Secret Invasion, la recensione: tra salvezza umana e assalto extraterreste, la guerra geopolitica è iniziata

Samuel L. Jackson torna a interpretare l'antieroe Nick Fury, incerto sul futuro della Terra. Una serie Marvel che esplora ancora una volta il genere del thriller politico, come ai tempi di Captain America: The Winter Soldier

Avevamo lasciato Nick Fury, ex direttore dal volto bendato dello S.H.I.E.L.D., in mezzo allo spazio. In “una galassia lontana lontana”, lì in segreto per un progetto riguardo la salvaguardia del futuro mondiale.

Compito che ha dovuto disertare nella prima puntata di Secret Invasion, serie targata Marvel Cinematic Universe, che arriva dopo l’aspra accoglienza del legal drama She Hulk, cambiando ancora una volta pelle dei racconti all’interno dell’agglomerato supereroistico di Kevin Feige.

Prima miniserie della Fase Cinque del MCU, Secret Invasion segna tanto il ritorno di Fury, quanto quello di Samuel L. Jackson. Attore iconico del ruolo incarnato fin dal lontano 2008 con l’uscita dell’Iron Man di Jon Favreau, al quale i fumetti si sono adattati prima ancora che partisse l’universo cinematografico per i volumi di Ultimate, disegnando il personaggio a sua immagine e somiglianza.

Una presenza massiccia, un passo deciso, che vacilla proprio nella serie creata da Kyle Bradstreet, mostrando i primi segni di un cedimento che sta logorano dentro e fuori il protagonista.

La gravitas che la Marvel ha ritrovato

È questa la gravitas che Nick Fury si porta addosso, sfiduciato dal trionfo del bene che sembra solamente vacuo e momentaneo. Lui che tanto lo aveva promosso e perorato, scoccando la scintilla per la nascita dei Vendicatori, che nell’uomo si è spenta. E che Secret Invasion riesce a riaccendere, come poco aveva saputo fare ultimamente la Marvel.

Emilia Clarke in una scena di Secret Invasion

Emilia Clarke in una scena di Secret Invasion

Gravità che si era percepita col cattivo di Guardiani della Galassia: Vol. 3, antagonista degno di una pièce teatrale, ascoltatore di musica classica con cui la notte si tormenta, dando sfogo alle sue più recondite psicosi e alle nevrotiche ossessioni.

E che si coglie nel ritorno, dopo Captain America: The Winter Soldier (2014) e la serie The Falcon and the Winter Soldier (2021), di uno show che usa la minaccia sociale per descrivere il clima di paura e tensione che può insorgere tra Stati. Solo che, stavolta, è di quello umano contro quello alieno che si parla. Con una “invasione segreta” che sta bollendo sotto la superficie, radicata e radicale come le azioni terroristiche che ne seguono.

Secret Invasion, thriller politico per la salvezza

Sono bombe ed esplosioni a fare della serie una narrazione geopolitica tra cielo e terra. Gli extraterrestri, la razza sfollata degli Skrull, arrivano sulla Terra mutando in forma di uomini e di donne, volendola conquistare. Mentre l’(anti)eroe Fury non sa più a chi affidarsi, non credendo più in nulla, men che meno in se stesso.

Un clima da thriller politico che la Marvel aveva già utilizzato e che mostra una solidità che il Blip di Thanos ha fatto traballare. Mettendo insieme un team di attori come Samuel L. Jackson, Ben Mendelsohn, Olivia Colman e Emilia Clarke che, anche se non saranno gli Avengers, ne sono all’altezza – per le performance soprattutto.

La maturità di Secret Invasion sostiene le incertezze e i dubbi del suo leader, bastando per entrambi. Per il gradimento del pubblico indubbiamente.