TorinoFilmLab, la parola ai giurati: “Sappiamo bene cosa vuol dire portare voci inascoltate”

“Una cosa che guardo nei progetti e che mi colpisce, è vedere come i registi e i team sono connessi alla loro storia", dice a THR Roma la regista mongola Purev-Ochir Lkhagvadulam. "Sono aperta a più generi e non mi pongo limiti"

Come si valuta un progetto cinematografico quando il film in sé per sé non c’è? Solo una sceneggiatura, qualche bozzetto. Ma ci sono idee e visioni del mondo, e i progetti di ScriptLab e FeatureLab (nella cornice di TorinoFilmLab) devono riuscire a fare breccia nel cuore delle giurie, composte da professionisti provenienti da tutto il mondo e con una grande esperienza nell’industria cinematografica.

“È molto difficile essere in giuria quest’anno,” afferma a The Hollywood Reporter Roma la regista Purev-Ochir Lkhagvadulam (MountainCat, Snow in September) dalla Mongolia e parte della main jury del TorinoFilmLab. “Una cosa che guardo nei progetti e che mi colpisce, è vedere come i registi e i team sono connessi alla loro storia,” dice Lkhagvadulam, spiegando che i film nella selezione a Torino non sono stati fatti pensando al profitto.

“Questi progetti, ma come il mercato indie in generale, sono uno spazio dove si può rischiare, non si fa per il profitto”. E continua: “Questi film sono finanziati solo per pagare le persone. Non c’è pressione per realizzare un prodotto che faccia soldi”.

“Dovrà colpirmi l’energia e l’autenticità del team,” spiega invece Tamara Tatishvili, Head of Hubert Bals Fund at IFFR, dalla Georgia e parte della giuria eurimages. “Un gruppo deve sostenersi in modo organico, perché aiuta lo sviluppo e la produzione dell’idea, che siano forti d’animo e integri, perché difendano anche il loro progetto”.

In cerca di speranza

Tatishvili vuole trovare talenti che vengono fuori da territori spesso poco coperti in termini cinematografici: “Conosco bene cosa vuol dire portare voci normalmente inascoltate”. E continua: “Io guardo la complessità, sono aperta a più generi e non mi pongo limiti. Non mi piace quando i filmmaker arrivano con soluzioni, devono piuttosto coinvolgere con la complessità della loro storia, in modo che l’audience possa sviscerarla”.

Insomma, chiude la giurata, “devo ricordarmi della storia quando abbandono la stanza”. E conclude: “Come professionista è la prima volta che vengo a TorinoFilmLab, e sono rimasta impressionata positivamente dai progetti, che affrontano temi sociali urgenti ed emotivi. Un grande merito dei selezionatori”.

“Quando vedo un progetto,” spiega invece Marta Andreu (La terra habitada, Cuchillo de Palo), documentarista e produttrice spagnola della giuria CNC, “mi colpisce il modo in cui sarà realizzato, ma soprattutto la ragione per la sua esistenza”. “Per me è importante vedere una coerenza tra questi elementi”.

Nella selezione di TorinoFilmLab, che comprende 20 progetti di centinaia esaminati, la giurata nota che c’è “molta sofferenza in questi lavori, ma tutti cercano speranza”.

Il filo rosso

“C’è un filo rosso che attraversa questi film, si vede che stanno tutti cercando una via d’uscita, un modo di vivere e sopravvivere”, spiega la documentarista. Diversi dei progetti di FeatureLab e ScriptLab affrontano infatti tematiche sociali e umane, alcuni attraverso una lente da cinema di genere.

“Ognuno di loro propone personaggi che vanno attraverso un momento di difficoltà, ma che alla fine della giornata trovano un modo per farcela” – continua Andreu – “E credo sia un grande sintomo di cosa sta affrontando la società. Non parlo di lieto fine, parlo di trovare una via d’uscita. Accettazione, resistenza, mettere le cose insieme. C’è un retrogusto dolceamaro, un po’ maliconico”.

“Siamo di fronte a registi di talento, che sanno quello che stanno facendo. Si pongono domande di valore e si vede che i film propongono premesse coinvolgenti. Vorrei vedere ogni singolo film, ed incontrarli mentre lo stanno girando”.

Per il momento però non c’è niente di girato, e la giuria ha potuto vedere i cortometraggi e i precedenti dei registi e delle registe presenti a TorinoFilmLab. “In questo caso si tratta di vedere un film che non è lì, ma che emerge dai pitch, e dai nostri dialoghi con gli sceneggiatori e i filmmaker – conclude Andreu – e in qualche modo il film è lì presente”.