I due creatori di Shōgun Justin Marks e Rachel Kondo hanno divorato il libro di James Clavell. E la serie, andata in onda su FX, Hulu e Disney+, ha raccolto un grande seguito sui social network, con discussioni anche tra gli appassionati dell’omonimo romanzo. “Noi viviamo alle Hawaii, sull’Isola di Maui, con 70 galli e galline”, racconta Marks a The Hollywood Reporter. “Nessuno di loro ha visto Shōgun, a quanto ne sappiamo. Sono stati abbastanza tranquilli”.
“Non proprio tranquilli e silenziosi”, corregge Kondo, “ma è sicuro che nessuno di loro sta discutendo di Shōgun”. I galli e le galline di Kondo e Marks sono forse gli unici a non parlare della serie FX (qui la nostra recensione), che sin dalla sua uscita è stata oggetto anche di incredibili meme.
Alcuni di questi scherzano, forse, su una possibile seconda stagione di Shōgun, anche se è stato trasmesso come serie limitata. Lo show è quindi finito, almeno per i materiali contenuti nel romanzo di Clavell. È anche vero che non c’è nient’altro in televisione che si possa comparare agli show ad alto budget firmati FX in quanto a emozioni. Shōgun è una di queste creature, guidata dall’attore Hiroyuki Sanada che interpreta il potente bushō Yoshii Toranaga.
Ma ci sono altri libri di Clavell, come quelli della Saga Asiatica, una serie di sei romanzi sul Continente che si ambientano tra Giappone, Hong Kong, Singapore e Iran. Potrebbero queste storie essere di riferimento per una futura seconda stagione?
“Nessuno sa cosa succederà”, aveva detto a THR l’attore e produttore Sanada. “Ma abbiamo la storia, veri modelli storici, e chiaramente, sappiamo cosa è successo dopo. Quindi, dipende tutto dalla reazione del pubblico”. Ora la reazione del pubblico è abbastanza chiara. E quindi, Marks e Kondo, vedono un futuro per la serie?
Shōgun ha conquistato gli spettatori. Cos’è che ha fatto emergere la serie da un mercato molto affollato?
JUSTIN MARKS Per me è il libro. Si parla spesso di grandi storie senza tempo, e credo che Shōgun come libro sia un esempio perfetto. C’è una verità di fondo nei suoi personaggi, nella storia e nell’ambientazione che racconta, un dettaglio che noi narratori dimentichiamo troppo spesso al giorno d’oggi: serve una grande storia dalla quale sia difficile staccarsi.
Il libro fa questo effetto durante la lettura. E quando vediamo quel genere di storia, il pubblico lo nota. Parlo anche per me come spettatore: Succession è un esempio di grande storia. C’è qualcosa che mi trascina in un posto in cui non sono mai stato e con personaggi che sembrano esistere davvero, e che mi sorprenderanno. Questo è tutto ciò che James Clavell fa in Shōgun. Quindi abbiamo cercato di raccogliere il testimone.
RACHEL KONDO Ci sono voluti cinque anni per realizzarlo, ma il progetto è iniziato dieci anni fa per FX. Sono tanti. È come se avessimo preso di ispirazione qualcosa da ciascuno di quegli anni: dalla pre-pandemia, dalla pandemia e da qualsiasi altra esperienza successiva.
È stato un privilegio aver avuto a disposizione quel tempo. E credo che ognuno di noi sia cresciuto molto in questo periodo, e alcuni di noi sono invecchiati enormemente. Credo che ogni singola persona che ha lavorato a questo progetto abbia riversato quella crescita e quell’esperienza guadagnata all’interno della serie. E forse è un modo astratto di pensarci, ma mi sembra che questo si accumuli e finisca per dire qualcosa al pubblico sul tempo e l’esperienza.
La seconda stagione. Si farà?
MARKS Non lo so. Continuo a dire che vogliamo che tutti siano sulla stessa pagina quando si tratta del libro. E speriamo che ora il pubblico televisivo e quello del libro siano sulla stessa lunghezza d’onda per quanto riguarda la storia e la sua risoluzione. Se avessimo una storia, se potessimo trovarne una, saremmo aperti alla possibilità, ecco. Ma non credo che nessuno voglia mai trovarsi senza una tabella di marcia. E si tratta anche di capire un’altra cosa: la gente ne vuole ancora?
Sì. La risposta è sì.
MARKS Ma si tratta anche, non tanto di superare il libro, quanto di eguagliare la linea tracciata da Clavell. E non so se sia possibile. Non so nemmeno se Clavell sarebbe riuscito a farlo. Probabilmente è per questo che è passato ad altri libri, no? Sapeva cosa aveva fatto. Quindi, è difficile.
Sareste interessati a qualche altro libro della Saga Asiatica che potrebbe essere messo sotto la dicitura Shōgun?
MARKS Oh, cielo. Beh, posso parlare solo per me che sto leggendo Tai-Pan in questo momento, un libro fantastico. Ne ho parlato a Rachel mentre lo leggevo e ho detto: “Bene! L’ha fatto di nuovo”.
Ma è completamente diverso. Tratta degli inizi di Hong Kong come grande porto, in un mondo completamente diverso. Non è quindi solo questione di riprodurre i grandi successi di Clavell. In questo romanzo crea nuovi vividi personaggi. E credo che, guardando Shōgun, questo si noti, sono personaggi colorati e accessibili. È una magia difficile da evocare come romanziere e come scrittore.
Tra Fargo e American Horror Story, FX ha una comprovata esperienza con le serie antologiche.
MARKS Sì. Ma è difficile perché in Fargo si raccontano diversi aspetti dello stesso luogo, mentre nella Saga Asiatica si va dappertutto per una buona ragione. Quindi è difficile perché non stai realizzando quella formula nello stesso modo, ecco.
Quando abbiamo chiesto a Hiro se ci fosse un altro Shōgun, mi è sembrato aperto all’idea.
KONDO Qualcuno ha chiesto la stessa cosa anche a Cosmo Jarvis. E lui stava cercando di capire come formulare la sua risposta. Poi, all’improvviso, ha detto che, mentre faceva questa serie, è diventato uno studente di storia giapponese, e ce n’è molta. E questa è stata la sua risposta.
L’articolo è un estratto dell’intervista di The Hollywood Reporter a Justin Marks e Rachel Kondo sul finale di Shōgun. Qui l’intervista di Josh Wigler.
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