A dimostrazione di quanto sia una materia in continua trasformazione, mentre nel pomeriggio di mercoledì 13 marzo prendeva il via la tredicesima edizione di Incontri – l’appuntamento dedicato ai professionisti dell’industria audiovisiva ideato e organizzato da IDM Fim Commission Südtirol – tenuta a battesimo da un panel intitolato Learn the Latest in Generative AI for Film and Television della professoressa Sylvia Rothe, a capo di una cattedra sull’intelligenza artificiale nella produzione multimediale della HFF University of Television and Film di Monaco da maggio 2022, l’Unione Europea ha approvato la prima legge al mondo che ne regolamenta l’uso.
Una legge – come riportato da The Hollywood Reporter Roma – che dovrebbe entrare in vigore tra maggio e giugno, in attesa dell’approvazione formale da parte dei paesi membri dell’Ue. Le norme per i sistemi di intelligenza artificiale di uso generale come ChatGPT inizieranno a essere applicate un anno dopo l’entrata in vigore. Mentre l’intera gamma di provvedimenti dovrebbe essere applicata dalla metà del 2026.
E proprio da ChatGPT è partito il panel al quale hanno partecipato produttori e addetti ai lavori di varie parti d’Europa. “Chi di voi l’ha già provata?” domanda alla platea la professoressa Rothe per rompere il ghiaccio. La quasi totalità dei presenti non esita ad alzare il braccio. Il termometro più immediato per evidenziare quando, ormai, l’uso dell’IA faccia parte delle nostre vite e professioni. E l’uso dell’intelligenza artificiale, dal testo al video passando per suono, dati e immagini, è un elemento massicciamente presente nella produzione filmica (e televisiva). Ne è un esempio, tra i più celebri e recenti, il volto ringiovanito di Harrison Ford in Indiana Jones e il quadrante del destino di James Mangold.
Il modello di linguaggio sviluppato da OpenAI, la cui prima versione risale al 30 novembre 2022, sottolinea Rothe, “non è un tool di ricerca, ma può fornire supporto, ad esempio, sintetizzando o strutturando testo, revisionando le sceneggiature e assistendo alla creazione di personaggi e trame, generando immagini per gli storyboard”. Un processo simile a quello di Video Indexing, che analizza il contenuto di un video e lo cataloga permettendo il riconoscimento di persone, temi, parole chiave e, addirittura, emozioni.
“Dall’analisi dei contenuti e dalle previsioni finanziarie all’analisi dei personaggi e del casting e agli strumenti di confezionamento, la nostra piattaforma è progettata per potenziare i flussi di lavoro tradizionali di creazione di contenuti e aiutare produttori, distributori e studi a prendere decisioni più intelligenti e informate” è ciò che si legge sul sito di Largo AI, uno degli strumenti che la professoressa Rothe indica come una delle “nuove possibilità” che l’intelligenza artificiale può offrire alla produzione cinematografica. Un servizio simile a quello di Filmustage che, tra le sua caratteristiche, ha quella di organizzare gli orari delle riprese o il budget.
E poi ancora Sora, il modello text-to-video di OpenAI che può generare video in base a istruzioni descrittive, ampliare quelli già esistenti o crearne da immagini fisse, DragGAN, strumento di photo editing capace di modificare una foto con strema facilità, o Anything in Any Scene, che – come suggerisce il nome – può inserire qualsiasi oggetto in qualsiasi scena. Un dedalo di possibilità nelle mani di produttori, piattaforme e Studios che, però, porta con se numerose domande di natura etica e legale come suggerisce la stessa Rothe.
“Cosa succederà ai posti di lavoro?” domanda uno dei presenti al panel. È la domanda delle domande, quella alla quale ancora nessuno sa dare una risposta netta proprio per la natura stessa dell’intelligenza artificiale che cresce e si perfeziona ad una rapidità impressionante. Una domanda che nasconde la paura per un futuro di cui non si riescono a cogliere con precisione i contorni. Ma che la decisione dell’Unione Europa ha contribuito a rendere menu fumosi. Il primo, necessario, passo per costruire un recinto entro il quale muoversi.
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