Paul B. Preciado: “Orlando è la mia utopia politica. Oltre il genere”

"Per me essere trans è la migliore delle cose che mi sia mai capitata nella vita". Il filosofo, scrittore e attivista spagnolo 53enne debutta alla regia con un documentario presentato alla Festa del Cinema di Roma

Di THR ROMA

“Ho pensato dall’inizio a questo film come la mia utopia politica che volevo condividere con le altre persone. Non volevo che il pubblico compatisse le persone trans, vedendo gli ostacoli che si incontrano per vivere la propria identità. Per me essere trans è la migliore delle cose che mi sia mai capitata nella vita”. Lo dice unendo garbo ed energia, Paul B. Preciado lo scrittore, filosofo, attivista spagnolo, al debutto come regista con Orlando, my political biography, alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Best of e a febbraio 2024 in sala con Fandango.

Nel docufilm, che ha esordito alla Berlinale, Preciado rilegge un libro simbolo per la sua vita, Orlando di Virginia Woolf, nel quale il protagonista, cambia sesso in maniera armoniosa, nel bel mezzo della storia. Una narrazione che il filosofo scandisce con i racconti in prima persona, uniti alle parole della scrittrice inglese, di 25 ideali “Orlando” di oggi, tutte persone trans e non binarie (Preciado compreso), dagli 8 anni ai 70 anni.

Orlando, my political biography

Un legame con l’oggi, che il filosofo ha sottolineato anche scegliendo di sfilare sul red carpet di Roma, con la Orlando March, una marcia civile con il coordinamento del Mit- Movimento di Identità Trans e in collaborazione con varie associazioni che operano su tutto il territorio nazionale – Gender X, Mixed, Sunderam Identità Transgender Torino Onlus, Associazione Trans Napoli. “È un libro che ho letto da teenager” e “pur sapendo che fosse fiction, era intitolato Orlando – una biografia. Ho pensato, ‘se questo libro è reale, la mia vita è possibile'”.

Quando Preciado lo ha letto, “niente intorno a me poteva spiegarmi come sarebbe potuta essere la mia vita. Sono cresciuto in una società molto cattolica e non c’era nessun appiglio che mi potesse autorizzare a pensare di poter essere una persona non binaria, che non si riconoscesse solo come maschio o come femmina”. È importante a ogni livello “non farci imporre cosa pensare dagli altri. Se cediamo, non c’è libertà, non c’è democrazia”.

Le imposizioni, conclude il filosofo, “iniziano ancora prima di nascere, da quando ci identificano come bambino e bambina, ma quella è una diagnosi clinica, mentre sarà la nostra realtà a definirci”.

(Ansa)