Rebecca Antonaci è la stella nascente di Venezia 80: “Finalmente l’alba è stata la mia grande opportunità”

"Esperienza magica: ogni personaggio, ogni edificio intorno a me, hanno creato un'atmosfera retrò", ha raccontato la giovane attrice a THR Roma

Ci sono complimenti e complimenti. Per una giovane attrice italiana al suo debutto sul grande schermo, essere paragonata a Giulietta Masina – nota soprattutto per il suo lavoro accanto a Federico Fellini, che è stato anche suo marito, in particolare per La strada – è sicuramente uno dei più belli da ricevere.

Ma è stato proprio questo, spiega Rebecca Antonaci, a spingere il regista Saverio Costanzo a sceglierla come protagonista del suo dramma veneziano Finalmente l’alba. “Saverio mi ha detto che in qualche modo gli ricordavo Masina”, racconta la diciottenne, parlando da Roma. Se il regista cercava qualcuno che potesse catturare la rinomata innocenza giovanile dell’attrice di Le notti di Cabiria, l’ha trovato.

Ambientato a metà degli anni Cinquanta, nell’epoca d’oro dello storico studio Cinecittà, e nel periodo in cui Masina era probabilmente al suo apice, Finalmente l’alba segue Antonaci nei panni di Mimosa, una timida adolescente italiana che viene inaspettatamente assunta come comparsa in un’epopea di spade e sandali: una sorta di mix tra Cleopatra e Ben Hur, entrambi girati a Cinecittà.

Dopo essere stata notata come l’ultimo trastullo della star hollywoodiana alla Elizabeth Taylor del film – interpretata da Lily James, che sfodera un superbo cipiglio dietro il suo kohl – Mimosa viene trascinata in un’avventura adolescenziale in una caotica notte felliniana, insieme al rubacuori in smoking Joe Keery e al gentile autista e truffatore Willem Dafoe.

“È stata un’esperienza magica: ogni personaggio, ogni edificio intorno a me, hanno creato un’atmosfera retrò”, racconta. E continua: “È stato facilissimo per me interpretare Mimosa, perché tutto intorno a me era perfetto”.

Gli inizi di Antonaci

Mimosa – attraverso i cui occhi ingenui vediamo dipanarsi una notte selvaggia di feste, droghe, balli, sesso, incontri e, ad un certo punto, un leone in fuga – è inizialmente affascinata dalle icone da cui è improvvisamente circondata. In realtà, per Antonaci non è stato molto diverso. “È stato effettivamente tutto molto realistico per me”, ammette. E aggiunge: “Ma sono stati molto gentili e disponibili. È stata un’esperienza formativa: ho imparato molto da loro e dal loro approccio professionale”.

La sua passione per la recitazione è nata già da bambina, “ho sempre trovato irresistibile il potere della trasformazione in personaggio, della narrazione e delle storie”, dice. E Antonaci ha iniziato a ottenere dei ruoli, la sua prima esperienza professionale è stata il cortometraggio Il Lato oscuro. “Ero molto giovane, forse 10 o 11 anni. Ed era una parte difficile, un thriller con un sacco di azione e dramma”, ricorda l’attrice. Da quell’inizio, è apparsa in molti altri cortometraggi e, più recentemente, in episodi delle serie televisive Don Matteo e Luce dei tuoi occhi.

Finalmente l’alba

Finalmente l’alba – il suo lavoro più importante – è però il primo progetto che le ha aperto gli occhi sul fatto che la sua passione potrebbe trasformarsi in una vera e propria vocazione. “Adoro stare sul set e interpretare personaggi, ma con questo ruolo ho avuto davvero la prima grande opportunità di mettermi alla prova e mi sono innamorata dell’intero mondo del cinema”. Una parte che è valsa all’attrice anche il suo primo viaggio a Venezia.

Non che la recitazione sia la sua unica passione: quest’anno ha pubblicato anche Morfina, il suo primo album di canzoni scritte da lei stessa. “La musica deve essere presente nella mia vita, è una sorta di terapia per me”, spiega Antonaci. Sebbene in Finalmente l’alba non abbia avuto la possibilità di cantare, anche se c’è una scena emozionante in cui lei – in silenzio – riduce una stanza in lacrime con una poesia, si spera che i progetti futuri le permettano di combinare la musica con la recitazione.

“In realtà, scrivere canzoni mi ha aiutato nella mia carriera di attrice”, dice. E conclude: “Perché ho dovuto esplorare più a fondo le mie emozioni”.

Traduzione di Pietro Cecioni