The Acolyte, la saga di Star Wars è in cerca di nuovi orizzonti: ovvero, il fascino discreto dei Jedi sospesi tra lo yin e lo yang

Arriva finalmente su Disney+ la nuova serie targata Guerre Stellari. Che prosegue il suo viaggio nel solco scenografico tracciato da The Mandalorian, con i monaci della Forza armati di spada laser che qualche volta si dimostrano persino un po' cattivelli. Tutto bello, ma forse lo show fallisce nel trasmettere tutta l'epicità di una storia che avrà un impatto sul futuro della galassia

I cavalieri Jedi credevano di aver portato equilibrio nella galassia lontana, lontana. Ma forse non è così, qualcosa di oscuro si sta muovendo e alcuni dei più grandi maestri dell’Ordine sono obiettivo sensibile di una sicaria. E mentre il primo episodio della nuova serie targata Star Wars, The Acolyte – La seguace (su Disney+), sembra quasi arrivare alla risoluzione della sua trama dopo l’assassinio della Jedi Indara (Carrie Ann-Moss), in realtà questo non è nient’altro che un gigantesco preambolo per un’indagine curiosa, che trova le sue radici nel passato dei quattro guerrieri minacciati di morte.

Una tensione che vede protagonisti i “monaci” della Forza e della spada laser nel periodo dell’Alta Repubblica (ovvero l’era d’oro dei Jedi), in otto episodi che ne mostrano anche le idiosincrasie e i limiti, spesso superati nel grande obiettivo di portare legge e prosperità in angoli remoti dello spazio. Luoghi che però non avevano richiesto niente di tutto ciò.

E come nel classico stereotipo alla Star Wars, a muovere le fila dei destini dell’universo sono sempre fratelli o sorelle separati da piccoli e con grandi destini. Gemelle per giunta (come Luke e Leia prima, anzi dopo, di loro), entrambe interpretate da Amandla Stenberg (Hunger Games, Noi siamo tutto), che riesce a recitare e a tenere in piedi due personalità diverse, spesso con successo e cogliendone le sfumature.

Jedi e Sith, Yin e Yang

E la Forza, questo sentire spirituale, viene qui ampliato e mostrato in altre sue forme. Perché se c’è una cosa che la saga principale non ha mai mostrato dell’universo di Guerre Stellari, è proprio la scala di grigio, l’andare oltre il dualismo bene e male. Una visione che andava bene quando nella mente di Lucas c’era una storia ribelle e anti-totalitaria. Ma che alla lunga ha limitato il potenziale dei racconti di cui è costellato l’universo di Star Wars.

The Acolyte - La seguace

Commento breve Una curiosa indagine su Jedi in crisi d'identità
Data di uscita: 05/06/2024
Cast: Amandla Stenberg, Lee Jung-jae, Manny Jacinto, Dafne Keen, Charlie Barnett, Jodie Turner-Smith, Rebecca Henderson, Dean-Charles Chapman, Joonas Suotamo e Carrie-Anne Mos
Regista: Leslye Headland, Kogonada, Alex Garcia Lopez, Hanelle Culpepper
Sceneggiatori: Leslye Headland
Durata: 8 episodi da 30-40 minuti

Qui i buoni, forse, non hanno fatto cose buone, e i cattivi? Reagiscono, a loro volta con grande violenza, e sono loro stessi vittime del giogo di altri più cattivi di loro. c, quando la sicaria in cerca di vendetta non è niente di meno che una pedina di un gioco più grande e pericoloso. Il ritorno di un male che non si vedeva da tempo. Un lato chiaro aveva finalmente bisogno di un lato oscuro per trovare il suo equilibrio, come uno Yin e uno Yang.

The Acolyte, un passato che ritorna

In fondo la grande ispirazione arriva dal misticismo orientale, e i Jedi non sono nient’altro che Samurai armati di spade laser. E per quanto questi guerrieri siano stati un punto fermo un po’ stancante nei prodotti targati Star Wars, dopo anni di mandaloriani, ribelli e boss della mala spaziale, rivederli finalmente sullo schermo in una storia che gioca e discute sull’integrità della loro etica riempie il cuore di gioia, soprattutto per la messa in scena di The Acolyte, che accantona anche la grafica computerizzata troppo spinta (e che invecchia in fretta) per tornare a quell’aspetto un po’ gioiosamente trasandato sulla scia di The Mandalorian.

Trucco visibile, costumi dai colori vividi, scenografie ricche e pupazzoni. Il palcoscenico in cui recitano Jedi come il maestro Sol (Lee Jung-jae), Yord Fandar (Charlie Barnett) e la padawan Jecki Lon (Dafne Keen) è forse il più grande vanto di questa serie, che invece fallisce nel trasmettere l’aura di epicità che dovrebbe derivare dalla gravità della situazione e dagli sconvolgimenti di una storia che non sarà una nota a piè di pagina nella storia della galassia lontana, lontana.

Nondimeno The Acolyte si muove su un solco ben preciso e che funziona, intrattiene e appassiona senza difficoltà, forse risolvendo le cose un po’ troppo in fretta. Ma, alla fine, non c’è sempre bisogno di grandi serie e kolossal, a volte basta una moderata e fascinosa pièce teatrale di Jedi e dialoghi sui massimi sistemi, di guerrieri in lotta con sé stessi e con i loro peccati, in un passato che ritorna. The Acolyte è quel passato che ritorna.