Guglielmo Scilla: “Grazie a YouTube ho imparato a essere me stesso senza pensare alle conseguenze”

L'attore e autore, in arte Willwoosh, è stato ospite del 39esimo Lovers Film Festival di Torino: "Facendo coming out mi sono riappropriato di quel segreto che alcuni amici andavano a raccontare in giro alle mie spalle"

YouTube era ancora agli inizi, ma Guglielmo Scilla, in arte Willwoosh, era tra i primi . Il suo canale, che ad oggi conta più di un milione di iscritti, lo ha catapultato nel mondo dello spettacolo, recitando in film come Matrimonio a Parigi, di Claudio Risi, Fuga di Cervelli, di Paolo Ruffini e Hybris, di Giuseppe Francesco Maione. E poi a Teatro in Grease, per la regia di Saverio Marconi.

Oggi Scilla, 37 anni, sta anche scrivendo un libro. “È una cosa che è uscita fuori in maniera goliardica, cioè è vero che sto scrivendo un romanzo ma è scritto molto di getto e sta cercando ancora una forma”, racconta ridendo a The Hollywood Reporter Roma. “Ancora non so se uscirà mai, per cui non mi sbilancio troppo, è una promessa che non mi sento di fare se poi non la mantengo”.

Sei anni fa il coming out con un video su YouTube, in cui elencava le dieci cose che gli piacciono e le dieci che non gli piacciono. “Facendo coming out mi sono riappropriato di quel segreto che alcuni amici andavano a raccontare in giro alle mie spalle”, raccont Scilla. “Mi sono permesso di prendere un pochino di potere”.

“Che sia chiaro, esistono persone che riescono ad andare oltre, che celebrano l’individualità delle persone, e io volevo lavorare con loro”, aggiunge. “Purtroppo siamo ancora in un mondo dove se si baciano due etero sono quindici minuti di applausi per i David di Donatello ma pensare a un attore gay che interpreta un etero è ancora difficile”.

Ospite della 39esima edizione del Lovers Film Festival, guidato dalla direttrice artistica Vladimir Luxuria, Scilla sostiene che la kermesse esprima “la necessità di rendere visibili storie e cinema che permetteno alle persone queer di sentirsi rappresentate”. “Alla base del fetsival c’è soprattutto lo spettatore, che finalmente accede a film che subiscono meno il privilegio mediatico di un certo tipo di narrazioni. Sono storie che possono parlarci”.

Nell’intervista di THR Roma, l’attore e autore ha parlato del coming out come atto politico, della web-serie Freaks e del lavorare sui social.

Guglielmo Scilla

Guglielmo Scilla

In un’intervista ha raccontato che nel mondo dei casting le hanno sconsigliato di fare coming out, è vero?

Purtroppo sì, ed è una grande verità che purtroppo ancora tanti artisti subiscono. Temi che chi è al potere non ti dia lavoro. Noi viviamo in una società estremamente sessualizzata e sessualizzabile, e anche pedofila. Basti pensare all’ossessione per queste star da poco teenager.

All’interno di un mercato che ancora oggi predilige la sessualizzazione al talento, in alcuni casi se non puoi essere sessualizzabile per un pubblico questo porta alcune menti polverose ad allontanarti. E alcuni hanno paura anche di allontanare il proprio pubblico facendo coming out. Ci sono persone che scoprendo l’orientamento sessuale del loro artista preferito cambiano idea.

Lei ha fatto coming out in un video su YouTube, come lo ha vissuto?

Quel video l’ho affrontato con molta serenità, è arrivato in modo naturale, alla fine di un percoso personale di presa di coscienza. Dopo un po’ mi sono sentito pronto per dirlo, fregandomene delle possibili conseguenze.

Conoscevo il mezzo YouTube, sapevo che era un posto abbastanza sicuro perché tanto non lo guardava nessuno. E poi il video è diventato virale (1,9 milioni di visualizzazioni, ndr). C’è stato un momento in cui ho avuto paura per ciò che avevo detto o fatto fino a quel momento, solo per ricordarmi che avevo detto cose che sentivo.

Ed è stato proprio grazie a YouTube che ho imparato a dire la mia senza troppa paura delle conseguenze. Perché sicuramente quando ti esponi avrai qualcuno che ti dà contro, ma anche gente che ti dà ragione. Siamo una società molto divisiva, e chi non divide significa che non sta dicendo nulla.

