di Canto Popolare ci faceva leggere Allen Ginsberg.
Perché un duetto?
All’inizio volevo cantarla con Donatella Rettore, che era una mia amica, i primi tempi abbiamo avuto un percorso artistico insieme perché Donatella ha fatto i primi dischi a Napoli, con un’etichetta che si chiamava BIDERI. Abbiamo cantato insieme con la Nuova Compagnia di Canto Popolare in alcuni spettacoli. Mi ha detto che era una bella canzone, mi ha fatto aspettare, sei, sette mesi per poi dirmi che non se la sentiva di cantare in napoletano.
E come le è venuto in mente di coinvolgere la romana Claudia Gerini?
Vedendola in uno spettacolo al Mercadante su Pasolini, un paio d’anni fa e poi l’avevo vista anche in Ammore e Malavita ed era molto brava. Cantava benissimo in napoletano. Andai nel camerino e gli dissi che mi sarebbe piaciuto cantare con lei questa canzone. E lei ha accettato. È stata molto carina.
In studio è andato tutto bene?
È andato benissimo. Il regista Lorenzo Cammisa aveva già lavorato con me, quindi conosce bene il mio mondo. Claudia è una grande professionista, ma veramente straordinaria, una donna di carattere.
Il featuring che non ti aspetti
Raggiungiamo Claudia Gerini telefonicamente per farci raccontare questa sua incursione nel mondo discografico in una pausa di un film che sta girando in questi giorni.
Claudia Gerini, recita, balla, canta. Ma in quale arte si sente più appagata?
La musica mi piace tantissimo mentre la danza mi appassiona. Io adoro cantare, per me il canto è l’espressione di libertà assoluta, e quando mi coinvolgono, rispondo sempre con entusiasmo, insomma, ovviamente se mi piace il progetto, come in questo caso.
Quando canta si sente libera?
Esatto perché la musica riesco a sperimentare un po’, grazie anche a Qualche estate fa, questo spettacolo su Franco Califano, che porto in giro da 3-4 anni, anche se abbiamo fatto poche repliche anche per via del Covid. È uno spettacolo che amo e che facciamo a macchia di leopardo durante l’anno, dove canto 10 brani abbastanza impegnativi, con cui ho potuto sperimentare il canto con gli archi, che è un cantare abbastanza insidioso, sei sempre un po’ sospesa, una bella sfida.
Da Califano a Tenco, anche il cantautore genovese faceva parte dei suoi ascolti?
No. Conosco la sua storia, però no, sinceramente non l’ho mai ascoltato.
In questo pezzo ritorna a cantare in napoletano.
La prima volta fu grazie a Donna Maria, il personaggio che interpreto nel film dei Manetti Bros Ammore e Malavita, dove ad un certo punto canto un brano in napoletano. Poi l’estate scorsa venivo da una frequentazione molto assidua di Napoli dove ho girato Sara la serie tratta da un libro di Maurizio de Giovanni, diretta da Carmine Elia che uscirà a settembre su Netflix. Il napoletano è una lingua che amo molto e con questo pezzo mi sembra di essere tornata u po’ a casa.
La parola al regista Lorenzo Cammisa
Come vi conoscete con Patrizio Trampetti?
Con Patrizio c’è un rapporto di amicizia che va avanti da un bel po’ di anni. Ho già fatto diversi suoi videoclip precedenti, cosi come di altri artisti napoletani, da Enzo Gragnaniello a Raiz. Ho lavorato pure a delle cose che lui fa con Sandro Ruotolo a teatro. E visto che abbiamo una bella sintonia mi ha proposto di fare anche questo videoclip.
Sapeva già che avrebbe diretto Claudia Gerini?
No, non lo sapevo. È stata una bella sorpresa. Mi faceva molto piacere conoscere Claudia Gerini, che è un’artista che io apprezzo molto. In generale il videoclip è molto semplice da un punto di vista logistico. Sapevo che l’avrei incontrata per poco tempo.
L’idea di girare nello studio di registrazione è stata sua?
È venuta a me. L’idea è nata ascoltando il pezzo e poi dettata anche dal budget e dal poco tempo che avevamo a disposizione. Mi sarebbe piaciuto fare una capatina a Roma e fare magari delle altre cose, ma alla fine abbiamo girato solo nello Studio 8 che è lo studio di registrazione che Patrizio ha utilizzato per registrare questo pezzo con Claudia, il loro ritrovo musicale insomma. Lo studio aveva questo bagno con delle belle luci in cui abbiamo fatto delle riprese.
Ci parli del videoclip.
L’idea è una sorta di ricordo, che poteva essere il ricordo sia di Patrizio che poi di questa donna. I diversi ritratti di Claudia partono dal fatto che lei sta in qualche modo scrivendo questa canzone, ha questa moleskine che si porta appresso, ci riflette, e poi si ritrova in studio con lui a cantarla.
Quindi Claudia interpreta nel video l’autrice del pezzo?
Sì, non so se questa cosa emerge nel video. I diversi ritratti di Claudia partono dal fatto che lei sta in qualche modo scrivendo questa canzone, ha questa moleskine che si porta appresso, ci riflette, e poi si ritrova in studio con lui a cantarla. Ho cercato di sfruttare le capacità di Claudia e utilizzare la propria visione di attrice e di autrice, per riuscire a tirare fuori e dare un senso alle poche immagini girate nella maniera più intensa possibile.
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