Matthew Perry raccontò in un libro di memorie le sue dipendenze e i tentativi di disintossicazione

L'attore, trovato morto sabato 28 ottobre, si era dichiarato ottimista per il futuro, tanto da parlarne apertamente in occasione della promozione del suo romanzo, in cui raccontava di volersi sistemare definitivamente e mettere su famiglia

Matthew Perry, solo un anno prima di morire, è stato protagonista di un’intervista di un’ora con Diane Sawyer sul suo libro di memorie Friends, Lovers and the Big Terrible Thing: A Memoir.

Promuovendo il volume, Perry aveva parlato delle sue lotte contro la dipendenza, affermando però di stare bene e di sentirsi ottimista per il futuro. In un’intervista al New York Times, l’attore aveva raccontato di essere sobrio da 18 mesi e di aver “probabilmente speso 9 milioni di dollari o qualcosa del genere” per cercare di disintossicarsi, dopo aver avuto a che fare con dipendenze da alcol e oppioidi.

Perry aveva ricordato che, all’apice della sua dipendenza, durante gli ultimi anni di Friends, assumeva 55 pillole di Vicodin al giorno, rubate in casi di necessità anche dagli armadietti dei medicinali degli sconosciuti. L’attore aveva poi raccontato di diverse volte in cui era stato vicino alla morte, aprendo il libro con l’agghiacciante frase “dovrei essere morto”.

Nel 2018 Perry passò due settimane in coma e vari mesi in rehab, a causa di un disturbo al colon dovuto all’abuso di droghe. In un articolo di copertina spiegò a People che i medici avevano previsto per lui “il 2% di possibilità di sopravvivere”.

“Mi hanno messo su una macchina chiamata ECMO, per consentire la circolazione e la respirazione. La nominavano ultima spiaggia, perché nessuno sopravvive mai”, raccontò. “Quella notte, cinque persone sono state sottoposte all’ECMO. Le altre quattro sono morte, io sono sopravvissuto. Quindi la domanda fondamentale è: ‘Perché proprio io?’ Ci deve essere un motivo”.

Durante un evento a New York, giorni dopo la messa in onda dell’intervista di Diane Sawyer, Perry si chiese se la fortuna di essere ancora vivo dipendesse esclusivamente dal suo amato ruolo di Chandler Bing nella sitcom NBC. Ricordando la rianimazione cardiopolmonare praticatagli per cinque minuti, Matthew Perry disse: “Se non fossi stato in Friends, forse, si sarebbero fermati a tre?”. L’attore sembrava intenzionato a rimanere sobrio – dopo 15 ricoveri in clinica – e ad aiutare gli altri nel combattere le dipendenze.

“La data della sobrietà cambia, ma non cambia altro”, disse a People. “Sai tutto quello che sapevi prima. Finché sei in grado di lottare per tornare indietro senza morire, impari molto”. Poi, l’interprete parlò apertamente del desiderio di sistemarsi e di creare una famiglia.

Durante l’intervista dal vivo con Jess Cagle al Town Hall di New York, spiegò come fosse riuscito a pubblicare il suo libro di memorie grazie al fatto che “mi sento molto sicuro della mia sobrietà. C’è voluto un lavoro molto duro per arrivarci. Non puoi scrivere un libro come questo e poi presentarti ubriaco al bar”.

Se l’esperienza di scrivere un’autobiografia non fu particolarmente difficile, il registrare l’audiolibro fu per l’attore un’esperienza stressante. “L’ho letto tutto d’un fiato ed è stato come se mi fossi un po’ dissociato. Onestamente pensavo: ‘Oh mio Dio, che vita orribile ha avuto quest’uomo’. Poi ho capito che ero io e ho provato gratitudine”. Lo scorso novembre, a New York, Matthew Perry aveva affermato: “Il messaggio che credo di dare con questo libro è di non arrendersi mai. Là fuori ci sono persone che vi aiuteranno. A me, hanno aiutato ogni giorno. Se non ci fossero stati loro non sarei seduto qui. L’importante è trovare qualcuno che ne sappia più di voi su queste cose ed essere pronti ad ascoltarlo”.

Traduzione di Pietro Cecioni