Olga Kurylenko: “La mia famiglia è rimasta in Ucraina. E non si separerà: anche a costo di morire”

Venuta alla Mostra per presentare la serie D'Argent et de Sang, la star amata da Malick e Tornatore parla con THR Roma della guerra ("C'è gente che fa i soldi con il conflitto: per questo continuerà"), ma anche di 007, del suo passato da modella e della Marvel: "Attirare l'attenzione è il mio incubo, essere una Bond Girl la mia terapia. Black Widow l'ho fatto per mio figlio: cosa c'è di più figo che una mamma supereroe?"

Protagonista femminile di D’Argent et de Sang, serie tv in 12 episodi diretta dal francese Xavier Giannoli e distribuita in Francia da Canal+ in autunno, l’attrice ucraina Olga Kurylenko, 43 anni (padre ucraino, madre russa, nata a Berdyansk oggi occupata dalle milizie di Putin), era al Lido insieme al collega Vincent Lindon per presentarne le prime puntate. E non solo. Ex modella, Bond Girl in Quantum of Solace, scelta da Terrence Malick come protagonista di To the Wonder e da Giuseppe Tornatore ne La corrispondenza, dopo aver esordito nell’universo Marvel con Black Widow nel 2021, Kurylenko interpreta nella serie il ruolo di Julia, una starlette televisiva compagna di un truffatore coinvolto nello scandalo della carbon tax.

Una storia vera, avvenuta tra il 2008 e il 2009, e già dimenticata (fuori dalla Francia): un piano elaborato da abili truffatori in grado di lucrare sui crediti delle quote carbonio – il livello di inquinamento consentito ai singoli paesi – incassando l’Iva sulle emissioni. Un sistema che permetteva ai paesi meno inquinanti di vendere il proprio credito “verde” a quelli meno virtuosi, generando un mercato appetibile per le cosiddette ecomafie. Ispirata al libro inchiesta di Fabrice Arfi, la serie è stata presentata a Venezia fuori concorso.

Conosceva la storia dello scandalo della carbon tax? 

Devo ammettere di no. Lavoravo moltissimo in quel periodo e ho una certa tendenza allo stakanovismo. Quando Xavier me ne ha parlato, ho fatto delle ricerche. La serie, che si basa su fatti reali e sul libro di Arfi, è comunque un prodotto di fantasia: il mio personaggio, per esempio, è quasi completamente inventato. Julia è una donna cui interessa più guarire le proprie ferite che quelle del mondo. Prova a farlo, ma nemmeno ci riesce. E comunque se ho scelto di girare questa serie non è stato per il valore politico del tema. L’ho fatto perché avevo visto l’ultimo film di Xavier, Le illusioni perdute. E ho pensato che fosse un capolavoro. Volevo lavorare con lui, a ogni costo.

Prima di essere un’attrice è stata una modella. La sua esperienza ha influito nella costruzione del personaggio?

Una volta tanto mi è stata utile. In genere essere stata una modella non aiuta, nel cinema. Sono stata anche io, per molto tempo, la tipica ragazza inseguita dai paparazzi. E non mi è mai piaciuto. Non amo attirare l’attenzione. Direi piuttosto che è il mio incubo. Da bambina ero talmente timida che quando andavo a scuola camminavo vicino al muro, in modo che nessuno mi notasse. Non riuscivo nemmeno a salutare le persone, avevo il terrore di guardarle negli occhi. La gente diceva a mia madre che ero maleducata.

E poi è diventata una Bond Girl.

Direi che è stata la mia terapia.

Timida, ma ha fatto un film Marvel.

L’ho fatto solo per mio figlio. C’è qualcosa di più figo dell’avere una madre che è un supereoe?

Olga Kurylenko e Niels Schneider in Of money and blood

Olga Kurylenko e Niels Schneider in Of money and blood

Che ne pensa dell’idea, emersa più volte, di un James Bond al femminile?

Impossibile. James Bond è un uomo. Si potrebbe pensare forse a una controparte, a un altro personaggio della saga. Ma non Bond.  Non si può trasformare James Bond in una donna. È stato scritto così. Per me è impossibile pensarlo altrimenti. Più che fare un nuovo Bond, scriviamo un bel romanzo con una donna capace di fare le stesse cose. È il momento giusto, c’è un gran fiorire di personaggi femminili.

Lei un Bond donna lo interpreterebbe?

Se ci fosse un copione ben scritto, non stupido o banale, sì. Ma ripeto: Bond è maschio. Farei un’altra cosa. Punto.

Hollywood è in sciopero, lei è a Venezia: è a suo agio?

Sì, perché mi sento un’attrice europea. Lo sciopero ha bloccato molti miei progetti in America, che adesso sono fermi. Ci sono però tanti film che sono indipendenti e che hanno ottenuto una deroga: ho amici che stanno girando nonostante lo sciopero, proprio ora, perché hanno ottenuto un permesso. Io stessa ho ricevuto delle offerte. Se sei autorizzato, è tutto ok.

Sostiene lo sciopero dei colleghi?

Io credo e sostengo l’uguaglianza dei diritti. Se è una questione di soldi, quella che divide gli scioperanti dagli Studios e dalle piattaforme, bisogna risolverla. Lo sforzo creativo va retribuito equamente. Certo, se ti guardi intorno non succede quasi mai: basti pensare agli insegnanti, che fanno il lavoro più importante del mondo e sono pagati una miseria.

Olga Kurylenko, lei è ucraina: come sta vivendo la guerra?

È terribile. Oggi una cosa del genere non sarebbe mai dovuta accadere: in teoria dovremmo essere abbastanza intelligenti da imparare dagli errori del passato. Ma no, non accade. Sono molto triste per gli innocenti che stanno subendo la guerra. Nessuno l’avrebbe voluta: il conflitto è stato deciso al di sopra delle persone. I cittadini sono nel mezzo e perdono la vita perché qualcuno al di sopra di loro ha deciso così.

Qualcuno chi: Putin o Zelensky?

Penso che la responsabilità non sia solo di due persone. Sono tanti i paesi coinvolti. Io la penso così: il conflitto non riguarda solo Russia e Ucraina. Ci sono troppi interessi in gioco ed è per questo che la guerra non è ancora finita. È loro interesse continuare. E nel frattempo muoiono persone innocenti.

Si è mobilitata in solidarietà?

Mi fa ridere la gente che su Instagram mi inviti a schierarmi. Dicono: “scrivi quello che pensi”. Ma cosa dovrei dire? Mica posso fermarla io, la guerra. Se l’America non ci riesce, possiamo farci davvero poco.

Putin dovrebbe fermarsi?

Ci sono tante cose che la gente dovrebbe fare e non fa. Ripeto: c’è un grosso giro d’affari dietro a tutto questo. C’è gente che fa soldi con la guerra. E sia che sosteniamo la pace, sia che riteniamo inutile farlo, il conflitto continuerà. Si tratta di business, di affari. Fatti sulle spalle dei poveracci. Non solo ucraini, anche i russi non volevano andare in guerra. Risultato: stanno morendo tutti. E nessuno lo vuole.

La sua famiglia è al sicuro?

Mia madre è con me da tempo. In Ucraina ho le zie e gli zii. Molte donne, durante il conflitto, sono fuggite e hanno lasciato i loro mariti. Non le giudico né le biasimo. Capisco perfettamente che si tratta di sopravvivenza. Ognuno ha la sua storia personale e prende le sue decisioni. Ma la mia famiglia ha detto chiaramente che non si separerà. Non usciranno dal paese. Anche a costo di morire.