Quindi è un atto politico?

Assolutamente, ma io non l’ho fatto per politica. All’interno di una società omofoba fare coming out ha una forte rilevanza politica, io però non l’ho fatto con questa consapevolezza. Il mio è stato più un atto egoistico, personale e liberatorio. E comprendo quindi chi non lo fa per interesse o paura, perché ricordo cosa vuol dire vivere con questo segreto in un mondo che ti mette addosso uno stigma.

Facendo coming out mi sono riappropriato di quel segreto che alcuni amici andavano a raccontare in giro alle mie spalle. Ho dato anche una risposta a tanta morbosità, perché tantissime continuavano a chiedermelo. Quindi, a un certo punto, mi sono permesso di prendere un pochino di potere.

Guglielmo Scilla in una scena di Hybris di Giuseppe Francesco Maione

Guglielmo Scilla in una scena di Hybris di Giuseppe Francesco Maione

È stato tra i primi “pionieri” di internet, cosa significa lavorare sui social oggi?

C’è da dire che con YouTube non ho mai veramente lavorato. Nel senso, grazie alla partnership della piattaforma ho avuto la possibilità di guadagnare. Poi il vero guadagno arriva da Instagram e TikTok. Anche se mi diverto poco sui social, ad oggi è sempre più difficile trovare persone che abbiano una loro identità e un loro modo di parlare: sono tutti l’eco di qualun altro.

Un tempo funzionava l’unicità, ora funziona il prendere e copiare il balletto, la sfida e la cosa che va di moda e che fanno anche gli altri.

Lei ha vissuto anche il periodo delle web-serie su YouTube, come è stato fare Freaks?

È stato sia meraviglioso che estremamente faticoso, era una delle prime volte in cui prendevo le misure del mondo del lavoro. È stato uno dei miei primi veri impegni a lungo termine, cioè lavorare per tre mesi a un progetto perché hai detto che lo avresti fatto, e perché bisogna portarlo a termine. Io ero abituato a realizzare video “cotti e mangiati” nel giro di pochissimi giorni, lavorare su un prodotto con un altro tipo di respiro è stato molto formativo.

Come vede Freaks adesso, guardandosi indietro?

Come le pitture rupestri. Sicuramente è stata un’esperienza utile ed estremamente formativa. Ora noto alcuni dettagli e mi dico: “Oddio com’è invecchiata”. Oggi però guardando le serie e la televisione, rimpiango quei momenti lì. C’è tanto orrore in giro.

Mi manca quel periodo in cui si sognava un pochino di più. Comprendo che ci sono un sacco di interessi economici nei prodotti che vengono sfornati, ma mi piacerebbe avere più serie che riuscissero a rientrare in attività low budget, ma che propongono nuove storie, nuovi registi e attori. Questo lato oggi manca tanto, tantissimo.

Freaks

Freaks

Pensate mai di ripetere l’esperienza?

Si, ma non si potrebbe mai rifare quel prodotto in quel modo. Eravamo un collettivo di persone che, in maniera del tutto gratuita, si sono “ammazzati”  di lavoro per giorni interi, con la voglia di mettersi in gioco. Oggi per poter riuscire a tenere una cosa del genere in piedi, soprattutto a fronte di esperienze e competenze maggiori, e con la voglia di un livello maggiore di qualità, ci sarebbe bisogno di un investimento. Un qualcosa che non rientra più nell’hobby.

Sta facendo anche Aletheia, cosa significa giocare di ruolo e riprendere le proprie partite?

È una tipologia di intrattenimento molto più statica, perché siamo a giocare attorno a un tavolo. E questo è il motivo per cui ci sono animazioni e grafiche per permettere alla narrazione di diventare ancora più evocativa. Dietro questo progetto c’è il genio di Claudio Di Biagio che ha una grande visione dal punto di vista produttivo, quando si impunta ottiene ciò che vuole. E poi c’è un cast veramente coeso, con Camilla Boniardi “CamiHawke”, Adriano Santucci di Slim Dogs e Martina Permegian.

L’obiettivo di Aletheia, secondo me, è quello di spingere la gente a giocare. Sono un grande fan del gioco di ruolo, perché unisce intrattenimento, improvvisazione e mettersi in relazione con gli altri attraverso il gioco. E poi permette di immaginare storie e mondi diversi, e magari aiuta ad affrontare in maniera migliore il nostro.

Guglielmo Scilla

Guglielmo Scilla