Ricky Gervais e i Golden Globes, una lunga storia complicata. Vince e non si presenta (come promesso)

Il comico britannico resta a Londra per lavoro, ma si fa sentire attraverso i social network. Dopo il suo (molto) controverso monologo di apertura della cerimonia del 2020 aveva promesso di non tornare più. E ha mantenuto la parola

“Sono nominato per un altro Golden Globe stanotte, questa volta per il mio speciale Netflix, Armageddon. Non vincerò, ma è bello essere nel mucchio, portare questo vessillo”, commentava così Ricky Gervais su X (ex Twitter) poche ore prima dell’81ª cerimonia dei Golden Globes. La prima in assoluto a includere anche la categoria alla miglior stand up comedy. “È la notte di Chris Rock, questa”, proseguiva in un altro tweet. Chissà se anche questa era una battuta.

Le precedenti nomination a cui fa riferimento sono quelle ottenute tra il 2004 e il 2015, per The Office (con cui vinse anche come miglior attore vent’anni fa), Extras e Derek. Forse nessuno si sarebbe aspettato di vederlo tornare sul palco dei Golden Globes dopo l’ultima volta, nel 2020, quando con cattiveria spregiudicata il suo monologo di apertura aveva ferito l’ego di molti attori e attrici in platea, tutti scandalizzati. E infatti Gervais non c’è.

L’ultima volta di Ricky Gervais ai Globes

L’aveva promesso, proprio durante la sua quinta e ultima presentazione dei Golden Globes di ormai quattro anni fa. Quella sarebbe stata la fine e dunque non si sarebbe trattenuto in alcun modo. “I don’t care anymore”, non mi importa più di niente, aveva detto. Era arrivato persino a scherzare su Epstein (argomento di nuovo attuale in questi giorni),  guardando dall’alto in basso la folla di “moderne divinità” ai suoi piedi, sgretolarsi una per una sotto il peso delle sue parole.

“A nessuno importa dei film ormai. Nessuno va al cinema o guarda la tv generalista. Tutti guardano Netflix. Questo stesso show potrebbe ridursi solo a me che arrivo sul palco, dico ‘Ottimo lavoro, Netflix ha vinto tutto, buonanotte’, ma no! Dobbiamo essere trascinati in questa tortura per tre ore. Potreste guardare tutta in una volta l’intera prima stagione di After Life (la serie di Gervais, ndr) anziché guardare questa cerimonia. Una serie su un uomo che vuole uccidersi dopo che la moglie è morta di cancro. E sarebbe comunque più divertente di tutto questo”, aveva affermato prima di sferrare il vero affondo.  “Spoiler alert: la serie è stata rinnovata per un’altra stagione, quindi l’uomo non si è davvero ucciso. Proprio come Jeffrey Epstein. So che era vostra amico, ma non mi interessa”.

E ancora, tra i volti imbarazzati in platea: “Siete dovuti venire qui a vostre spese senza di lui, con il vostro jet privato. E beh, se vi dovesse pure capitare di vincere un premio stasera, per favore non usate questo palco come una piattaforma per fare un discorso politico. Non siete nella posizione per dare una lezione al pubblico, su nulla. Non sapete niente del mondo reale. La maggior parte di voi ha trascorso a scuola meno tempo di Greta Thunberg, quindi se doveste vincere, salite qui sul palco, accettate il vostro piccolo premio, ringraziate il vostro agente, il vostro dio e andate a quel paese. Ok?”.

Quegli otto minuti di monologo sono stati considerati una delle cose più potenti della televisione per anni. Lo sono ancora, a differenza dei 60 minuti di Armageddon, lo speciale Netflix che conquista il nuovo Golden Globe. E lo sa bene anche Gervais, in fondo, che sempre su X, mesi fa, lo ripubblica in versione integrale per pubblicizzare il suo ritorno all’Hollywood Bowl di Los Angeles per il tour del nuovo spettacolo dal vivo. “Non vedo l’ora di portare Armageddon all’Hollywood Bowl il prossimo maggio. L’ultima volta che sono stato qui è successo questo”, scrive aggiungendo l’emoji (quella un po’ boomer) della risata.

