Parla Peter Lord, il creatore delle Galline in fuga: “Abbiamo reso questi animali degli eroi”

Il regista e produttore britannico premio Oscar, ospite del Cartoons on the Bay, racconta la realizzazione del sequel di Chicken Run e l'esperienza di Star Wars: Visions: "È stato fantastico lavorare con la Lucasfilm"

L’infanzia di moltissime persone è stata influenzata da Peter Lord. I personaggi creati dallo studio Aardman – che il regista ha fondato a Bristol assieme a David Sproxton – hanno avuto un grande impatto culturale non soltanto per la loro narrativa, ma soprattutto per il loro iconico stile: si tratta della stop-motion, una particolare tecnica di animazione, con personaggi realizzati in argilla. Un look chiamato claymation (clay+animation, ndr) che salta all’occhio e che rappresenta il grande punto di forza della casa di produzione britannica.

Wallace & Gromit e la maledizione del coniglio mannaro (2005), Una tosatura perfetta (1995) e Galline in Fuga (2000), questi alcuni dei film d’animazione che portano il marchio di fabbrica della claymation. I primi due premiati anche con l’Oscar per miglior film d’animazione e miglior cortometraggio d’animazione.

Al Cartoons on the Bay di Pescara, The Hollywood Reporter Roma ha scambiato quattro chiacchiere con Peter Lord, chiedendo qualche informazione sul sequel di Galline in fuga, nonché sul recente debutto dello studio nel franchise di Star Wars. Durante i cinque giorni di evento pescarese, il regista britannico è stato premiato con il Pulcinella Carrer Award.

Intervista a Peter Lord

Può raccontarci qualcosa sulla produzione di Galline in Fuga: l’alba dei nugget?

Comincia all’incirca dove è finito il primo film, con le galline al sicuro e felici su un’isola. Vivono una vita tranquilla e credono di essere in paradiso. E i nostri eroi, Rocky e Ginger, hanno una figlia: questa è la grossa novità. E’ una teenager molto simile caratterialmente a Ginger: idealista e che detesta essere imbrigliata. La relazione tra Ginger è sua figlia muove il film. Abbiamo preso una situazione statica e l’abbiamo movimentata con il suo arrivo e quindi l’avvio di una nuova avventura. Esattamente come in Galline in fuga, la grande forza è l’idea di avere come protagonisti animali che tutti pensano essere stupidi e codardi – anche ridicoli – e di renderli eroi. Abbiamo cercato di fare lo stesso in questo capitolo, ma in modo diverso.

Se dovessimo fare un pitch, direi: “Avete presente il primo Galline in Fuga? Bene, questa volta tornano alla riscossa. Se il primo è su un’evasione, questo è più come un film di rapine o di soccorso”.

Quanto è durata la produzione?

Tanto tempo, davvero tanto. Sam Fell, che ha co-diretto con noi Giù per il tubo, ci sta lavorando da sei anni. E io ci sto lavorando da prima di Sam, in totale facciamo dieci anni di produzione.

Parlando del vostro stile, la cosiddetta Claymation, quand’è che avete realizzato: “Ok questo il nostro stile”?

Ad essere onesti detesto parlare di ciò che ormai sembra preistoria, ma questa decisione è stata presa grosso modo nel 1973. In quell’anno abbiamo fatto i primi esperimenti con l’animazione in argilla e la stop-motion, e da allora è stato lo stile dello studio. Siamo comunque flessibili, adesso – per esempio – abbiamo una serie intitolata Lloyd of the flies, che è in computer grafica (CG). Insomma, non ne abbiamo paura. Ma ha ragione, l’animazione con l’argilla e la stop-motion sono state il nostro stile principale dal 1973.

Una scena di Galline in fuga: l'alba dei nugget

Una scena di Galline in fuga: l’alba dei nugget

L’esordio in Star Wars

Parliamo un attimo di una delle vostre ultime produzioni, ovvero l’episodio I am your mother per Star Wars: Visions. Com’è stato fare parte di questo grande franchise? 

E’ stato fantastico, e molto divertente. Siamo stati contattati dalla Lucasfilm e ci hanno parlato di questo progetto, che avrebbe coinvolto più di 20 studi d’animazione. Quando lo abbiamo detto agli altri colleghi a lavoro erano emozionatissimi di lavorare su Star Wars. Abbiamo fatto circa sei proposte per la trama del cortometraggio, e quella che è piaciuta di più è questa storia madre-figlia ideata da Magdalena Osinska.

Siete tornati quindi sul rapporto madre-figlia…

Finché non ho detto quelle parole non mi è venuto in mente, ma sì, è vero. È un tipo di relazione diversa, ovviamente, ma credo molto vera e familiare a molte persone: quella in cui l’adolescente è imbarazzata dalla madre. Siamo stati molto felici di essere coinvolti, e abbiamo dovuto lavorare in grande segretezza per 18 mesi.

Siete bravi a mantenere i segreti.

Lo siamo! (ride)

Una scena dell'episodio "I am your mother" di Star Wars Visions

Una scena dell’episodio “I am your mother” di Star Wars: Visions

I prossimi progetti di Peter Lord

State lavorando a qualcos’altro in questo momento, oltre al sequel di Galline in Fuga?

Stiamo finendo Galline in Fuga: l’alba dei nugget, quello chiaramente è il progetto più grosso. Ma abbiamo anche appena iniziato la produzione di un film su Wallace & Gromit. Nick Park (già regista di Wallace & Gromit, ndr) ama molto quei personaggi e aveva un’idea in testa da circa quattro anni. Alla fine è riuscito a realizzarla, e ha iniziato a girare. Lui è molto felice perché con quei personaggi si sente a casa: il suo posto è con Wallace e Gromit.

Un ultima domanda, necessaria, sulla pecora Shaun e sulla sua serie. Era un personaggio secondario di Wallace & Gromit, ma è stato molto apprezzato dal pubblico. Quando avete realizzato che era diventata una star e avete preso la decisione di dedicargli una serie tutta sua?

Ora sembra così naturale, ma non abbiamo fatto nulla per diversi anni. Nick ha fatto il film Una tosatura perfetta, in cui c’è la pecora Shaun. Ed è stato un successo, vinse un Oscar e la gente apprezzò molto il suo personaggio. E poi qualcuno decise di fare uno zaino a lui dedicato, in modo da poter andare in giro con la pecora Shaun appesa alla schiena. Poi una cantante delle Spice Girls è stata vista indossare proprio uno di questi zainetti, e dopo è diventato anche un fenomeno su internet. Così abbiamo pensato: “Wow, alla gente piace davvero questa pecora”. Così abbiamo iniziato a sviluppare una serie dedicata, con l’arrivo anche di Richard Starzak. È stata sua l’idea di mettere Shaun nella fattoria: ha creato il contadino, il cane e l’ambientazione. Ed è stato fantastico, è un personaggio molto amato in Giappone.

Per noi è anche una grande sfida di scrittura, perché devi raccontare tutte le storie senza usare le parole. A tratti è davvero facile, ma a volte c’è qualche idea che è molto difficile da trasmettere senza dialoghi. E diventiamo un po’ matti nel tentativo di farlo. Per noi Shaun è importante, lo amiamo.