Sen, quando una cerimonia del tè in realtà virtuale riconnette gli esseri umani (e la natura)

"Sono partito dal concetto del Wabi-Sabi e da Jun'ichirō Tanizaki per creare l'esperienza", ha raccontato a THR Roma l'artista Keisuke Itoh, ormai un veterano della sezione immersiva della Mostra del Cinema

Seduti a gambe incrociate, con un visore per la realtà virtuale sulla testa. Un tazza, qualche sensore e un orologio per registrare i battiti cardiaci. Sen promette grandi cose, e le raggiunge. Perché una cerimonia del tè attraverso il VR è l’occasione per riconnettere l’essere umano alla natura, a ritmo cardiaco.

La fascinosa installazione, in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, nella sezione di Venice Immersive, non vuole lasciare agli utenti grandi gradi di libertà, ma preferisce costruire uno spettacolo di luci, particelle e musica che riesce a rimettere tutto il vivere umano in prospettiva. Uno spettacolo, quello del tè, vivo, rilassante e introspettivo.

“Sono stato molto influenzato dallo scrittore Jun’ichirō Tanizaki e alla filosofia del Wabi-Sabi. Dal quella visione sono partito per realizzare Sen“, ha dichiarato in un intervista a The Hollywood Reporter Roma l’artista giapponese Keisuke Itoh. Ha 36 anni, abita a Tokyo, e da diversi anni è ospite della Mostra del Cinema di Venezia, partecipando già nella sezione VR. Nel 2018, tra i team scelti per partecipare ai corsi di Biennale College Cinema, Itoh era presente. Una sorta di veterano, quindi, della kermesse veneziana tra la realtà aumentata ed estesa.

Un'immagine di Sen, in scena alla Mostra del Cinema di Venezia

Un’immagine di Sen

Sen, la nascita

Sen è un’installazione che al Lazzaretto vecchio è stata realizzata per essere vissuta da tre persone contemporaneamente. E lo spettacolo di luce che scaturisce dalla ciotola Raku proietta alberi, piante, fiori e creature della foresta, mentre le particelle connettono gli spettatori in una condivisione spirituale di forte impatto emotivo.

Avvolti nell’oscurità del visore, in un’ambientazione austera, si solleva dal terreno la tazza di tè, ma nella simulazione non si vedono le mani degli utenti. È buio e la tazza fluttua, ma è fisicamente presente, percepibile. Tutto parte della visione Wabi-Sabi, alla transitorietà della vita e all’imperfezione. E il corpo non è importante quanto lo spirito. “Volevo rappresentare la connessione tra gli esseri umani che si crea durante questa cerimonia”, spiega il regista, ma emerge anche un messaggio ecologista, una connessione profonda tra tutti gli esseri viventi, che sono interdipendenti, in un equilibrio natura-umanità capace di commuovere e di incantare.

A scatenare tanta tenerezza è un personaggio verde che prende vita dalla ciotola Raku, che si sporge per guardare l’ambiente, con gli occhi colmi di curiosità e di piacere della scoperta. Lui è Sen.

“Lo abbiamo creato pensando a un bambino appena nato”, spiega. E il battere del cuore dell’utente – ripreso attraverso una sorta di orologio – parla della vita, delle creature, della nascita. Di noi, degli altri, in sintonia, davanti a una tazza di tè.