Rapito era originariamente un lavoro a cui avrebbe voluto lavorare Steven Spielberg. “Sì, non è un mistero, l’ho detto un sacco di volte”, dichiara Marco Bellocchio sul red carpet dei David di Donatello 2024, regista e alla stesura dell’opera in costume, scritta insieme a Susanna Nicchiarelli, con cui vince il premio per la miglior sceneggiatura non originale durante la cerimonia degli Oscar italiani. Ma qual è il progetto che a ottantaquattro anni il maestro non ha ancora realizzato e che è rimasto nel cassetto?
“Per la mia età penso che non lo realizzerò mai, però vorrei fare un film su Maria José. La regina di maggio. Fu regina per un mese ed ebbe molte sofferenze, anche perché il marito aveva diversi problemi”. Maria José del Belgio è stata l’ultima regina-consorte d’Italia nel 1946, come moglie di Umberto II, prima della proclamazione della Repubblica. Si tratterebbe perciò di un altro film in costume, con protagonista una sovrana che visse il regno più breve di tutta la storia dell’Italia unita.
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Marco Bellocchio e il suo Rapito
Rapito, realizzato partendo dal romanzo di Daniele Scalise e candidato a undici David di Donatello 2024, è basato su una storia vera ambientata nel 1858 ed ha come protagonista Edgardo Mortara, giovane ebreo di Bologna che venne sottratto dalla sua casa quando era ancora bambino e battezzato in gran segreto, iniziando a ricevere un’educazione cattolica.
Nel cast Paolo Pierobon nel ruolo di Papa Pio IX, Leonardo Maltese in quello di Edgardo adolescente e Barbara Ronchi che interpreta la madre Marianna Padovani Mortara, accanto al consorte Salomone impersonato da Fausto Russo Alesi.
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