Il colore viola di Blitz Bazawule: una festa per gli occhi. Che sceglie di non raccontare il dolore

Il film musicale è tratto dallo spettacolo di Broadway a sua volta adattato dal romanzo di Alice Walker, che già era stato una pellicola di Spielberg. Una storia senza tempo sul percorso di autodeterminazione femminile e scoperta di sé, in una nuova veste colorata e pop

Dalle pagine del romanzo al film di Spielberg, dalla versione di Spielberg a Broadway e dal palco di Broadway di nuovo sullo schermo: Il colore viola di Blitz Bazawule contiene in sé tutte le moltitudini del grande classico raccontato dal premio Pulitzer Alice Walker. È una versione al tempo stesso familiare e inedita, disorientante e accogliente.

Si dichiara da subito per quello che è, un film pienamente dentro la tradizione del cinema e del teatro musicale, a partire dal grande opening act, un brano (Mysterious Ways) potente, introduttivo e corale che presenta ambiente e personaggi. Il già difficile adattamento del romanzo epistolare di Walker viene sintetizzato e riordinato in una trama più lineare, nel tempo e nello spazio, in cui Celie (Phylicia Pearl Mpasi da ragazza e Fantasia Barrino da adulta) resta sempre al centro della scena, unica protagonista a discapito del ruolo di Nettie (Halle Bailey da giovane e Ciara da adulta).

Le violenze, il dolore e i traumi che Celie porta con sé, dagli abusi subiti in famiglia alla separazione forzata dai figli, restano un sottinteso, così come l’amore totalizzante provato in età adulta per la magnetica Shug Avery (Taraji P. Henson). Non serve renderli espliciti, perché ciò a cui fa riferimento la regia di Bazawule è un sentimento profondo e condiviso, che scorre al di sotto della patina gioiosa, vibrante e colorata del film.

Scene e quadri della regia

Bazawule – regista, musicista e artista visuale – porta ne Il colore viola la sua estetica onirica e insieme super pop, già vista nel visual album di Beyoncé Black is King. Lo integra con i colori, la luce e le visioni di alcuni dei capitoli fondamentali della storia del cinema afroamericano, come Daughters of the Dust (1991) di Julie Dash. Tratta e costruisce ogni numero musicale come un quadro a sé, trasformando di volta in volta il set nel palcoscenico di un grande spettacolo.

Il colore viola

Commento breve Il cuore pulsante di una storia senza tempo
Data di uscita: 08/02/2024
Cast: Fantasia Barrino, Phylicia Mpasi, Taraji P. Henson, Danielle Brooks, Colman Domingo, Corey Hawkins, H.E.R., Ciara, Halle Bailey, Aunjanue Ellis, Louis Gossett Jr, David Alan Grier, Tamela Mann, Deon Cole, Stephen Hill, Elizabeth Marvel, Jon Batiste
Regista: Blitz Bazawule
Sceneggiatori: Marcus Gardley
Durata: 141 minuti

Nella costruzione meticolosa della forma restano indietro alcune delle emozioni più forti e alcuni dei passaggi più significativi. Dal risveglio dei sensi e delle emozioni di Celie al profondo rapporto con Dio, che è il centro della storia di Alice Walker.

“Dio si incazza se passi davanti al colore viola di un campo qualunque e non ci fai caso”, la battuta più celebre dell’opera, quella in cui è racchiuso il senso di comunione con il tutto, la scoperta di sé e del mondo, passa quasi in secondo piano, facilmente dimenticabile di fronte alla festa per gli occhi che è il film di Bazawule. Resta, tuttavia, lo straordinario percorso di una donna che si crede “brutta, povera e nera” ma che scopre nel suo stesso sguardo la bellezza che stava cercando.

Il colore viola

Una scena di Il colore viola

Danielle Brooks, una nuova Sofia

Il colore viola, nonostante la lunga campagna promozionale della produttrice Oprah Winfrey, arriva agli Oscar 2024 soltanto con una nomination, quella a Danielle Brooks per il ruolo di Sofia. Ruolo che nel 1985 era stato proprio della nota star televisiva nell’adattamento di Steven Spielberg (che torna nel progetto anche lui come produttore).

Sofia, donna implacabile, incontrollabile ma gravemente ferita dalla vita è il vero nucleo drammatico – a tratti tragico – de Il colore viola, anche in questa nuova versione. È con lei che ci si emoziona fino alle lacrime, con lei che si sente il peso di un mondo che non è fatto a misura di donna, soprattutto se nera.

Come spesso affermato da Winfrey, Sofia è anche il ruolo che le ha salvato la vita, perché le ha permesso di esprimere se stessa e la propria storia in un modo che ancora, quarant’anni fa, non era visibile anzi era inesistente sugli schermi, grandi e piccoli.

Quell’eredità oggi viene raccolta da Danielle Brooks, anche lei come Fantasia Barrino proveniente dal cast del musical, che dà a Sofia anche la potenza straordinaria della sua voce. Un canto, una risata, un no urlato con tutta la voce che ha in petto: Sofia è il cuore pulsante di una storia senza tempo.