Toto Cutugno è morto. L’eterno secondo a Sanremo, la sua L’italiano è l’inno degli italiani all’estero

Muore il cantore di un'Italia spensierata che aveva "un partigiano come presidente e l'autoradio sempre nella mano destra", che ha cantato l'Europa Unita e ha saputo conquistare la Russia, almeno nei suoi live. Più di 100 milioni di copie vendute in carriera

È morto Toto Cutugno. A 80 anni, appena compiuti il 7 luglio, il cantautore si è spento il 22 agosto 2023 intorno alle 16 all’ospedale San Raffaele di Milano dove era ricoverato. A dare la notizia all’ANSA è il suo manager Danilo Mancuso che spiega che, ”dopo una lunga malattia, il cantante si era aggravato negli ultimi mesi”.

Se ne va un pezzo d’Italia che è stato importantissimo per il pop sanremese, per gli italiani all’estero e che, come pochi altri, ha trovato successo anche oltre cortina, prima nell’Unione Sovietica e poi in Russia. Recordman imbattuto di secondi posti a Sanremo, sei su quindici partecipazioni (di cui quattro consecutivi, dal 1987 al 1990, in cui, altro momento mitico, duettò con Ray Charles, ma vinsero comunque i Pooh con Uomini soli), fu l’unico a portare il coro dell’Armata Rossa al festival della canzone italiana, dieci anni fa, nell’edizione 2013, condotta da Fabio Fazio, come superospite: cantarono proprio la sua hit più fortunata, L’Italiano. Canzone divenuta negli ultimi 40 anni – fu portata all’Ariston nel 1983 – l’inno degli italiani all’estero e che arrivò, incredibilmente, solo quinta (sottovalutata dal festival come da Celentano per cui era stata scritta ma che non la volle, celebrata dagli italiani che la votarono in massa con le schede Totip) nella rassegna, superata dalla vincitrice Tiziana Rivale con Sarà quel che sarà, ma anche da Volevo dirti di Donatella Milani, Margherita non lo sa di Dori Ghezzi e Vacanze Italiane dei Matia Bazar.

Un pezzo diventato iconico, in tutto il mondo, per un periodo la più suonata e trasmessa delle canzoni italiane dopo Nel blu dipinto di blu. Talmente famosa oltre confine che Sebastian Vettel, allora pilota Ferrari, la usò, adattandola al suo italiano stentato e al suo sport con uno stracult “lasciatemi guidare”, per festeggiare la vittoria al Gran Premio di Singapore del 2015.

Ebbe un successo clamoroso all’estero, arrivando a vincere l’Eurovision con Insieme: 1992 (primo dopo Gigliola Cinquetti, ultimo prima dei Mäneskin), tutt’ora l’apporto più europeista dell’Italia alla causa dell’Unione Europea negli ultimi 33 anni. “L’Europa non è lontana c’è una canzone italiana, Insieme, per voi, Unite, Unite, Europe!” la strofa che ambiva a rivaleggiare con l’inno alla gioia.

Nel suo repertorio anche la struggente Gli amori (seconda al festival anch’essa), Solo noi che gli valse l’unica vittoria a Sanremo nel 1980, Sarà (che condivideva il vendutissimo 45 giri che sul lato A aveva proprio L’Italiano), Donna, donna mia, Voglio andare a vivere in campagna (una delle canzoni più parodiate della storia della musica), nel 1987 ottenne un altro record, la presenza a Sanremo con Figli (seconda anch’essa) e come autore in tre canzoni dei suoi rivali: Io amo di Fausto Leali, Il sognatore di Peppino Di Capri, recordman di presenze alla rassegna canora con lui, Anna Oxa, Mila e Al Bano, Canzone d’amore dei Ricchi e Poveri. Lui che come autore ha scritto il capolavoro cantato da Adriano Celentano Soli (che poi ha cantato spesso anche lui) e vari altri pezzi contenuti nell’album omonimo.

Molto imitato, per la voce nasale e l’interpretazione enfatica (la più riuscita delle imitazioni-parodia fu quella del compianto Gigi Sabani), ha venduto più di 100 milioni di copie, con 18 album in studio da solista, dei 27 globali (28 se si conta anche quello edito con gli Albatros).

Per chi pensa che i Belieber siano stati il primo popolo che si è autonominato battezzandosi con il nome del proprio idolo, ci sarà una delusione: in seguito al successo mondiale che ha portato moltissimi stranieri a imparare l’italiano cantando Salvatore Cutugno detto Toto, nasce il movimento dei Cutugnisti, che ha proprio in Russia i suoi seguaci più ferventi.

Nel 2019 ha subito ostracismo dal Parlamento ucraino: famosissimo anche a Kiev, dove era previsto il 23 marzo di quell’anno un suo grande concerto in un teatro tutto esaurito da settimane (a soli 8 giorni dal primo turno delle elezioni che portarono Zelensky al potere), fu dichiarato con suo grande dolore “persona non grata” perché “agente di sostegno della Russia”, per aver più volte cantato nella Piazza Rossa, nelle tv russe e in party privati. “Ho incontrato Putin una volta sola, non ho mai preso posizioni politiche” dichiarò “sono deluso e molto incazzato ma viva la vita, dai. La cosa mi ha fatto veramente incazzare perché io con l’Ucraina ho un rapporto d’amore da tanto, tanto tempo. Tra l’altro cinque o sei anni fa sono stato eletto ‘Uomo dell’anno’ proprio in Ucraina, quindi questa cosa mi ha molto sorpreso”.

Comunque, all’estero, riceverà le soddisfazioni maggiori. Ha scritto in Francia come autore per Joe Dassin, Johnny Hallyday, Claude François, Hervé Vilard, Michel Sardou, Mireille Mathieu, Dalida e Sheila, in Spagna e Sudamerica per Miguel Bosé, i Chocolats, Luis Rodríguez, Luis Miguel, Christian Castro.