(Questa storia contiene importanti spoiler sui primi due episodi di The Walking Dead: The Ones Who Live).
Nei primi giorni di The Walking Dead, nessuno era al sicuro. Nemmeno gli amati personaggi dei fumetti. Basta chiedere a Dale (Jeffrey DeMunn), che sopravvive a decine di numeri dei fumetti di Robert Kirkman e Charlie Adlard, per poi morire inaspettatamente nella seconda stagione dello show. Ma man mano che la serie andava avanti, sembrava sempre più improbabile perdere qualche personaggio importante, un’idea che ha contribuito a far chiedere a Christian Serratos di essere eliminato nel finale della serie.
Nonostante Rosita, le ultime fasi di The Walking Dead sono state piuttosto clementi anche con il cast di supporto. Sono finiti i giorni in cui un antieroe amato dai fan come Merle, interpretato da Michael Rooker, poteva morire dopo tanta fatica, o in cui si manifestavano mosse così scioccanti come le esecuzioni gemelle di Glenn (Steven Yeun) e Abraham (Michael Cudlitz) nella première della settima stagione, per quanto quella decisione fosse divisiva.
Arriviamo a oggi e a The Walking Dead: The Ones Who Live, lo show del franchise zombie del momento. Dato che la sua premessa centrale si basa sulla dinamica tra Rick (Andrew Lincoln) e Michonne (Danai Gurira), le probabilità di perdere uno dei due personaggi prima della fine della serie sono incredibilmente basse. Ma personaggi brillantemente caratterizzati, persone tridimensionali che sembrano avere in sé un’intera stagione di storia? Sono bersagli assolutamente validi, ancora una volta, dopo anni in cui non è stato così.
La première della serie ha stabilito la regola “nessuno è al sicuro” nei momenti finali, con la morte del tenente colonnello Okafor (Craig Tate), il soldato del CRM che infonde a Rick – che perde la mano (portando sullo schermo una delle più grandi pietre miliari dei fumetti) – un senso di scopo e una chiara missione per scalare i ranghi dell’esercito e prendere il controllo dall’alto. Okafor avrebbe potuto tranquillamente durare per l’intera stagione, se non fosse morto in maniera raccapricciante dal nulla, quando un gruppo di persone ha assaltato il suo elicottero. E non si tratta di un gruppo di persone qualsiasi, ma di un duo che viene messo a fuoco nel secondo episodio di The Ones Who Live: la stessa Michonne che brandisce la spada e il suo nuovo migliore amico Nat, interpretato da Matthew August Jeffers.
Enfasi sul tempo passato, perché Nat, un altro personaggio così pieno di vita, è morto alla fine del secondo episodio. E se gli spettatori sono sconvolti dalla sua morte, basta pensare a come si sente Gurira.
“Ho conosciuto Matt quando interpretavo Riccardo III in Shakespeare in the Park“, racconta Gurira a The Hollywood Reporter, parlando di come ha legato con Jeffers, l’attore che avrebbe poi interpretato il compagno di viaggio di Michonne. “In quel momento ho deciso che avrebbe interpretato Nat”.
Gurira, che produce la serie insieme a Lincoln oltre ad esserne protagonista, sapeva anche che Nat non sarebbe rimasto a lungo in vita.
“In questa serie abbiamo molto meno tempo per fare quello che normalmente fa The Walking Dead“, spiega l’attrice. “È fedele alla premessa: non tutti vivono in questo mondo. Ecco cosa è stato così eccitante nel trovare attori come Matt, e il viaggio della sua storia nel secondo episodio”.
L’episodio segue il tentativo di Michonne di trovare e salvare Rick, che si svolge in un ampio arco di tempo, compreso un lungo periodo in cui lei e i suoi compagni di viaggio si isolano dopo un brutale attacco di gas nervino. Trascorrono un anno insieme, riprendendosi e imparando a conoscersi. Un’intera stagione di narrazione viene riversata nella loro dinamica, anche se dura solo un episodio, poiché Nat (per non parlare degli altri compagni più stretti di Michonne) incontra il Creatore prima dello scadere dell’ora.
Lavorando con Jeffers sul palcoscenico, Gurira ha capito che era l’attore giusto per interpretare Nat, anche se non ha potuto dirglielo subito: “So che abbiamo un processo da seguire prima di potergli dire che lotterò per fargli fare questo personaggio. Ma non ho dovuto lottare. Era fantastico. E poi lo abbiamo portato all’interno dell’ovile e abbiamo visto che qualcuno non ha molto tempo per avere un impatto. Ha un solo episodio, giusto? Non era nemmeno un episodio intero per farsi conoscere e per creare questo personaggio stupefacente. E ci è riuscito”.
“È questo che amo di questo show”, continua l’attrice. “Questi attori straordinari, che a volte non sono molto conosciuti, ma che dovrebbero esserlo e, speriamo, lo saranno ora, si mettono davanti alla telecamera e danno il meglio di sé. Attraverso di loro prende vita un intero altro regno e tutti si innamorano di loro. E poi li uccidiamo!”.
Traduzione di Pietro Cecioni
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