Nessun mistero, Gervais racconta tutto sui social

Se fa bene o fa male è difficile da capire, ma Ricky Gervais è ancora una di quelle celebrità a cui piace raccontarsi molto sui social network. Ne aveva parlato anche in uno dei suoi precedenti spettacoli di stand up comedy. I social, l’ex Twitter soprattutto, gli permettono di dire quasi qualsiasi cosa, provare le battute, avere un assaggio della cosiddetta temperatura del pubblico. Sono anche un’arma a doppio taglio, certo. Quella che più di tutte gli sta creando attorno la maggiore resistenza dopo gli ultimi due show registrati per Netflix.

Ad ogni modo, la familiarità di Gervais con i social gli permette di fare, come sempre,ciò che gli pare”. Il che include anche pubblicare una foto fuori fuoco, con i capelli spettinati e una buffa smorfia accanto all’amato gatto su cui scrive semplicemente “Grazie per i bei commenti e le belle parole. Stasera mi esibisco per 200 persone a King’s Cross per provare nuovo materiale. Che glamour, eh?”. E conferma così, dunque, di non aver voluto nemmeno provare ad andare a Los Angeles, rimanendo a Londra per lavoro.

Da circa 24 ore, inoltre, non smette di rispondere ai commenti e ritwittare articoli. Ribadisce che “Los Angeles era troppo lontana” e che sì, nemmeno in patria è ben visto al momento: la Bbc non l’ha inserito nella prima lista dei vincitori pubblicata dopo la premiazione e il Guardian demolisce Armageddon.

Il Golden Globe ad Armageddon: ramoscello d’ulivo o premio oggettivo?

Armageddon ha debuttato dal vivo in Grand Bretagna a inizio del 2023 e la scorsa primavera negli Stati Uniti, partendo proprio da Los Angeles. Dal 25 dicembre è disponibile su Netflix in tutto il mondo e in poco meno di due settimane ha già raggiunto la vetta delle classifiche di streaming in diversi paesi in cui è attivo il servizio, Italia compresa.

Senza dubbio, Ricky Gervais riesce ancora a smuovere le folle, a portare l’attenzione su di sé, anche quando non è del tutto positiva. Su Change.org, per esempio, è ancora attiva e ha raggiunto 13 mila firme la petizione che chiede di eliminare Armageddon da Netflix a causa di alcune battute sulle malattie oncologiche infantili. Ma, anche in questi casi, c’è un limite a tutto.

La comicità di Gervais, infatti, non è mai gratuita. Brutale, a volte, sì. Ma sempre chirurgica, precisa, razionalmente inattaccabile (e per questo spesso esilarante). Porta a ridere di cose per cui il pubblico normalmente si vergognerebbe. E lui lo sa bene, scherzandoci su: “Avete riso molto questa sera, dovrei denunciarvi tutti per crimini d’odio”, scrive, sempre sull’ex Twitter, dopo uno dei suoi innumerevoli show.

Forse è per questo che la nuova Golden Globe Foundation, nata dalle ceneri della Hollywood Foreign Press Association, decide di fare un passo verso il comico e proporre una tregua, attraverso l’inedito riconoscimento. Il premio, tuttavia, suona più come un sigillo alla carriera di Gervais, perché andando a guardare nel dettaglio, il suo Armageddon non è lontanamente dissacrante e perfido come potrebbe essere, se fosse davvero senza freni. Lo show non è forse nemmeno il più divertente della categoria (in cui sono presenti Trevor Noah, Wanda Sykes, Chris Rock, Sarah Silverman e Chris Rock), perché sporcato dal desiderio di rivalsa di Gervais sulla “woke culture” e sulla “cancel culture”.

“Non è vero che non si può più dire niente. Si può. Io lo sto facendo e l’ho fatto”, afferma a pochi minuti dall’inizio dello spettacolo. Ma sembra più il rantolo di una comicità morente che un’idea innovativa. È vero che la sua comicità non discrimina nessuno perché guarda indistintamente tutti dall’alto verso il basso, ma zio Ricky, invece di rovinare la festa a tutti, smaltisci questa sbornia e fai di meglio. Puoi farlo, sicuramente.