C’è chi è seduto al lato del guidatore e chi al lato del passeggero. Se sei uno stunt il tuo destino è quello di stare sempre un passo indietro. Il tuo lavoro c’è, è fondamentale, ma nessuno sa chi sei. Nessuno ti vede davvero. Puoi fare le acrobazie più pericolose, prendere pugni ben assestati, andare a fuoco, saltare da altezze vertiginose. Ma sarai sempre il doppio anonimo di qualcun altro che si prenderà tutto il merito. Il destino di Colt Seavers, stunt con il volto, i muscoli e i colpi di sole di Ryan Gosling (che dopo aver interpretato Ken si cala nei panni di un action figure in carne ed ossa) in The Fall Guy di David Leitch.
Regista con un passato da stuntman che ha deciso di dedicare la sua carriera ai film d’azione – Bullet Train, Deadpool 2, Atomica Bionda e Fast & Furious Presents: Hobbs & Shaw – dove la parola intrattenimento, spesso vista in un’accezione negativa e svalutativa, trova invece la sua massima espressione.
The Fall Guy: un film ricco di azione “fluida”
Il film – in anteprima nazionale il 26 aprile e dal 1° maggio al cinema con Universal Pictures – è scritto da Drew Pearce e si basa sull’omonima serie degli anni Ottanta dedicata agli stunt professionisti (in Italia chiamata Professione pericolo con protagonista Lee Majors e Douglas Bar). La trama intreccia thriller, azione e una buona dose di romanticismo (mai smielato) e ruota attorno a Colt che, dopo una brutta caduta sul set – cosa c’è di più tremendo per uno stunt? – perde tutto: il lavoro e la donna che ama, Jody (Emily Blunt).
Un anno dopo aver lasciato il mondo del cinema e aver allontanato dalla sua vita la persona a cui teneva di più perché la vergogna del fallimento era troppo forte, Colt riceve una telefonata. È Gail Meyer (Hannah Waddingham) la produttrice di Tom Ryder (Aaron Taylor-Johnson), star di Hollywood di cui Colt è stato la controfigura. Tom è sparito e il debutto alla regia di Jody è a rischio. Inizia così una caccia all’uomo fatta di strani complotti, video segreti che potrebbero distruggere la carriera di chiunque e tentativi di riavvicinamento sentimentale. Il tutto mentre qualcuno cerca, contemporaneamente, di ucciderlo e incastrarlo per omicidio.
Neanche a dirlo, The Fall Guy è un film ricco di scene d’azione – con tanto di record al Guinness dei primati per il maggior numero di cannon rolls eseguiti in una macchina. Ma se spesso queste sequenze sembrano vivere una vita a se stante, distaccate dalla narrazione, nel film di David Leitch c’è una fluidità che le fa essere parte integrante del tessuto del racconto con una naturalezza e spontaneità non così scontate.
Ryan Gosling action hero (auto)ironico
Citazionista – da Rocky a Fast & Furious passando per altre pillole di cultura pop, The Fall Guy ha un’altra freccia al suo arco: Ryan Gosling. L’attore, che di (auto)ironia ne ha da vendere e Barbie ne è la dimostrazione, interpreta un action hero che non si prende sul serio neanche un secondo (senza quell’ironia forzata che l’ha fatta da padrone in più di un titolo Marvel degli ultimi anni, per esempio) ma, al contrario, si fa portavoce di dubbi e fallimenti. Un protagonista lontano anni luce da quello a cui il genere d’appartenenza ci ha spesso abituati.
The Fall Guy è anche un’opera metacinematografica che ci mostra il dietro le quinte della macchina gigantesca di un film indirizzato al pubblico del Comicon, Metal Storm diretto da Jody (ispirato ad un titolo omonimo degli anni Ottanta ma anche divertente citazione di Mad Max e Dune). Un film nel film, dunque, grazie al qual David Leitch si leva qualche sassolino dalla scarpa – dalla pressione che vivono i registi alle ingerenze dei produttori – mentre omaggia le maestranze. Non solo gli stunts. Una troupe che nelle settimane di lavorazione assume i contorni di una famiglia e dove ognuno, a prescindere dal proprio ruolo, ha un valore. I non visti che vengono citati nei titoli di coda e di cui nessuno sa nulla. Ingranaggi fondamentali ci ricorda il film.
Tra brani dei Kiss, ACDC, Scorpions e Taylor Swift, The Fall Guy è un’acrobazia continua in bilico tra generi diversi che parla anche della direzione che sta prendendo Hollywood. Metal Storm utilizza massicciamente GCI ed effetti visivi VFX. E nel film si parla anche di intelligenza artificiale mediante l’uso del deep fake. È chiaro che David Leitch, il cui film come dimostrano i filmati sui titoli di coda ha utilizzato un approccio old school, stia mandando un messaggio alla città del cinema. Meno green screen e più realtà. Altrimenti vale tutto. Anche dimenticarsi come si cade. E, invece, nella vita saper cadere è importante. Tanto quanto sapersi rialzare. Parola di stunt.
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